Buona Scuola, Gavosto: fallimento previsto. Dalla fine del precariato alla chiamata diretta: ecco cosa non ha funzionato

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La legge n. 107/2015, che ha riformato il nostro sistema di istruzione, è stata oggetto di svariate critiche, prima fra tutte quella degli insegnanti, scesi in piazza ancor prima dell’approvazione della stessa.

In data odierna, sulle pagine de “Il Mattino”, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, ha espresso la propria opinione in merito alla Riforma, partendo dai dati di un’indagine svolta dallo stesso stesso quotidiano.

Secondo il Direttore della Fondazione Agnelli, la Buona Scuola è stato un fallimento prevedibile, considerato che molte disposizioni in essa previste erano “mal congegnate” sin dall’origine.

Gavosto illustra quelle che, a suo avviso, sono le disposizioni che non hanno sortito gli effetti sperati: fine del precariato; valutazione docenti; mobilità nazionale; chiamata diretta.

Precariato   

Gavosto afferma che il fallimento della fine del precariato era prevedibilissimo, a causa dei meccanismi di assunzione che hanno determinato un’immissione in ruolo indiscriminata, assumendo tutti quelli presenti nelle GaE, senza dunque aver analizzato le singole situazioni (vedi esclusione docenti graduatorie di istituto). Tale meccanismo ha portato all’assunzione di docenti appartenenti a classi di concorso per le quali c’è sempre stato un minore fabbisogno (diritto, musica e storia dell’arte). Ciò ha fatto sì che la “supplentite” non è stata affatto  superata. Vero è che, nel corrente anno scolastico, il numero di supplenti è diminuito, ma è altrettanto vero che 80000 docenti a tempo determinato non costituiscono un numero tale da poter sostenere la fine del precariato.

La conseguenza delle assunzioni, effettuate secondo il summenzionato criterio, ha fatto sì che i neo assunti confluissero nell’organico di potenziamento, utilizzato prevalentemente per le supplenze.

Valutazione docenti

La valutazione dei docenti, come ben sappiamo, si concretizza con l’assegnazione del “bonus premiale” ai “meritevoli”, i cui criteri di attribuzione, evidenzia Gavosto, non sono noti.

Per il Direttore, inoltre, la  valutazione introdotta con la legge 107/15 contrasta con il sistema di valutazione delle scuole, volto a valutare l’Istituzione scolastica nel suo insieme.

La valutazione dei singoli docenti, secondo Gavosto, introduce un livello di giudizio arbitrario, per cui sarebbe stato meglio definire un percorso di carriera per i docenti che ne riconoscesse l’impegno e le capacità.

Mobilità nazionale

Il meccanismo della mobilità nazionale, così come delineato dalla legge, andava bene, considerato che il maggior numero di cattedre è al centro-nord Italia, tuttavia la politica ha fatto marcia indietro (Gavosto non esplicita in cosa sia consistita tale marcia indietro, probabilmente si riferisce alle deroghe al vincolo triennale per trasferimenti e assegnazioni provvisorie).

Chiamata diretta

La chiamata diretta si poneva il fine di far scegliere al dirigente scolastico i docenti più adeguati a realizzare l’offerta formativa della scuola, come delineata dal PTOF. Anche in questo caso, afferma il Direttore, il timore dell’impopolarità ha determinato delle modifiche in corso d’opera.

Gavosto conclude il suo intervento affermando che la Riforma non ha riguardato quella che è la principale necessità della nostra Scuola: il miglioramento dei livelli id apprendimento degli studenti.

Qui la risposta di Marco Campione alle critiche di Gavosto

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