Collegio docenti Catania contro DDL Scuola

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Il Collegio dei Docenti dell’I.C. “Vespucci-Capuana Pirandello” si è riunito il 14 e il 20 aprile 2015 per leggere, esaminare e approfondire il DDL n. 2994, “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, presentato dal Governo alla Camera dei Deputati il 27 marzo u.s.

Il Collegio dei Docenti dell’I.C. “Vespucci-Capuana Pirandello” si è riunito il 14 e il 20 aprile 2015 per leggere, esaminare e approfondire il DDL n. 2994, “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, presentato dal Governo alla Camera dei Deputati il 27 marzo u.s.

A seguito di ampia discussione, i docenti esprimono una valutazione fortemente negativa nei confronti del progetto di riforma della scuola per le seguenti ragioni:

  1. Tale riforma contrasta con i principi fondamentali della Costituzione Italiana e con gli articoli 33 –“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”- e 34 –“La scuola è aperta a tutti”-. Si ricorda a tal proposito la premessa del discorso del 1955 di Piero Calamandrei che, richiamando l’art. 3 della Costituzione: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”, dichiarò: E’ compito (della Repubblica) di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo – “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” – corrisponderà alla realtà.

  2. Il provvedimento si incentra meramente su aspetti di carattere tecnico-organizzativo-burocratico-economico e promuove un modello di scuola aziendalistico alieno alle necessità concrete degli studenti. Come dimostrato dalla pluriennale esperienza delle norme degli ultimi 15 anni.

  3. Il DDL sembra ignorare quasi del tutto le innumerevoli critiche e proposte elaborate in buona fede da migliaia di docenti e operatori scolastici nella piattaforma governativa on line, cosiddetta della “Buona scuola”, la quale, a questo punto, si rivela per quello che molti paventavano all’inizio, ovvero solo una grande operazione mediatica.

  4. Il DDL prevede la riduzione degli organi collegiali della scuola (Collegio dei docenti, Consiglio di Istituto) a meri organi consultivi, depotenziandoli significativamente, in quanto li priva di ogni potere deliberativo. Ciò comporta l’esclusione della componente studenti e famiglie dal processo decisionale della scuola. Ogni decisione, infatti, non solo organizzativa e amministrativa ma persino pedagogica e didattica è affidata al Dirigente Scolastico (il quale peraltro sarà caricato di enormi responsabilità e senza alcuna tutela ).

  5. Il DDL comporta inesorabilmente un rischio in termini di favoritismo e clientelismo poiché prevede che il Dirigente Scolastico scelga i docenti dell’organico funzionale sulla base di criteri discrezionali.

  6. Discutibile l'attribuzione al solo Dirigente Scolastico della facoltà di assegnare ai docenti “meritevoli” una somma, definita “bonus” (art. 11, commi 2 e 3), della cui entità peraltro il DDL non fa menzione. La cosiddetta autovalutazione della scuola verrebbe così a risolversi in un meccanismo premiale rivolto ai singoli docenti con decisione unilaterale ed esclusiva del Dirigente.

  7. La formazione obbligatoria prevista nel DDL, nella misura di 50 ore annuali aggiuntive all’orario di servizio, non prevede alcuna retribuzione salariale e non prevede nessuna possibilità di autoformazione con il rischio di favorire centri di formazione di dubbia qualità. Inoltre non si prevede che il Collegio dei docenti possa esprimersi nella scelta del tipo di formazione necessaria lasciando al Dirigente Scolastico il potere di scelta ed aumentando i rischi di cui al paragrafo precedente.

  8. Il sistema di piani triennali da sottoporre da parte di tutte le istituzioni scolastiche nazionali al vaglio dell’Ufficio Scolastico Regionale e del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca comporterà un aggravio burocratico di proporzioni immani. Ogni tre anni le scuole saranno gettate nel caos e le migliori energie si spenderanno per conteggiare burocraticamente posti, risorse, progetti.

  9. Il sistema dell’organico funzionale, così come congegnato, lede i più elementari diritti dei lavoratori. Innanzitutto, quelli dei docenti precari (PAS, TFA, 3°FASCIA, GAE) che non dovessero rientrare nel piano straordinario di assunzioni, i quali verrebbero definitivamente espulsi dalla scuola pubblica.

