Chi si occupa delle famiglie dei docenti fuori sede? Lettera

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inviata dalle docenti Loredana Incorvaia , Maria Grazia Bonica – Preg.mo Orizzonte scuola, in questi giorni di fermento, di congressi pro- famiglie, di “ grandi rivendicazioni di diritti civili” e di scudi che si levano a favore di tutte le tipologie familiari, vecchie e nuove, costituzionali e non;

legittimamente, noi docenti, madri e padri fuori sede, e nella maggior parte dei casi, assegnati a scuole di luoghi irraggiungibili e abbandonati dagli stessi residenti, ci stiamo sempre più chiedendo: ma “noi, a quale paese apparteniamo?”.

Le nostre famiglie, lasciate al Sud ormai da anni, non sono destinatarie degli stessi diritti civili, che tutti stanno rivendicando? La normativa costituzionale di riferimento, a Noi docenti, non si applica??

Il Vice Ministro Di Maio, da Roma, sostiene ed afferma : “la famiglia non è un palco, né una piazza, ma è una cosa seria e la politica ha un altro compito; oltre quello di parlare e organizzare congressi , deve risolvere i problemi .” Aggiunge, anche: “ aiutiamo le mamme a conciliare tempi di vita e di lavoro”.

Bene, Ministro! Siamo d’accordo! Ha detto ciò che noi andiamo scrivendo da tempo. Aiutare a conciliare il lavoro delle donne con la famiglia. E oggi, ci permetta di aggiungere: anche quello dei padri. Ma una domanda sorge spontanea ( in questi giorni cosi “accalorati”); questa sua affermazione, riguarda tutte le famiglie italiane? O quelle dei docenti fuori sede che avete “dimenticato” al Nord, non sono contemplate?

Dice bene, quando afferma che la politica deve Risolvere i Problemi delle famiglie e del lavoro. Nel caso di specie, in realtà è la stessa Costituzione che all’ art 37 impone allo Stato di “ tutelare la donna lavoratrice assicurandole la funzione familiare”; all’art 35 stabilisce che “ La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”; all’ art 36 che : “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un ‘esistenza libera e dignitosa”.

Ora, Sig Ministro Di Maio, in coscienza, ritiene che le tutele costituzionali previste, nel nostro caso, siano state tutte soddisfatte?? Non ritiene, piuttosto, che il suo impegno debba essere rivolto anche alle nostre famiglie di donne, madri e padri, delocalizzati e separati da anni, dai propri figli?

Ritiene che i nostri stipendi siano effettivamente proporzionati e sufficienti(li consumiamo tra viaggi, alloggi e utenze) a garantire l’ esistenza libera e dignitosa dei nostri familiari? Non ritiene che il decreto dignità avrebbe dovuto includere anche noi?

Le medesime domande, per competenza, le rivolgiamo al nostro Ministro dell’Istruzione, presente, tra l’altro, al Congresso di Verona, nella certezza che ben conosca il disagio al quale siamo esposti.

Quale migliore occasione, dunque, di riflessione per prendere provvedimenti adeguati e celeri nei confronti di una categoria di docenti,(oltre 23000) vittime di un algoritmo che lui stesso ha avuto modo di ritenere “fallace”, a pochi giorni dalla sua stessa nomina.

A queste domande legittime, il Gruppo Esiliati Attivi attende risposta pubblica.

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