Cipe, più soldi all’istruzione per migliorare l’occupazione futura

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Migliorare la scuola per formare, sin dal periodo di studio obbligatorio fino all’istruzione universitaria, le nuove generazioni alle richieste del mercato del lavoro. Va anche migliorato il percorso alternanza scuola – lavoro e quello di transizione – istruzione.

Sistema scolastico e mondo del lavoro

E’ questo l’obiettivo che si vuole raggiungere ora che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la delibera 22 del 28 febbraio 2018 con cui il Cipe ha approvato il Programma operativo complementare (Poc) del Pon “Sistemi di politiche attive per l’occupazione” 2014-2020.

Il provvedimento è importante anche da punto di vista economico, perché destina al sistema dell’istruzione e della formazione quasi 45 milioni di euro.

Contrasto alla dispersione scolastica, più competenze

La delibera n.22, infatti, va letta in abbinamento alla n.21 con cui il Cipe ha approvato anche il “Programma azione coesione complementare al Pon scuola“. Quest’ultimo ha come obiettivi il miglioramento del sistema di istruzione, il contrasto alla dispersione scolastica, l’adeguamento delle competenze.

In pratica – stando a quanto scrive il quotidiano Sole24Ore, con la delibera numero 22 viene approvato il programma operativo complementare al Pon Spao, che ha un valore complessivo di 602.398.006,19 euro ed è articolato in:

Asse 1 – Occupazione 495.984.228,52 euro
Asse 2 – Istruzione e formazione 44.413.777,67 euro
Asse 3 – Capacità istituzionale 50.000.000 euro
Assistenza Tecnica 12.000.000 euro

Distribuzione delle risorse

Il quotidiano economico riporta anche la ripartizione dal punto di vista temporale delle risorse: 20% all’inizio e altre rate variabili fino al limite del 90%. Il residuo del 10% a saldo avverrà sulla base di apposita domanda di pagamento, salvo la dimostrazione della conclusione positiva dell’iniziativa. L’Anpal, la struttura per le politiche attive del lavoro, sarà deputata all’attuazione del programma.

La ratio delle direttive

Le direttive nascono nel tentativo di conciliare le situazioni create con due riforme incisive che sono collegate fra loro molto più di quanto non si possa pensare: Jobs act e Buona scuola. Secondo quanto riportato dal quotidiano della Confindustria, i giovani 15-24enni che non studiano e non lavorano (Neet) sono passati dal 16,6% del 2008 al 19,9% del 2016. Dato questo quadro, l’intenzione sarebbe quella di fornire strumenti più adeguati per un inserimento nel mondo del lavoro, coordinando meglio i percorsi scolastici e quelli del mercato del lavoro. 

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