Commissione d’inchiesta sui libri scolastici. È davvero una priorità?

Di Lalla
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di A. Lalomia – C’è qualcosa che non capisco nella vicenda relativa alla proposta di legge firmata da trenta deputati del PdL volta ad istituire una Commissione d’inchiesta per verificare l’imparzialità dei libri di testo scolastici, considerati, in base a quanto si legge nell’Atto C 4101, spesso faziosi, di sinistra e ostili nei confronti del premier (1) .

di A. Lalomia – C’è qualcosa che non capisco nella vicenda relativa alla proposta di legge firmata da trenta deputati del PdL volta ad istituire una Commissione d’inchiesta per verificare l’imparzialità dei libri di testo scolastici, considerati, in base a quanto si legge nell’Atto C 4101, spesso faziosi, di sinistra e ostili nei confronti del premier (1) .

Il documento in questione è stato presentato alla Camera il 18-02-11, annunciato il 22-02-11 e assegnato alla VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) in sede referente il 14-03-11.

Solo il 12-04-11, però, sono apparse le prime notizie sulla proposta, notizie che hanno innescato subito, e che continuano a produrre, forti proteste dell’opposizione, alzata di scudi da parte della maggioranza e interventi critici di eminenti studiosi (2).

A questo punto sorge spontanea una domanda: come mai è passato tanto tempo, prima di parlare dell’iniziativa ? A che cosa va attribuito un ritardo così rilevante, vista la vivacità delle reazioni a cui si è assistito a partire dal 12 aprile 2011?

In realtà, da questo episodio (come già da altri) emergono aspetti poco lusinghieri della politica italiana. Tali aspetti riguardano sia la maggioranza che l’opposizione e purtroppo rappresentano l’ennesima conferma del fatto che gli inviti, rivolti al mondo politico dal Presidente della Repubblica ad abbandonare toni e atteggiamenti da barricate per trovare un terreno comune su cui lavorare, nell’interesse supremo del Paese, rimangono inascoltati.

L’opposizione ha accolto l’iniziativa come un’ulteriore prova della ‘deriva fascista’ a cui l’attuale esecutivo starebbe conducendo l’Italia, accusando i firmatari di voler preparare liste di proscrizione di testi rei di parlar bene di uomini politici democristiani e di sinistra. L’ On. Francesca Puglisi (responsabile scuola del PD), ha regalato all’On. Carlucci -prima firmataria del documento- una copia di “Fahrenheit 451”, di Ray Bradbury, chiedendole “ […] di ritirare la Sua proposta di legge, perché i nostri figli non siano costretti a vivere un orrido scenario che speravamo di dover scorgere solo in un libro di fantascienza” () .

Parole grosse, che non sembrano supportate da uno scenario reale, considerata tra l’altro la completa libertà di espressione che esiste nel nostro Paese.

D’altra parte, non mi pare che la maggioranza -o almeno una parte della stessa- abbia dato prova di un grande senso di opportunità politica, presentando questo provvedimento proprio in un periodo di forte contrapposizione come quello attuale, utilizzando ancora una volta slogan da guerra fredda, attribuendo all’iniziativa una particolare enfasi e facendo anzi credere che dal provvedimento in questione dipenda il futuro della scuola italiana. Una vera provocazione, sostengono in molti.

Il problema sollevato dall’On. Carlucci esiste ed io stesso, in passato, me ne sono occupato, ma con un’angolazione diversa da quella che viene oggi adottata dalla parlamentare del PdL (3) . Si tratta in ogni caso di un problema secondario, perché le priorità, per la nostra scuola, sono di ben altro tipo.

Inoltre, sarebbe stato meglio non scegliere, come esempi di settarismo, episodi e discorsi che nel complesso lasciano il tempo che trovano -specialmente se sono estrapolati dal contesto- e che comunque non posseggono alcuna carica eversiva.

In tal senso, ha ragione l’On. Manuela Ghizzoni a chiedersi cosa ci sia da indignarsi se un manuale scolastico definisce Alcide De Gasperi “uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica” (4) . È un delitto essere cattolici ?

