Cestino contro insegnante, la misura è colma! Lettera

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Preside lascia la scuola

Inviato da Mario Bocola – Il vile episodio, diventato virale con i nuovi strumenti informatici, del cestino lanciato addosso all’insegnante, la quale impassibile e sbigottita ha continuato a fare il suo lavoro, è gravissimo e va condannato in tutte le sue forme.

Questo gesto, tuttavia, dimostra ormai che la misura è colma e che nelle aule scolastiche può veramente accadere di tutto, in quanto i docenti non hanno ormai nessuna arma in più per potersi difendere.

Sono soggetti a subire tutte le angherie del mondo e si sentono impotenti di affrontare qualsiasi situazione di pericolo, dal momento che non hanno alcuna considerazione sociale. Svegliarsi la mattina per andare ad insegnare, a svolgere il nostro quotidiano lavoro sta diventando veramente pericoloso perché i casi di imprevedibilità che possa accadere qualcosa di grave sono veramente tanti, troppi e le istituzioni cosa fanno: continuano a cincischiare, a far finta di nulla, ad ovviare l’ostacolo. Dobbiamo aspettare che ci scappa il morto? Poco ci manca dal momento che la nuova generazione di adolescenti non ha proprio paura di nulla, sicura di poter agire incontrastata, impunita e soprattutto protetta.

Se al posto di un cestino fosse stata lanciata una sedia, un banco, un coltello quali sarebbero state le conseguenze? Certamente ben più gravi e la malcapitata insegnante si sarebbe trovata sul letto di un ospedale o ancora peggio. Ad aggravare il tutto è la tecnologia imperante e distruttiva che ormai ha letteralmente drogato una generazione di adolescenti che non fanno altro che trascorrere ore e ore incollati ad un telefonino a postare e visionare filmati di ogni genere. Il brutto gesto non appena è stato messo a segno quale risvolto ha avuto? È stato immediatamente ripreso con un cellulare e postato sulla rete. Oltre al danno subito, all’onta, al dileggio, allo sfregio alla dignità umana, la povera insegnante che in quel preciso momento in cui è accaduto il misfatto rappresentava lo Stato italiano nelle vesti di pubblico ufficiale, ha dovuto subire la vergogna e il disonore per il video che è diventato virale. Dov’è allora la dignità umana che viene nelle classi giornalmente messa sotto i piedi da adolescenti che vanno a scuola con l’intento di compiere gesti eclatanti per una orrenda mania di protagonismo, di far capire che il mondo appartiene a loro, che vige la legge del più forte contro il più debole, che la scuola ha tutte le armi spuntate per potersi difendere e, quindi, quattro teppistelli possono agire incontrastati. Basta, ora la misura è veramente colma!

Che esempio diamo all’estero di uno Stato che non tutela e non difende la classe docente, ossia quei lavoratori che svolgono un compito prezioso, cioè quello di formare e coeducare le nuove generazioni. Dico coeducare perché questo è il verbo esatto, in quanto la fonte primaria dell’educazione spetta alla famiglia e spesso oggi si tende facilmente ad addossare alla scuola funzioni e compiti che non le appartengono. Gli insegnanti rappresentano la spina dorsale di una Nazione, rappresentano la linfa ed episodi così vergognosi sono pericolosamente tendenziosi perché cercano di gettare, da parte dell’opinione pubblica, ulteriore fango su di una istituzione che è considerata il futuro dell’Italia.

Non sono più sufficienti gli appelli provenienti dalle Istituzioni e dai vertici del Potere perché è ormai necessario che il docente venga aiutato, sostenuto con i fatti nella sua azione di insegnamento e non essere oggetto di dileggio e angherie da parte degli alunni prepotenti che conoscono solo la legge del più forte e si fanno sberleffo di compiere tali vili e vergognose azioni.

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