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Come insegnare agli studenti a comunicare bene attraverso il “Public speaking”

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Il ruolo di noi adulti, soprattutto oggi, nell’era della Comunicazione Social, diventa fondamentale per “far fiorire” la capacità di comunicare bene nei giovanissimi.

Possiamo fare molto affinchè i nostri bambini siano più sicuri, ad esempio, attraverso la cura del “Public speaking”.

La conversazione rappresenta una dinamica comunicativa fondamentale da acquisire.

Fin dalla più tenera età i bambini sviluppano competenze linguistiche in modo rapido ed efficiente. Mi fermo a riflettere sul fatto che, purtroppo, noi adulti, sia che siamo genitori oppure educatori, non sempre alimentiamo la predisposizione innata alla socializzazione e al linguaggio con opportuni “stimoli”.

E questo non è buono. Il Prof. Daniel Goleman ce lo ricorda nella sua immortale e fondamentale opera “Intelligenza Emotiva” Ed. BUR del 1996.

Le nuove generazioni, sotto molteplici punti di vista, si “costruiscono” con i mattoni della cultura e della socialità… almeno se abbiamo ambizioni positive per il nostro futuro. Nulla si può improvvisare nelle Scienze sociali.

Il compito delle Istituzioni scolastiche dovrebbe essere anche quello di “addestrare all’ascolto” (cominciamo proprio con i bimbi) e questo genererà persone capaci di comunicare più efficacemente.

Il “repertorio” dei modelli relazionali che oggi viene offerto ai giovanissimi non è sufficientemente articolato… facciamo degli esempi? I modelli che hanno grande successo sono esclusivamente “asimmetrici”. In un contesto comunicativo uno vince e l’altro perde… senza scampo e senza pietà. Anzi, più è schiacciante la vittoria meglio è. Spiego ancora meglio?

Chi grida più forte, chi sovrasta più energicamente, chi offende più duramente, chi si afferma con durezza… ha vinto… ha stracciato l’altro che, semplicemente, tace.

I giovanissimi, da chi hanno mutuato questi modelli relazionali ? Dagli alieni??

No. Siamo stati noi a passarli… negli ultimi trent’anni.

Senza accorgercene, o forse siamo stati superficiali, abbiamo “nutrito” i nostri giovani di modelli linguistici e relazionali violenti, di tipo top-down. Ha fatto comodo a tutti, al mondo della scuola, alle imprese, alla società in genere.

Le criticità che sono semplicemente “esplose” con l’avvento dell’universo del web non sono affatto un “virus” portato da un altro pianeta.

Ad esempio sono conseguenza del fatto che, per anni, è mancata l’educazione all’ascolto. Ascolto vuol dire rispetto. E rispetto significa una logica WIN-WIN, pur nella diversità (giustamente) delle idee o delle posizioni.

Non ci può essere ascolto se non c’è identificazione delle emozioni. I nostri ragazzi o noi stessi viviamo delle difficoltà? Corriamo ai ripari. Adesso.

Le emozioni… una risorsa preziosa per vivere con gli altri la dimensione della socialità e per conoscere se stessi.Noi adulti possiamo insegnare a riconoscere le proprie emozioni. Come? Verbalizzandole.
Abbiamo mai provato a chiedere a un bimbo cosa sta provando in uno specifico contesto??

Facciamolo e nel tempo i risultati saranno sorprendenti. Questo lo aiuterà ad attribuire un nome a ciò che sente (e prova). Abbiamo cominciato a lavorare su emozioni e ascolto? Bene adesso passiamo al “parlare bene”…al parlare in pubblico.

Contrariamente a quello che si crede, le abilità di Public Speaking, tanto ricercate e declamate oggi, non si riferiscono esclusivamente all’arte del “parlare bene”. Affatto.

Si tratta, in realtà, dello sviluppo di un’abilità che, come consiglia il grande Dale Carnegie in “Come parlare in Pubblico e convincere gli altri” del 1926, deve permettere di curare l’ascolto attivo e la ricerca di soluzioni creative con un impatto incredibilmente positivo sull’autostima e sull’addestramento alla resilienza.

C’è un bel lavoro da fare… ma i risultati saranno sorprendenti e, soprattutto, di grande beneficio veramente per tutti… non solo per le nuove generazioni.
Public speaking significa di certo parlare bene e vuol dire anche incoraggiare al dialogo, che nasce dalla capacità di ascoltare. Ma significa anche insegnare che “saremo ascoltati” se useremo in modo appropriato il volume e il tono della nostra voce… e non grideremo.

E, infine, ma non certo di minore importanza, spieghiamo ai nostri giovani alunni che anche il loro corpo comunica e “parla” con gli altri. Con esso possiamo imparare ad essere più espressivi e chiari. Possiamo accogliere o respingere. Distruggere o costruire. Insegnando sempre, fin da piccoli, che la cosa più importante quando ci rapportiamo con qualcuno è la “responsabilità” che occorre sentire in ogni azione che compiamo verso gli altri.

https://www.orizzontescuolaformazione.it/index.php/prodotto/comunicazione-efficace-e-assertiva-con-basi-di-pnl/

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