Compiti Natale, il Preside Parodi: gli insegnanti ignoreranno la circolare

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Sostegno del preside Maurizio Parodi all’invito del ministro Bussetti di assegnare meno compiti per le vacanze di Natale.

“Invito tutti i docenti a non assegnare compiti per le prossime vacanze natalizie”. E’ l’incipit della circolare del 2017 scritta da Maurizio Parodi, per ricordare che le vacanze sono degli studenti e non dei docenti.

Nella circolare, Parodi, spiegava anche che ai genitori sarebbe stato illustrato il senso  di una “scelta dettata da chiare motivazioni pedagogiche, psicologiche ed etiche (quando, in verità, basterebbe il riferimento a un minimo di buon senso)“.

Maurizio Parodi, dirigente scolastico, è stato anche il fondatore di una Rete nazionale Docenti e Dirigenti a Compiti Zero con l’obiettivo di condividere esperienze e buone pratiche, sostenendo appunto di voler “superare una pratica arcaica e pedagogicamente insostenibile“, cioè la pratica dei compiti a casa.

In un testo inviato a Orizzonte Scuola, Parodi si è detto, infatti, sconcertato dal fatto che il Ministro abbia dovuto annunciare un provvedimento che al preside appariva del tutto scontato.

Parodi ricorda inoltre che il segnale lanciato da Bussetti è interessante, ma non nuovo. Prima di lui presero la stessa posizione anche altri Ministri e ne elenca i nomi: Fioroni, Profumo, Carozza, Giannini. Lancia anche una previsione: il segnale di Bussetti resterà inascoltato.

Ecco quanto sostiene Maurizio Parodi.

Sconcertante che debba intervenire il Ministro dell’istruzione allo scopo di “sensibilizzare” i docenti, evidentemente “insensibili”, rispetto al problema dei compiti per le vacanze, con toni, peraltro, sin troppo felpati, esortando semplicemente a “diminuirli”.

Un “segnale”, dice il ministro, interessante, sì, ma non inedito: altri ministri, che lo hanno preceduto (Fioroni, Profumo, Carozza, Giannini) si erano espressi negli stessi termini, inutile dirlo, del tutto inascoltati.

L’auspicata circolare, che sarà diffusamente ignorata oppure osteggiata da docenti di ogni ordine e grado, rappresenta una timida risposta alle numerose istanze sottoposte negli anni al Parlamento, al MIUR e ai Garanti (a nome degli oltre 30 mila firmatari della petizione: “Basta compiti!”) per denunciare l’assurdità dei compiti per le vacanze: un ossimoro logico ancor prima che pedagogico, per giunta lesivo di diritti essenziali.

I compiti per le vacanze contraddicono i più elementari principi pedagogici e precludono il “diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…” riconosciuto al bambino e al ragazzo dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176; in altre parole, violano una legge che impone il rispetto di bisogni fondamentali cui la “superiore” pianificazione del calendario scolastico intende garantire tutela formale e sostanziale: se il MIUR stabilisce per gli studenti (non per i docenti), periodi obbligatori di vacanza, cioè di riposo, ricreazione, svago, questi devono essere rispettati. L’assegnazione dei compiti impedisce il godimento della vacanza perciò si deve ritenere illegittima.

Il concetto deve essere chiaro: non si tratta solo di auspici peraltro pedagogicamente commendevoli, ma dei diritti sanciti dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che non devono essere limitati o vanificati, e che possono essere invocati nel caso il cui azioni, comportamenti pratiche individuali, sociali o istituzionali ne affievoliscano o pregiudichino il godimento. Se i compiti a casa impediscono agli studenti di riposare, giocare, ricrearsi, avere tempo libero da dedicare ad “altre” attività, ebbene si configura non solo la patente e riprovevole ignoranza di elementari principi di igiene mentale e fisica (sintomo di una spaventosa mancanza di umana sensibilità), ma anche un abuso gravissimo, meritevole di segnalazione agli organi collegiali, ai responsabili del servizio scolastico, ai garanti dei diritti di bambini e adolescenti…

Ma i docenti italiani reputano “irricevibile” persino la blanda esortazione del nuovo Ministro: già si sono levate proteste vibranti per ragioni di forma e di sostanza.

– Le scelte didattiche, si dice, non possono essere disciplinate dal Ministero, con provvedimenti che limitino la libertà di insegnamento (peraltro malintesa): un eccesso di legittima difesa del tutto ingiustificato, giacché si tratta solo di un invito, assai prudente, senza alcun intento prescrittivo; una reazione smodata che comunque denota la propensione dei docenti a ritenersi titolari di una discrezionalità indiscriminata, dimenticando che la loro “libertà” non può sopraffare la libertà degli studenti e delle famiglie, non può ledere i diritti fondamentali testé richiamati.

– Le vacanze, a detta degli irriducibili, durano troppo, anche se, stranamente, nessuno ne propone la riduzione o l’abolizione, forse perché i docenti ne sono gli unici beneficiari – beffardo paradosso: i soli a profittare delle vacanze degli studenti sono gli insegnanti, ben oltre il periodo di ferie cui hanno diritto, cioè coloro che ne impediscono il godimento agli studenti, a chi ne ha diritto.
Meglio, allora, che bambini e ragazzi vadano a scuola a svolgere le normali attività didattiche con i rispettivi insegnanti, sperando che possano essere liberi (liberati) nel periodo di ferie dei docenti, che possano dedicare la domenica al “riposo e allo svago” (cui nemmeno dio ha voluto rinunciare), che possano almeno “santificare le feste””.

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