Ma io aggiungerei almeno altri due punti, che nella proposta di legge vengono additati come prova della faziosità di alcuni testi e che invece a me sembrano del tutto innocui:
« Dopo aver abbandonato l’esercizio della magistratura per passare all’attività politica nel partito democristiano, Scalfaro si è segnalato per il rigore morale e la valorizzazione delle istituzioni parlamentari ».

« La Democrazia cristiana, fortemente sollecitata anche dalla combattiva europarlamentare Rosy Bindi, allontanava dalle cariche di partito ed escludeva dalle candidature tutti i propri esponenti inquisiti. »

In che cosa consiste lo scandalo in affermazioni del genere ?

Per quanto riguarda Togliatti, il fatto che sia definito “intelligente”, non dimostra una volontà di imbonimento dei giovani. Si può essere intelligenti e nello stesso tempo manifestare una spiccata tendenza all’ opportunismo, alla spregiudicatezza, al tradimento, al cinismo, alla crudeltà (tutti comportamenti che al ‘migliore’ non erano certo sconosciuti). La Storia non è avara di criminali intelligenti, duttili, provvisti di carisma e di talento (soprattutto oratorio) e non si vede per quale motivo lo studioso, quando delinea un ritratto di tali carnefici, dovrebbe omettere questi aspetti della loro personalità.

Se si dovesse giudicare il lavoro dello storico soltanto per delle frasi, o delle immagini, estrapolandole dal contesto generale, allora la conclusione sarebbe che, paradossalmente, l’ultima versione (Zanichelli, Bologna 1998) del tanto vituperato “Elementi di Storia”, di Camera – Fabietti (v. oltre), dovrebbe essere bandito dalle scuole perché è un manuale nazi-fascista, ricco com’è di formule, di immagini e di didascalie ‘apologetiche’
di Mussolini e di Hitler. A pag. 1421 del vol. terzo (tomo “A”) del suddetto manuale, ad esempio, compare un ritratto ufficiale di quest’ultimo, con la seguente formula in basso : “Ein Volk, ein Reich, ein Führer”. La didascalia degli autori del manuale ha come titolo “Hitler, il carisma di un capo.” Vediamo cosa dice: “ Fermo e sereno nello sguardo, risoluto e composto nell’atteggiamento del corpo, Hitler sovrasta la scansione concisa delle tre parole chiave del regime (‘Un Popolo, uno Stato, una Guida’), quasi a confermare, con l’autorevolezza rassicurante che traspira da tutta la sua figura, la certezza dogmatica della formula trilaterale su cui si fonda la Germania nazista.”
Sembra un commento ispirato da Goebbels. E a pag. 1445 ecco un altro ritratto ufficiale di Hitler (in buona compagnia con un edificante olio su tavola di Mussolini e una tela piuttosto scialba che ritrae Stalin). E potrei continuare con altri esempi, sempre su Hitler e Mussolini, proposti in pose da regime. Per non parlare delle immagini uscite dagli uffici di propaganda della RSI o dello spazio riservato ai manifesti anticomunisti del Secondo Dopoguerra.

Forse, l’unico esempio davvero pertinente è quello che riguarda il giudizio sul comunismo che Camera – Fabietti avrebbero espresso nel loro testo: « L’ignominia dei gulag non è dipesa da questo sacrosanto ideale (il comunismo), ma dal tentativo utopico di tradurlo immediatamente in atto o peggio dalla conversione di Stalin al tradizionale imperialismo». Un giudizio assolutamente inaccettabile, ma che io non trovo. Leggo invece, nell’ultima edizione del suddetto manuale, commenti impietosi su Stalin, che viene attaccato con furia implacabile (ma doverosa) dai due storici (5) . Probabilmente, l’On. Carlucci si riferisce ad un’altra edizione del manuale (nell’Atto C 4101 non viene mai citata l’edizione dei testi sotto accusa e questo, da un punto di vista metodologico, non è molto corretto), tenuto conto che lo stesso è sul mercato dagli Anni Settanta (e all’inizio, effettivamente, era molto schierato). Non mi sembra un particolare irrilevante, visto che nell’ Atto C 4101 il volume di Camera – Fabietti viene etichettato addirittura come un’opera che “si distingue per la quantità di notizie partigiane e propagandistiche volte a influenzare, evidentemente, i giovani diciottenni a fini elettorali” . Tesi che non posso condividere. Anzi, considero l’ultima edizione di questo manuale una delle opere più ricche, documentate e didatticamente funzionali per il lavoro in classe (come d’altronde tutti i volumi della Zanichelli che ho avuto modo di consultare). L’apparato iconografico, in particolare, credo che non abbia riscontri in nessun altro testo scolastico, per la sua eccellenza. Si veda ad esempio la straordinaria foto con cui si apre il volume terzo (tomo “B”, cap. 48), foto di cui ho già parlato in “Guerra, pace e sicurezza”.

