Bussetti, ipotesi concorsi regionali per i docenti

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Cambiamenti e non rivoluzioni nella scuola. E’ questo il titolo che il quotidiano Avvenire dà all’intervista realizzata con il ministro all’Istruzione, Marco Bussetti. 

Il Ministro dice al giornalista Enrico Lenzi che la scuola ha vissuto stravolgimenti per i quali ha pagato prezzi fin troppo alti dovuti alla mancanza di alcuni decreti attuativi della riforma. Servono ora interventi mirati – è il succo del ragionamento – anche per portare avanti progetti buoni, come per esempio l’innovazione didattica.

Meglio piccoli provvedimenti utili

Bussetti trova inutile penare a grandi riforma solo per lasciare una firma e preferisce percorrere la via dei piccoli aggiustamenti. Porta l’esempio della Chiamata diretta, dove invece si è intervenuti con tempismo per la sua abolizione, perché era stata concepita e applicata male.

La Buona Scuola ha bisogno di qualche altro cambiamento e la pausa estiva sarà un buona occasione per capire come e su che cosa intervenire. Fra gli argomenti in discussione – per il Ministro – c’è sempre quello delle troppe incombenze che gravano sul sistema scolastico, mentre si dovrà lavorare soprattutto per incrementare l’innovazione didattica e la formazione dei docenti verso il digitale.

Il piano sul precariato e mobilità

Poi si pronuncia anche sui temi più cari agli insegnanti: precariato e mobilità. Nel primo caso, Bussetti pensa alle assunzioni dei docenti solo con cattedra già assegnata. E’ proprio il precariato imperante ad aver contribuito a indebolire la figura del professore. Ma anche per quanto riguarda la mobilità, la chiave consisterebbe nell’agire considerando la disponibilità dei posti, altrimenti si corre il rischio di lasciare sguarnite alcuni territori. In buona sostanza, il ministro Bussetti ribadisce l’idea di concorsi regionali, ma nell’intervista non viene citata la questione del domicilio professionale di cui si comincia a parlare sempre più spesso.

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