Classi di concorso per strumenti jazz nei Licei Musicali, un approfondimento sui percorsi formativi

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Luca Ruggero Jacovella – Pur essendo molto importante ampliare l’offerta formativa dei Licei Musicali e (re)introdurre l’insegnamento del jazz al loro interno, mi preme rappresentare un paradosso che si verifica riguardo gli strumenti tradizionali come il pianoforte e la chitarra.  Un vulnus che rischia di creare grandi danni agli studenti.

Prendiamo in esame al momento solo lo strumento PIANOFORTE:

nei corsi di pianoforte jazz dei Conservatori non si studia la tecnica e la letteratura pianistica, ovvero ciò che rientra nella cd. “cognitività visiva” posta alla base dello studio razionale dello strumento e delle competenze richieste da un mercato del lavoro sempre più orientato all’interdisciplinarietà musicale e che trascende qualsiasi obsoleta categorizzazione attualmente in vigore (classica vs jazz).

Nello specifico, lo scrivente ha analizzato il programma di uno dei corsi di Conservatorio più meticolosi di piano jazz in Italia ed ha riscontrato come la parte relativa alla letteratura pianistica sia ad un livello di secondo/terzo anno dei corsi vecchio ordinamento, e, incredibilmente, pressoché assimilabile al repertorio richiesto per l’ammissione a pianoforte nei Licei Musicali!

In tanti altri Conservatori, invece, il nulla totale.

Ciò significa che, nella migliore delle ipotesi, un docente laureato solamente in pianoforte jazz si troverebbe ad insegnare ad un adolescente che è al suo stesso livello in quanto a preparazione tecnico-strumentale, rendendo così impossibile, ovviamente, lo sviluppo in tale direzione!

Il Liceo Musicale ha vocazione professionalizzante, ma dovrebbe nel contempo garantire la più completa formazione dello studente, ponendo un giovane di 14-15 anni nella condizione di strutturarsi con basi imprescindibili per poter poi in seguito specializzarsi secondo inclinazioni.

Un ragazzo che, invece, dovesse scegliere pianoforte jazz con un docente laureato solo in questa materia (post-riforma), avrebbe il futuro “ipotecato”, in quanto a 20 anni sarà poi troppo tardi per poter iniziare lo studio della tecnica pianistica (così come per fare l’acrobata o il ginnasta professionista).

Se il non studiare improvvisazione e musica d’insieme è sicuramente un errore, lo è altrettanto il non studiare la tecnica dello strumento (sia per competenze professionali che per una corretta gestione del meccanismo corporeo che lo preservi in futuro da patologie tendinee e muscolari).
Un errore non può essere sanato con un errore di segno opposto.
La cognitività “audiotattile” non può sostituire quella “visiva”, e viceversa.

Le soluzioni:

Il docente di Pianoforte Jazz nei Licei Musicali deve necessariamente essere dotato di doppia “cognitività”, ovvero doppio percorso di studi: potrebbe essere sufficiente aggiungere un titolo intermedio di pianoforte classico (ad es. un triennio).

Molti candidati alle docenze sono, difatti, già in possesso di titoli plurimi. Ma solo la laurea in pianoforte jazz è troppo “limitata” per poter affrontare un percorso di docenza di strumento a ragazzi in quella particolare età formativa.

Un’altra soluzione potrebbe essere invece l’affiancamento di docenti di strumento “classico” a docenti di jazz per materie complementari e specifiche quali improvvisazione e musica d’insieme.
Infine, anche poter prevedere al Liceo un biennio o triennio di base (con studio della tecnica tradizionale) e solo successivamente l’indirizzo specialistico.

E’ utile ricordare che le due cognitività alle quali faccio riferimento hanno ovviamente caratterizzato storicamente i processi di apprendimento:
la tradizione “classica” si basa sul principio visivo, e sulle opere della letteratura pianistica, che ha ormai circa tre secoli di storia.
Lo studio organico e razionale col maestro è percorso imprescindibile;
il jazz, invece, si basa su una cognitività di tipo psico-corporea (definita anche “audiotattile”), e storicamente si è trasmesso a mezzo del disco.
Sì, quindi, all’insegnamento del jazz nei Licei Musicali, ma non in modo indiscriminato a detrimento di uno studio completo e professionalizzante.

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