L’iniziativa avrebbe avuto una maggiore efficacia se si fossero proposti altri esempi, oltre a quelli che ho già citato in altra sede.

Tanto per iniziare, i silenzi: quanti sono i libri di testo che ricordano a chiare lettere la circostanza che molte delle figure più illustri ‘che hanno fatto il Risorgimento’ erano atee, massoni e alcune ferocemente anticlericali (a cominciare da Garibaldi) ?

O che l’unificazione dell’Italia sarebbe stata impossibile senza il contributo decisivo delle truppe francesi ?

Si potrebbe poi continuare con il modo oltraggioso in cui spesso, ancora oggi, viene presentato ai ragazzi il colonialismo italiano, un modo che sembra in perfetta sintonia con gli sproloqui di quel dittatore arabo che per decenni ha gettato fango sull’Italia, pur ricevendo dal nostro Paese fior di miliardi (6) e pur avendo confiscato i beni degli Italiani residenti in quel territorio, cacciati via da un giorno all’altro (per inciso, i profughi aspettano ancora dal nostro governo quegli aiuti che è lecito attendersi in casi simili).

Inutile aggiungere che risulterebbe del tutto vana la ricerca, in molti manuali di Storia, dell’azione eccellente svolta dall’Italia nel periodo dell’Amministrazione Fiduciaria della Somalia, un compito assegnatole direttamente dall’ONU, a conferma, evidentemente, che il nostro colonialismo non ha avuto i tratti rapaci e banditeschi che da più di sessant’anni continuano ad essergli attribuiti.

Non mancano ulteriori esempi, ma qui mi fermo, per non stancare troppo il lettore.

Esistono poi altri motivi che avrebbero dovuto sconsigliare la presentazione di una proposta del genere, soprattutto, ripeto, in un momento così delicato come quello che stiamo attraversando, trasformando ancora di più la scuola in un terreno di scontro ideologico.

I programmi scolastici realmente svolti si fermano quasi sempre -bene che vada- agli Anni Cinquanta del XX secolo e in ogni caso non arrivano certo agli Anni Novanta del Novecento. Ammesso che un manuale di Storia presenti il premier in una prospettiva molto critica, è quasi impossibile che il docente riesca, nel corso dell’a.s., ad esaminare quelle pagine.

D’altra parte, in qualunque manuale di Storia che si rispetti, l’A. mette bene in evidenza i criteri metodologici della sua ricerca, le prospettive di lettura, a volte la sua stessa ispirazione politica, e ricorda che gli ultimi capitoli (quelli a partire dagli Anni Settanta – Ottanta) devono essere affrontati con un approccio ben diverso rispetto al resto del libro, perché non è ancora trascorso il tempo necessario per una serena e organica valutazione oggettiva (per quanto possa essere ‘oggettiva’ la Storia). Come scrivono Camera – Fabietti nella lunga presentazione al primo volume degli “Elementi di Storia” :
“Lo scopo fondamentale degli studi storici, infatti, è bensì la comprensione del nostro tempo; ma il nostro tempo non va confuso con l’ attimo che fugge o, peggio, con effimere e spettacolari infatuazioni”.

Il ragazzo, quindi, è abbastanza vaccinato e sa che se legge delle notizie sul PCI, sul PD o sul premier, queste notizie non devono essere considerate ‘Storia’, ma semplice ricostruzione cronachistica -con tutti i limiti che ne conseguono- di periodi su cui ci si riserva di tornare. Scarse, quindi le possibilità di corrompere i giovani (ammesso poi -e non concesso- che gli stessi ardano dal desiderio di esaminare il manuale di Storia dalla prima all’ultima pagina). Tanto più se questi allievi sono trentenni o quarantenni di un corso serale (dove si usano gli stessi libri del diurno), allievi già orientati politicamente e certo non facili da indottrinare.

