Comitato non si svuota il sud: anche docenti di fase C penalizzati da piano assunzioni Renzi

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comunicato – Circolano  in questi giorni due diverse sentenze  riguardanti l’assunzione 2015 e la mobilità 2016, che chiamano in causa la Fase C, come parte  “privilegiata” rispetto alla Fase B.

E’ bene chiarire innanzitutto che le fasi di assunzione nel 2015  erano slegate fra di loro. La  fase 0 seguiva le regole degli anni precedenti ovvero assunzione in provincia su posti comuni, per cessazione di servizio e su posti di sostegno; la fase A, prima vera fase del piano straordinario della legge 107/2015,  sempre provinciale, prevedeva l’attribuzione di posti vacanti e disponibili e residuati dalla fase precedente; la fase B concorreva su posti a livello nazionale, mentre la Fase C prevedeva la copertura dei posti, 55258 secondo quanto annunciato dalla Tabella 1 della Legge, per il potenziamento dell’offerta formativa,  attingendo dalle graduatorie ad esaurimento e dalle graduatorie di merito del concorso 2012.

Al concludersi delle operazioni di mobilità, fase transitoria nell’anno scolastico 2015/16, con la Fase C una parte   di docenti era rientrato in provincia, ma più della metà si ritrovava sbalzata al Nord in quanto a pochi giorni dalla chiusura della domanda veniva concesso anche agli “idonei” del concorso 2012 di produrre domanda, situazione  che gli  dava la precedenza sui docenti delle GAE e l’assunzione in provincia anche con punteggi minimi.  ll bando del concorso 2012 n. 82 del 24/09/12  stabiliva invece che i docenti “ idonei”erano i  non vincitori ovvero coloro che pur   avendo superato le prove  non erano nel numero dei posti banditi e di conseguenza in posizione utile nelle graduatorie per l’assunzione.

Nella mobilità straordinaria obbligatoria dell’a.s. 2016/17, i docenti assunti su potenziamento in Fase C si sono ritrovati ulteriormente penalizzati e danneggiati. Sbalzati definitivamente fuori regione anche coloro che in prima istanza erano rimasti nella provincia corrispondente a quella della graduatoria di appartenenza, su sedi non in linea con quelle scelte tra le 100, da cui è stato escluso il principio di vicinorietà. I docenti, invece, già titolari in sedi al Nord non hanno ottenuto trasferimento in quanto il sistema dell’algoritmo è risultato  fallace perché non affidato alla mano umana così come ha stabilito la sentenza del Tar, ma anche  per indisponibilità di sedi, in quanto accantonate illegittimamente secondo il CCNI 2016/2017 per la fase B3 cui partecipavano gli idonei del 2012.

La fase C, chiamata in causa, risponde così all’ ipotesi di essere stata privilegiata in fase di assunzione e di mobilità, a discapito di altri docenti assunti in fase precedenti ma, al contrario, di essere invece anch’essa vittima del malfunzionamento  della Legge 107/15 che ha beffato gli ex precari storici delle GAE, innescando una guerra tra docenti.

In mobilità l’algoritmo non ha funzionato: una perizia l’ha comprovato e sembra che il sistema abbia in alcuni casi dato la precedenza a una delle 100  destinazione scelta piuttosto che al punteggio, scartando a priori la prima scelta.

Il Piano si immissione straordinario doveva assolvere ad un compito ben preciso: assumere i precari storici delle GAE, con 36 mesi di servizio, così come imponeva l’Europa, a seguito della sentenza Mascolo del 26 novembre 2014.

Prima di procedere all’assunzione, andava fatto un coretto e mirato censimento (paventato e in seguito smentito), dei docenti possessori dei titoli di servizio, per evitare ogni sconsideratezza affidata ad un software difettoso. In realtà, la Buona Scuola ha gettato le reti ad un’assunzione di massa, trascinando circa 30000 insegnanti meridionali su posti che al Nord erano scoperti da sempre. All’i indiscriminato e falso svuotamento delle graduatorie ad esaurimento, è seguito un caos mai registrato nella Scuola fino ad oggi. Avvalendosi delle fasi, il MIUR, capitanato allora dalla ex Ministra Giannini,  ha inaugurato una lunga stagione di ricorsi ancora in atto,  creando nuovi precari di ruolo in  lotta fra di loro a suon di carta bollata  e contro lo stesso MIUR, a cui molti giudici imputano il torto di non avere seguito una norma procedurale corretta e trasparente. Manca di fatto all’appello la celeberrima graduatoria nazionale, con nomi e cognomi visibili e tangibili dei concorrenti al ruolo e mancano i bollettini ufficiali della mobilità 2016, da cui dovrebbero evincersi punteggi e precedenze.

La Fase C, dunque, tanto fortunata risiede al Nord, assieme alle altre fasi, e non su posti di potenziamento o, meglio, non soltanto sui posti dell’organico di diritto, ma anche su cattedre vuote e in luoghi geografici irraggiungibili.

Se si fosse seguito il percorso canonico e sperimentato da anni, le GAE sarebbero state gradualmente svuotate e i docenti immessi in ruolo nella propria regione, secondo il sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione.

La fase C GAE, dunque, attende giustizia. Non da sola, però; l’attende assieme ai colleghi di tutte le altre fasi.

Possano gli aerei dei prof e delle maestre smettere di decollare, riportando definitivamente a casa i 23000 insegnati fuori sede, di tutte le fasi. Possa il Meridione riavere i propri lavoratori della Scuola, nel posto che gli spetta di diritto.

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