  10. Ai docenti, sia quelli neoassunti sia tutti quelli che rientrano nelle operazioni di mobilità (compresi i soprannumerari), sarebbe impedita un’effettiva possibilità di mobilità nel territorio nazionale oltre che la possibilità, sancita per qualunque altro dipendente dello Stato, di poter operare una scelta su una sede.

  11. Il trasferimento dalla scuola al “cosiddetto” Albo territoriale comporterebbe così, analogamente alla riforma del lavoro già approvata dal Parlamento, un’imponente precarizzazione della classe docente estendibile anche ai Dirigenti scolastici e al personale ATA.

  12. Del tutto criticabile, inoltre, soprattutto dopo tanta retorica sulla scuola meritocratica, è la facoltà attribuita al DS di poter affidare la cattedra a docenti senza abilitazione che abbiano semplicemente il titolo di studio specifico.

  13. Assolutamente negative sono da valutare le aperture alle sponsorizzazioni di privati, che segnano la capitolazione dello Stato e il suo possibile progressivo disimpegno dalla spesa per la scuola pubblica, già tra le più basse d’Europa. Le sponsorizzazioni dei privati rischiano di generare clientelismi, indebite ingerenze, connivenze, producendo inoltre minori introiti per lo Stato (sono previsti dal DDL incisivi vantaggi fiscali) insieme a ulteriori, profonde disparità tra le scuole collocate in territori floridi ed economicamente produttivi e scuole di zone economicamente depresse.

  14. Le donazioni del “5×1000” alle singole scuole accentuerebbero le disuguaglianze socio-culturali tra scuole che insistono su territori diversi, condizionando pesantemente gli esiti scolastici. Sarebbe auspicabile che tali donazioni siano destinate al sistema scolastico nazionale che eventualmente stabilisca dei criteri oggettivi per la distribuzione.

  15. Incostituzionale è la defiscalizzazione delle rette per le scuole paritarie. Fatta salva la libertà di scelta educativa delle famiglie, lo Stato non può stornare parte della fiscalità generale a vantaggio degli istituti privati, sottraendo risorse alla scuola statale.

  16. Nessun riferimento è presente nel DDL riguardo alla spinosa questione del personale ATA, ignorato da questo governo e fatto oggetto di pesanti tagli da quelli precedenti.

  17. Abnormi e senza precedenti sono, infine, le deleghe che il Governo chiede al Parlamento per rivedere praticamente tutta la legislazione scolastica vigente dall’autonomia scolastica al sistema di conseguimento delle abilitazioni, dallo statuto giuridico del personale scolastico, alla revisione degli organi collegiali, ai problemi della disabilità e così via, prefigurando un’ulteriore pericolosa compressione delle prerogative del Parlamento e della qualità della democrazia nel nostro Paese.

Il Collegio dei docenti pertanto, sulla base di questi elementi, si propone di:

– organizzare ulteriori momenti di confronto, coinvolgendo anche gli studenti, le loro Famiglie e il personale A.T.A., spiegando loro le profonde ragioni del disagio dei lavoratori della scuola e le nocive conseguenze della riforma per il futuro del Paese;

– coinvolgere gli insegnanti di altre scuole nella logica di un coordinamento unitario, anche nell’ipotesi di altre e più radicali misure eventualmente decise dal Collegio dei docenti;

– coinvolgere i sindacati in azioni unitarie e incisive di rivendicazione dei diritti lesi e per la richiesta al governo di ritirare il DDL sulla scuola;

– diffondere a tutti i livelli, attraverso gli organi di stampa e di informazione, i siti internet e i social network, la grave preoccupazione dei docenti per l’iniziativa di legge del Governo;

– invitare il Governo e il Parlamento a tenere conto delle innumerevoli proposte di miglioramento del sistema dell’istruzione e della formazione, formulate nel corso degli ultimi anni dai docenti attraverso leggi di iniziativa popolare, interventi sulla piattaforma “La Buona Scuola”, documenti, progetti, sperimentazioni;

– elaborare ulteriori incisive proposte di miglioramento del sistema nazionale di istruzione da sottoporre al vaglio delle forze politiche e del Governo.

Catania, 20 aprile 2015

Il Collegio dei docenti

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