E poi ci si dimentica che esistono anche i docenti, che a volte ‘ereditano’ libri su cui non nascondono certo le loro riserve, comunicandole agli studenti, e contribuendo in tal modo ad un ulteriore rafforzamento delle loro ‘difese immunitarie’.

Per inciso, ci si dimentica inoltre che ormai in alcune scuole sono previsti strumenti alternativi al libro di testo e che, anche quando si procede all’adozione ufficiale, questa non è frutto della volontà del singolo docente, ma il risultato di discussioni che avvengono in diversa sede, dove le idee di un insegnante di sinistra devono confrontarsi con quelle di docenti del PdL, della Lega, dell’ UDC e di quant’altro.
Il tutto deve poi fare i conti con le norme che impongono vincoli molto restrittivi nella scelta e nel cambiamento dei libri di testo (v. ad esempio la C.M. n. 18 del 25-02-11) .

Anche i genitori degli allievi possono esercitare la loro influenza, che di fatto esercitano.

In uno scenario del genere, è difficile, se non impossibile, che un singolo docente adotti, egli solo, un particolare testo di Storia che non si trova in altre classi proprio per il suo settarismo (reale o presunto che sia).

Ripeto: sarebbe stato auspicabile non insistere troppo, soprattutto in un momento così delicato come quello che stiamo attraversando, su un aspetto della vita scolastica che merita senz’altro attenzione, ma con un’altra prospettiva e comunque dopo aver risolto nodi assai più delicati.

I veri problemi della scuola sono di ben altra natura (al riguardo, v. ad esempio la lettera aperta dei presidi bolognesi sulle reali emergenze della scuola : AsaBo, “Perché le scuole sono in difficoltà”) .

Buona parte dell’edilizia scolastica è in uno stato pietoso; gli organici continuano ad essere ridotti; molti istituti mancano di fondi anche solo per far fronte alle spese più minute; il bullismo e altre forme di devianza giovanile affliggono troppe scuole; e a fronte di uno scenario come questo ci si preoccupa di una questione che sì, esiste, ma che non merita certo le prime pagine dei giornali, facendo credere all’opinione pubblica che la gioventù italiana sia plagiata da libri e da docenti comunisti e provocando quindi un inutile allarmismo sociale (in vista forse di qualche appuntamento elettorale).

Se l’On. Carlucci vuole davvero rendere un servizio alla scuola (e in definitiva alla società intera) dovrebbe pensare a costituire una Commissione d’inchiesta per verificare in quali condizioni estreme sono costretti troppe volte a lavorare i docenti, in locali dichiarati inagibili, senza mezzi didattici e insidiati da una violenza giovanile che non sempre emerge dai media, ma che impedisce il regolare svolgimento dell’attività didattica, rappresentando un pericolo per gli stessi docenti.

In particolare, la devianza giovanile -iniziando da quella dei minorenni- ha assunto ormai forme e dimensioni da vera e propria emergenza nazionale e proprio per questo motivo andrebbe stroncata senza alcuna esitazione. La linea guida dovrebbe essere una sola: tolleranza zero.

Di questi problemi bisognerebbe occuparsi, se si intende davvero aiutare la scuola.

Sono certo che il Paese intero, e in primo luogo quei docenti che cercano disperatamente di rispettare i loro impegni di educatori in scenari difficilissimi, non finirebbero mai di ringraziare l’On. Carlucci e tutti i componenti della Commissione d’inchiesta.

Note

(1) Qui il testo completo della proposta di legge (Atto C 4101), in PDF;

mentre l’iter e i nominativi dei trenta (attuali) firmatari si possono conoscere in quest’area.

