Chiamata diretta. Anief: sì alla graduatoria di istituto con indicatori nazionali, ma la sostanza non cambia

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Stanotte è stato raggiunto l'accordo: si va verso una meno arbitraria scelta del dirigente scolastico, ma la scelta dei docenti inseriti negli ambiti territoriali sarà vincolata ad una graduatoria di istituto sulla base di indicatori nazionali, basati presumibilmente su conoscenza delle lingue, BES e disabilità, informatica. Non dovrebbe più essere centrale il colloquio.

Stanotte è stato raggiunto l'accordo: si va verso una meno arbitraria scelta del dirigente scolastico, ma la scelta dei docenti inseriti negli ambiti territoriali sarà vincolata ad una graduatoria di istituto sulla base di indicatori nazionali, basati presumibilmente su conoscenza delle lingue, BES e disabilità, informatica. Non dovrebbe più essere centrale il colloquio.

Secondo Anief c’è poco da esultare. Perché i docenti che si ritroveranno negli ambiti territoriali, perderanno in ogni caso la titolarità su scuola. Perché se è vero che non verranno più scelti, come sembra, in modo del tutto arbitrario dal dirigente scolastico, questo comunque avrà sempre facoltà di convocarli. E, a seconda dell’esito del colloquio, potrà capovolgere il punteggio derivante dai titoli presentati dagli stessi docenti attraverso il sistema” Istanze on line”; rimane, dunque, ancora in piedi la pericolosissima perdita di titolarità.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): gli accordi sindacali non possono sovvertire le leggi, quindi il grado di incertezza professionale che ha introdotto la riforma rimane nella sua totalità. Rimaniamo convinti che i docenti italiani avranno sempre più difficoltà a mantenere la titolarità su materia curricolare, anche nella singola scuola. Da settembre, pure chi è di ruolo da 40 anni potrà scivolare, per volontà del proprio dirigente scolastico, su un posto di potenziamento e uscire dalle classi; impugnare in tribunale la chiamata diretta rimane l’unica arma per opporsi a questo orribile modello di collocazione professionale dei nostri insegnanti.

Cambia volto la discussa chiamata diretta dei docenti, prevista dalla riforma della scuola del governo Renzi. Peccato che la sostanza rimanga immutata. Secondo quanto scrive la rivista specializzata Orizzonte Scuola, le indicazioni previste dalla Legge 107/2015 starebbero prendendo una piega diversa: “stanotte è stato raggiunto l'accordo sulla chiamata diretta degli insegnanti negli ambiti territoriali. La riunione proseguirà oggi per la definizione del testo”: si va verso una “non più arbitraria scelta del dirigente scolastico”, ma la scelta dei docenti inseriti negli ambiti territoriali sarà vincolata “ad una graduatoria di istituto sulla base di indicatori nazionali, basati presumibilmente su conoscenza delle lingue, BES e disabilità, informatica. Non dovrebbe più essere centrale il colloquio, anche se rimane nella facoltà del Dirigente Scolastico realizzarlo, in quanto stabilito dalla legge 107”.

“I docenti assegnati all'ambito territoriale – continua la rivista – potranno presentare la richiesta di assegnazione ad una o più scuole dell'ambito attraverso Istanze on line, indicando i titoli posseduti, che dovranno coincidere con quelli ricercati dal DS. Il Dirigente scolastico esamina quindi le domande pervenute e stila una graduatoria sulla base del numero dei requisiti/indicatori posseduti (se un solo docente possiede tutti e tre i requisiti/indicatori il posto è suo). A parità, se cioè ad es. più docente possiedono tutti e tre i requisiti, si procederà in base al punteggio della mobilità. Se nessuno dei docenti possiede tutti e tre i requisiti/indicatori individuati, in questo caso si scala su chi ne possiede due, poi uno, poi neppure uno (tra questi ultimi prevale chi ha il punteggio della mobilità più elevato)”.

In attesa di valutare tecnicamente l’accordo che verrà sottoscritto sulla chiamata diretta, secondo Anief c’è poco da esultare. Perché i docenti che si ritroveranno negli ambiti territoriali, perderanno in ogni caso la titolarità su scuola. Se è vero che il docente non verrà scelto, come sembra, in modo del tutto arbitrario dal dirigente scolastico, questo comunque avrà sempre facoltà di convocarlo a colloquio. E, a seconda dell’esito, potrà capovolgere il punteggio derivante dai titoli presentati dai docenti attraverso il sistema “Istanze on line”; rimane, dunque, ancora in piedi la pericolosissima perdita di titolarità.

Tale procedura, abbinata alle reti di scuole, previste dal comma 70 della Legge 107/15 e da attuarsi nell’ambito “del medesimo ambito territoriale”, “entro il 30 giugno 2016”, ha il precipuo compito di puntare “alla valorizzazione delle risorse professionali, alla gestione comune di funzioni e di attività amministrative, nonché alla realizzazione di progetti o di iniziative didattiche, educative, sportive o culturali di interesse territoriale, da definire sulla base di accordi tra autonomie scolastiche”.

Se si aggiunge quanto previsto dal comma 71, secondo cui gli accordi tra le scuole individuano anche “i criteri e le modalità per l'utilizzo dei docenti nella rete” – di ambito (da cui si attingeranno nominativi e candidature per la chiamata diretta degli insegnanti) e di scopo (alle quali aderiranno gli istituti con obiettivi in comune), e l’applicazione del comma 64 della riforma (secondo cui “a decorrere dall'anno scolastico 2016/2017, con cadenza triennale (…) è determinato l'organico dell'autonomia su base regionale”) rimane in vita il vero obiettivo di questa parte della riforma: la perdita definitiva della titolarità dei docenti della scuola pubblica.

“Purtroppo, gli accordi sindacali non possono sovvertire le leggi – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e il grado di incertezza professionale che ha introdotto la riforma rimane nella sua totalità. Rimaniamo convinti che i docenti italiani avranno sempre più difficoltà a mantenere la titolarità su materia curricolare. Pure a livello di singolo istituto. Già dal prossimo mese di settembre anche un insegnante di ruolo da 40 anni, alle soglie della pensione, potrà scivolare, per volontà del proprio dirigente scolastico, su un posto di potenziamento e uscire dalle classi. Questo potrà avvenire soprattutto nei casi in cui il Consiglio d’Istituto non abbia ben delimitato la materia. Per questo motivo il 2016 rappresenta l’inizio del passaggio dal docente su cattedra al docente transumante: impugnare in tribunale la chiamata diretta rimane l’unica arma per opporsi a questo orribile modello di collocazione professionale dei nostri insegnanti”.

7 luglio 2016

Ufficio Stampa Anief

www.anief.org

Chiamata diretta insegnanti, raggiunto l'accordo. Oggi al Miur i dettagli, le nostre anticipazioni. Resta colloquio con dirigenti, ma valgono i titoli

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