Cara politica, ma che fine ha fatto la disabilità?

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera del Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R. Gianluca Rapisarda.

Le elezioni si sono consumate da poco più di una settimana e chi scrive, senza volersi addentrare in analisi postelettorali, non può non nascondere il forte imbarazzo provato nell’esprimere il proprio voto nell’urna, lo scorso 4 marzo.

Mi verrebbe da dire che, mai come questa volta, quel giorno, nelle due schede, ho messo la “famigerata” x su una lista piuttosto che su un’altra, solo per dovere di cittadinanza e non per sentita affinità o vera “simpatia” politica.

Con ciò, il sottoscritto, lungi dai troppo facili e semplicistici “populismi dei nostri giorni, e non volendo lasciarsi ammaliare dal fascino delle sirene della moda dell’antipolitica strisciante, da cittadino disabile, non ha potuto far altro che registrare come tutte le forze politiche in lizza in campagna elettorale non avevano (e non hanno purtroppo ancora oggi) una proposta chiara sulla disabilità.

E’ come se i nostri partiti fossero del tutto sganciati dalla realtà ed anche in questi giorni, tutti presi dalla ricerca smodata delle alleanze a tutti i costi (per carità necessarie e sacrosante per garantire la governabilità al nostro “martoriato” Paese) si fossero completamente e desolatamente dimenticati dei problemi delle persone più deboli, ed ovviamente, pure di noi disabili, i più deboli tra i deboli della società.

Al riguardo, basterà ricordare che, secondo recenti stime, il Reddito d’Inclusione (e non quello di “cittadinanza” di cui tanto si discute nelle ultime settimane)riguarderà solo 1,8 milioni di persone, per non parlare dei modesti finanziamenti stanziati nella scorsa legislatura per il “Dopo di Noi”, delle deboli e talvolta contraddittorie scelte parlamentari negli ultimi 5 anni sul fondo per la non autosufficienza, con risorse spesso tagliate e poi riconcesse in modo insoddisfacente, dell’assoluta inconsistenza del recente D Lgs 66/17 attuativo de La Buona Scuola sull’inclusione scolastica, che nulla ha fatto per impedire che il 47% dei docenti per il sostegno resti precario e privo di adeguata specializzazione e, infine, con i soli 20 milioni di euro (su un budget complessivo di 20 miliardi), destinati ai caregiver familiari dall’ultima Legge di Stabilità.

Chi ci ha parlato di tutte queste criticità in campagna elettorale e chi ce ne parla oggi?

Sembra quasi che i diritti primari allo studio, all’inclusione, al lavoro, all’accessibilità, alla riabilitazione ed alla cura siano diventati oggi degli “optional”, od ancor peggio, delle semplici “concessioni” da elargire ai cittadini con disabilità e non delle PRIORITA’ da garantire in partenza a tutti.

L’auspicio e l’appello accorato che lancio a quella politica colpevolmente ASSENTE di cui sopra è che, sbrogliata presto (almeno così si spera) la matassa dei Presidenti delle due Camere e del Consiglio, essa si riappropri subito del proprio primato e della propria autorevolezza, rimettendo al centro della scena l’uomo con i suoi diritti e collocando la questione disabili in cima alle sue priorità.

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