Chiamata diretta. Rottura Miur-sindacati, Anief: come previsto, non si contratta norma incostituzionale

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Anief – Nella tarda serata di ieri si è giunti all’interruzione definitiva delle trattativeche porterà, quasi sicuramente, ad un atto unilaterale del Ministero dell’Istruzione, con l’organico dell’autonomia che si ritroverà, così,  sottoposto alla discrezionalità dei dirigenti scolastici.

Anief – Nella tarda serata di ieri si è giunti all’interruzione definitiva delle trattativeche porterà, quasi sicuramente, ad un atto unilaterale del Ministero dell’Istruzione, con l’organico dell’autonomia che si ritroverà, così,  sottoposto alla discrezionalità dei dirigenti scolastici.

Abbinando questa già paradossale situazione al comma 71 dellastessa legge, in base al quale gli accordi tra le scuole individuano “i criteri e le modalità per l'utilizzo dei docenti nella rete”, il cerchio si chiude conla perdita definitiva della titolarità dei docenti. Così le scuole saranno gestite in modo sempre più vicino al modello aziendale, allontanandosi daquello pubblico.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’errore è stato quello di trattare su una disposizioneche già la Consulta ha reputato irrispettosa dei precetti costituzionali, quando la Lombardia tentò di imporre la chiamata diretta, con un colpo di mano,nella sua regione: perché, ravvisò la Corte Costituzionale, gli insegnanti della scuola pubblica vanno scelti sulla base di requisiti e proceduretrasparenti, non certo discrezionali. Oggi più che mai siamo convinti che andrà nella stessa maniera anche a livello nazionale.

Salta l’accordo sulla chiamata diretta, come previsto da mesi dall’Anief: alla resa dei conti, la trattativa non è andata a buon fine e, nella tardaserata di ieri, si è giunti alla rottura. A questo punto si arriverà, quasi sicuramente, ad un atto unilaterale del Ministero dell’Istruzione, conl’organico dell’autonomia, previsto dal comma 68 in poi della “Buona Scuola”, che verrà così realizzato affidando alla scelta discrezionale dei dirigentiscolastici il futuro dei lavoratori della scuola.

“Alla resa dei conti – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – si è verificato quanto da noipreventivato anche quando le altre organizzazioni esultavano per aver risparmiato il colloquio col dirigente ai docenti finiti nella giungla degli ambititerritoriali: noi lo abbiamo sempre detto che non si può trattare e accettare di discutere con l’amministrazione per tentare di superare per via contrattualeuna norma incostituzionale”.

Ora, dunque, cosa accadrà? “C'è chi esulta pensando che sia saltata la chiamata diretta e che per l'assegnazione alle scuole si torni al vecchiometodo della graduatoria per punteggio nell'ambito delle operazioni di mobilità, ma non è così”, spiega Orizzonte Scuola, prefigurando “un atto unilaterale del Miur” con all’interno il “colloquio” con il dirigentescolastico previsto dal comma 80 della Legge 107/15: così, a seconda dell’esito, gestito dallo stesso capo d’Istituto, il punteggio derivante daititoli presentati dai docenti potrà essere modificato se non capovolto.

Abbinando questa già paradossale situazione al comma 71, in base al quale le scuole individuano “i criteri e le modalità per l'utilizzo dei docenti nellarete” – di ambito (da cui si attingeranno nominativi e candidature per la chiamata diretta degli insegnanti) e di scopo (alle quali aderiranno gliistituti con obiettivi in comune), e l’applicazione del comma 64 della riforma (secondo cui “a decorrere dall'anno scolastico 2016/2017, con cadenza triennale(…) è determinato l'organico dell'autonomia su base regionale”) il cerchio si chiude con la perdita definitiva della titolarità dei docenti e on le scuole sempre più vicine al modello aziendale che a quello pubblico.

“L’errore è stato quello di trattare attorno ad una disposizione su cui già la Consulta si è espressa negativamente quando la Lombardia tentò di imporre la chiamata diretta, con un colpo di mano, nella sua regione: perché, ravvisò la Corte Costituzionale, gli insegnanti dellascuola pubblica vanno scelti sulla base di requisiti e procedure trasparenti, non certo discrezionali. Oggi più che mai siamo convinti che andrà nella stessamaniera pure a livello nazionale. Bisogna percorrere la strada dell’impugnazione nei tribunali della repubblica: è lì che presto – conclude ilsindacalista Anief-Cisal – si risolverà la questione della chiamata diretta”. 

15 luglio 2016                                                                                                         

 Ufficio Stampa Anief

www.anief.org   

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