Classi pollaio, perché i genitori non intervengono a sostegno degli insegnanti?

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Gianfranco Scialpi – Spesso ho scritto sulle classi-pollaio ( L 133/2008 e D.M.81 ) , trattando gli aspetti giuridici, pedagogici e organizzativi.

Ritengo, e lo ribadisco, che la loro abolizione  era la “Madre” di tutte le riforme. Se la “Buona Scuola” avesse cancellato quest’ “aberrazione organizzativa e “anticostituzionale“, voluta dal duo Gelmini-Tremonti, avrebbe inviato un reale segnale di discontinuità con i governi di destra. La ricollocazione delle classi nell’ambito della pedagogia e della formazione, e dei criteri di sicurezza, avrebbe fatto uscire il “cambiaverso” renziano dall’annuncite, sostanziandolo in un provvedimento di discontinuità con il passato.

Detto questo, rimane probabilmente una questione non adeguatamente trattata. In genere perché i genitori non intervengono? Perché rimangono apparentemente indifferenti di fronte alle classi pollaio, dove la sicurezza dei loro figli e la qualità dell’insegnamento sono compromessi?

Probabilmente molti non sono consapevoli della situazione. E’ difficile per chi non è “addetto ai lavori” cogliere le sfumature, notare i particolari che fanno parte del profilo del docente. O forse, ne sono consapevoli e non individuando  una soluzione praticabile, rimuovono il problema. E quando questo è espulso dalla coscienza, non esiste. Almeno, fino a quando non accade il ” fattaccio” ( rapida evacuazione per un evento naturale improvviso)  che purtroppo non prevede il rewind.  Purtroppo l‘evento reale e tragico,  non è preceduto da salvataggi che come un videogioco consentono dopo il “game over” di riprendere la storia da un punto favorevole.

Ma esistono anche dei danni formativi di cui i genitori non sono pienamente consapevoli. Infatti quanta promozione della persona, quante opportunità formative sono perse  a causa delle classi pollaio o superpollaio (Legge Stabilità 2015) che non consentono la piena attuazione  dell’inclusività?  In questo contesto le suddette soluzioni organizzative (aberranti) costituiscono la risposta ottimale per offrire  meno formazione e quindi per promuovere persone a basso profilo critico e riflessivo.

Concludendo, rimane la domanda: perché i genitori non danno un segnale forte? Mi piacerebbe avere qualche risposta da parte degli interessati.

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