Competenza, educazione, formazione: parole dal significato variegato

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Enrico Maranzana – 12 dicembre 2017 – Il quotidiano ITALIAOGGI scrive “I Prof. ammettono: siamo impreparati a certificare le competenze”.
23 Dicembre 2017 – Diffusione dell’appello per la scuola pubblica che postula la contrapposizione tra conoscenza e competenza, appello che ha ampiamente superato le diecimila adesioni.

Due sintomi del male profondo della scuola: l’assenza di una terminologia univoca e condivisa. Un’assenza colposa: l’istituzione scolastica deve far discendere il significato delle parole dalle norme.

COMPETENZA
I programmi della scuola media del 1978, tuttora vigenti, orientano il servizio scolastico alla promozione delle competenze: “Se correttamente interpretate, tutte le discipline curriculari – sia pure in forme diverse – promuovono nell’allievo comportamenti cognitivi, gli propongono la soluzione di problemi, gli chiedono di produrre risultati verificabili, esigono che l’organizzazione concettuale e la verifica degli apprendimenti siano consolidate mediante linguaggi appropriati”.
Un orientamento che avrebbe dovuto sovvertire la vita delle scuole. Il tradizionale procedere dal basso verso l’alto [tutto ruota intorno alle materie d’insegnamento e ai libri di testo] è da sostituire con la progettualità: dai risultati attesi, alla formulazione di strategie, all’individuazione degli strumenti, alla gestione dell’aula, al controllo. [Le politiche di vendita di un supermercato non sono elaborate in funzione del mansionario delle cassiere].

La scuola ha fatto finta di non capire: ha rifiutato la visione sistemica e non ha decodificato il termine “competenza”. Ecco perché oggi, ufficialmente, la scuola media inferiore è dichiarata l’anello debole del sistema scolastico.

La promozione delle competenze non è il traguardo della sola della scuola secondaria di primo grado, la legge 53/2003 [Delega al governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione] stabilisce che l’intero sistema educativo è da orientare allo “sviluppo delle capacità e delle competenze, attraverso conoscenze e abilità”.
La situazione appare ancora più inquietante se si considera che l’elaborazione normativa è la concretizzazione dei dettami delle scienze dell’educazione. La tassonomia degli obiettivi educativi del 1956 di Benjamin Bloom suddivide l’area cognitiva in tre livelli. Il primo riguarda la padronanza e la comprensione dei saperi; il secondo riguarda la competenza, la capacità di proiettare le metodologie delle discipline su problematica non note; il terzo riguarda lo sviluppo del pensiero divergente.

EDUCAZIONE/FORMAZIONE
16 aprile 1994, n. 297 – Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione
Art. 10 Attribuzioni del Consiglio di istituto
Lettera d) “Criteri generali della programmazione educativa”.
Art. 7 Collegio dei docenti
Comma 2) lettera a) “Cura la programmazione dell’azione educativa”.

Il termine “programmazione” identifica il percorso che conduce al conseguimento dei risultati attesi.
Il Consiglio di istituto “elabora e adotta” i caratteri generali del programma, programma governato dal Collegio dei docenti.
Il programma deve essere orientato a “La piena formazione della personalità degli alunni”, finalità esplicitata dalla legge 53/2003: “Sviluppo delle capacità e delle competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche”.

Da cui:
Il termine “educazione” è da interpretare in funzione del metodo socratico. Sono da identificare e da elencare le capacità da sviluppare e la scuola deve costruire percorsi per far evolvere le potenzialità degli studenti;
Le competenze generali, che riguardano l’interazione con l’ambiente socio-economico-culturale, circoscrivono il significato di FORMAZIONE.

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