Tutti questi nominativi corrispondono a parlamentari soltanto del PdL, con esclusione cioè di altre forze di governo. Una deputata è transitata l’anno scorso dal PdL a Futuro e Libertà, dove è rimasta per un paio di mesi, per ritornare dopo nel PdL. Tre onorevoli (Barbieri, Carlucci e Scalera) fanno parte della VII Commissione Cultura della Camera, a cui è stato assegnato l’Atto C 4101. In questa Commissione, Il gruppo del PdL conta sedici deputati (compresi la Presidente e una dei quattro vicepresidenti).
Se non ho fatto male i conti (in caso contrario, mi scuso sin d’ora con gli interessati), gli onorevoli che possono vantare titoli specifici in campo storico o che comunque prevedono una certa conoscenza della materia, dovrebbero essere sei. Di questi, almeno uno, l’On. Marco Zacchera, è autore di un testo (autobiografico) che può servire per la ricostruzione del periodo storico di riferimento, “Staffette” (si può scaricare
liberamente dal suo sito www.marcozacchera.it).
Uno dei firmatari, l’On. Rocco Girlanda, è Presidente della Fondazione Italia-USA , un organismo “che ha come finalità statutaria unicamente la promozione dell’amicizia tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America”.
Le professioni più numerose sono: imprenditore, commercialista, avvocato, giornalista.

Diciotto onorevoli sono provvisti di laurea (ma qualcuno di loro può vantarne più di una) e in qualche caso di titolo di specializzazione. Undici deputati sono entrati alla Camera per la prima volta con le elezioni del 2008.

(2) V. ad esempio le reazioni dell’opposizione:

FLCCGIL;

Carlo Galli, “Il grottesco paradosso dei ‘manuali di Stato’ ” ;

Beppe Giulietti, “Dal PdL mancano solo i roghi di libri” .

Cfr. anche la nota n. 4.
Per le reazioni degli storici, cfr. ad esempio : “Documento della SISSCO sulla proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta …” e, indirettamente, Giorgio Israel, “La polemica sui manuali scolastici”, apparso prima sul “Giornale” e ripreso successivamente dalla prestigiosa “Nuova rivista storica” ( “[…] è assurdo conferire alla politica la funzione di formulare una versione «imparziale» della storia, o di qualsiasi altra disciplina. Si tratterebbe di un dirigismo degno di un regime totalitario oppure di una squallida opera di «negoziazione». Nel campo culturale le differenti tesi si confrontano e vince la migliore, per i consensi che riesce a ottenere; a condizione che esistano condizioni di parità nel confronto.”).
Il Giornale”, peraltro, ha inserito due testimonianze sulla vicenda (Cacciari e Meloni) nella rubrica audio ‘Il bianco e il nero’ .
Tra i tanti articoli, a parte quelli citati in altre note di questo testo, vorrei ricordare almeno quelli di Padre Giovanni Sale, “Non tocca alla politica riscrivere la storia” ; Luigi Mascheroni, “Giusto riscrivere i libri scolastici orientati a sinistra
([…] “la presa di posizione del centrodestra può essere discutibile nella forma (la richiesta di istituire una commissione parlamentare forse è eccessiva) e poco opportuna dal punto di vista politico (rischia di alzare lo scontro in un settore, la Scuola, che oggi più che mai ha bisogno di serenità) ma è legittima e giusta nella sostanza […]”) ;
Mario Cervi, “Storia, manuali faziosi, ma la politica ne stia fuori”;
Marcello Veneziani, “La Menzogna Organizzata e l’industria culturale
([…] “le commissioni d’inchiesta non servono a niente. […] Allora non sono le commissioni e le denunce che servono ma le idee, i testi alternativi, le strategie culturali. Prediche
inutili, restiamo alla condanna di sempre: «quelli di sinistra» sono faziosi perché leggono, citano e scrivono solo testi di parte; «quelli di destra» sono equilibrati perché non leggono, non citano, non scrivono né testi di parte né super partes”.) ; 

e di Marco Faraci, “Libri di testo ‘comunisti’. Problema vero, soluzione sbagliata”.

Queste testimonianze (apparse tutte, tranne quelle di Padre Sale e di Faraci, su “Il Giornale”), dovrebbero essere lette in particolare da quei parlamentari che presentano come primi firmatari proposte di legge senza aver valutato bene la loro effettiva opportunità e senza aver prima inquadrato correttamente certe frasi nell’economia generale del testo. Altrimenti si innescano soltanto polemiche, con un effetto domino dagli esiti incontrollabili. Basti pensare all’incredibile campagna sul ‘caso’ del docente vicentino di Musica accusato di essere un nostalgico soltanto per aver proposto ai suoi alunni, all’interno di un progetto multidisciplinare sul fascismo , “Faccetta nera” e altre canzoni del ventennio, dopo opportuna contestualizzazione. Un esempio concreto di come episodi del tutto innocui possano essere strumentalizzati, nello specifico per rispondere
alle continue accuse rivolte al mondo della scuola pubblica di essere nelle mani dei comunisti.
D’altra parte, se si crede davvero che tutti i manuali siano di sinistra, e comunque faziosi, non si capisce per quale motivo i partiti di governo non si organizzino per produrre testi scolastici in linea con le loro idee. Forse, qualche indicazione si può ricavare dalla lettura dell’articolo di Giorgio Israel citato sopra e di altri dello stesso A. presenti nel suo blog.
Mi si consenta, infine, di rimandare alle osservazioni di Stefano Albertini (professore presso la NYU e Direttore della Casa Zerilli Marimò di New York) riportate in “Scuola pubblica o scuola privata? Una testimonianza dagli Stati Uniti.”, apparso su questo portale il 15-03-11.

(3) V. ad esempio “Libri di testo di Storia. Brevi riflessioni su una recente polemica.”, pubblicato sempre su questo portale e facilmente scaricabile tramite GOOGLE. Il senatore citato nel testo è Marcello Dell’Utri (PdL), che nel 2008 propose qualcosa di analogo all’attuale iniziativa dei parlamentari del PdL.
Già nel 2000, comunque, l’allora Presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, aveva difeso un’idea che andava anch’essa in questa direzione, ma con una variante non secondaria: la Commissione d’inchiesta doveva essere formata da storici, non da politici, come prevede invece l’Atto C 4101. Al riguardo, cfr. Sabrina Fantauzzi, “Libri di testo: quando ci provò AN si scatenò l’inferno”.

Mentre Storace ha espresso la sua adesione all’iniziativa dell’On. Carlucci (senza però sottoscriverla, in quanto non è parlamentare), non risulta che il Sen. Dell’Utri, al momento di scrivere queste note, abbia fatto altrettanto. Ricordo che il Sen. Dell’Utri, oltre ad essere un esperto e raffinato bibliofilo, è Presidente della Commissione per la biblioteca e per l’archivio storico del Senato.
D’altra parte, l’Atto C 4101 finora non è stato firmato neanche, tanto per citare un paio di nomi, né da Alessandra Mussolini (PdL, Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, di cui fa parte la stessa On. Carlucci), né dall’On. Fabio Garagnani (PdL), che nel 2002 cercò di proporre anche lui qualcosa di simile. Al riguardo, si veda il dibattito alla VII Commissione permanente della Camera (XIV Legislatura), ottobre-dicembre 2002, sulla risoluzione 7-00163 presentata appunto da Garagnani (a quel tempo, FI).

(4) “Scuola, PD, Commissione d’inchiesta ? Da Carlucci proposta vergognosa, è revisionismo di Stato”.

V. anche, sempre sul sito di Ghizzoni, la pagina con una rassegna di altri testi sull’argomento.

(5) Gli esempi di questa demolizione sono numerosi, a partire dalla citazione di A. Gide tratta da “Retour de l’URSS” (1936) : “Io dubito che in un qualsiasi altro paese, fosse anche la Germania di Hitler, lo spirito sia meno libero, più oppresso, più intimidito e atterrito, più ridotto al vassallaggio” (Camera-Fabietti, Zanichelli, Bologna 1998 4 , pag. 1440) . E quasi l’intera pagina successiva è riservata ai gulag.
A pag. 1443 è riportato poi un giudizio che non dovrebbe lasciare spazio ad equivoci circa l’onestà intellettuale degli autori: “In un clima di terrore sistematico Stalin si affermò come interprete indiscusso dell’ortodossia marxista-leninista contro ogni deviazionismo (quasicché la filosofia di Marx fosse una verità rivelata, rispetto alla quale si potesse parlare di deviazione e di eresia; il culto della personalità si manifestò in liturgie deliranti […] . Nessuna attività, nessun aspetto della vita poteva dunque godere di uno spazio autonomo, libero dall’ideologia e dal controllo politico e il regime acquistava pertanto i caratteri odiosi del totalitarismo.” .
Ma Camera – Fabietti, a pag. 1444, vanno oltre, allorché fanno risalire gli orrori del sistema sovietico non tanto a Stalin, ma all’ interpretazione di Lenin di quella che gli stessi autori chiamano “la cosiddetta dittatura del proletariato”
(una formula che nessun vero marxista userebbe) : “Si vedano a questo proposito le obiezioni mosse a Lenin da Rosa Luxemburg e l’affermazione di Lenin: ‘La dittatura del proletariato non si esercita solo sulla borghesia ma anche sulla parte retriva e non ancora cosciente dei proletari …’ . Fondata su queste premesse, condivise da quasi tutti i leader bolscevìchi […] la dittatura del proletariato, indipendentemente dalla perfidia personale di Stalin, doveva necessariamente ‘degenerare’ in regime dispotico e totalitario.”

(6) Su questo personaggio la Corte Penale Internazionale dell’ Aja sta conducendo un’inchiesta con l’accusa di aver commesso crimini contro l’umanità. Vale forse la pena ricordare che il procuratore speciale della Corte, Luis Moreno Ocampo, alla fine di marzo 2011, ha annunciato che l’incriminazione di Gheddafi e di numerosi esponenti del suo regime per delitti contro l’umanità è praticamente “sicura al cento per cento” (testuale). In casi del genere, l’epilogo è quasi scontato: la cattura e il processo dell’imputato (e dei suoi fedelissimi). Con questo despota il nostro Paese ha sottoscritto nel 2008 un trattato di amicizia che rappresenta tra l’altro una grave violazione dei nostri impegni verso la NATO e che sarebbe giusto dichiarare decaduto (superando quindi l’attuale fase della semplice ‘sospensione’).
Circa la questione dei rimpatriati italiani dalla Libia, vorrei riportare questo breve passo di un comunicato stampa del 20-03-11 dell’ AIRL (Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia) , che fa capire, attraverso le parole della Presidente Giovanna Ortu, anche qualcosa dei sentimenti particolari degli Italiani che sono nati nelle ex colonie o che vi hanno vissuto per molti anni, in perfetta armonia con le popolazioni di colore (con buona pace di quanti continuano a sparare sul nostro passato coloniale -paragonando magari Gheddafi a un pontefice- e in genere sulla nostra presenza in Africa) : “Naturalmente noi non chiederemo mai alla nuova Libia la restituzione di quanto ci è stato illecitamente tolto da Gheddafi nel 1970 perché il passato non ritorna. D’altra parte il nostro interlocutore in tema di risarcimenti è sempre stato il Governo Italiano e dovrà seguitare ad esserlo forse con maggiore rispetto per i nostri diritti fino ad ora calpestati in nome di interessi più grandi perseguiti anche a prezzo della dignità del Paese. […] La ritrovata unità – a parte qualche vistoso distinguo – delle nostre Istituzioni di fronte a scelte drammatiche è di buon auspicio per la riuscita dell’impresa e per il futuro dell’Italia.
Ci riconosciamo pienamente nelle espressioni fiere e commosse insieme con le quali il Capo dello Stato ha accomunato due Paesi ugualmente cari a noi rimpatriati: la nostra Patria che celebra il 150° anniversario e la “ nostra ” Libia che “ va aiutata ” nel suo desiderio di pace e libertà.” .
Parole in cui l’amore per l’Italia si accompagna al senso di struggente nostalgia per la terra in cui si è nati e dove si sono trascorsi anni indimenticabili. Forse non tutti sanno che contro Gheddafi l’influente imam sunnita Yousuf Al-Qaradhawi ha emesso qualche settimana fa una fatwa, che autorizza chiunque (a cominciare dai militari libici) a sopprimerlo, per porre termine ai massacri ordinati dal dittatore arabo. Qui il video con l’appassionato discorso del leader religioso. Per maggiori notizie su Gheddafi, cfr. tra l’altro questa pagina del portale che fa capo al prestigioso Middle East Media Research Institute , che offre articoli anche in italiano.
Si vedano inoltre: www.temi.repubblica.it/limes/ e www.ilmediterraneo.it. Sul personaggio in questione, cfr. anche : “Gheddafi: un discorso su cui riflettere.” , un testo pubblicato diversi mesi prima dell’inizio delle rivolte nel Paese arabo.

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