Braccia rubate all’agricoltura? Orientare gli studenti al settore agricolo, in ascesa e ricco di posti di lavoro

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Braccia rubate all’agricoltura. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato questo adagio sarcastico per fotografare gli incompetenti prestati a lavori ad alta qualifica?

Tante, di sicuro. Ma i tempi cambiano, per fortuna, e se fino a pochi decenni fa pensare all’agricoltura voleva (erroneamente) dire figurarsi un lavoro ideale per “villici” e “bifolchi”, oggi le cose non stanno più così.

Il ritorno all’agricoltura di profili dalle alte competenze è infatti un dato con cui il mondo del lavoro si sta confrontando sempre più di frequente, grazie anche alla riscoperta che le nuove generazioni, formate in settori non necessariamente attigui a quello agricolo, stanno facendo della terra e delle sue infinite possibilità: questo ritorno all’agricoltura, lo dicono i dati, ha riportato il settore tra le eccellenze competitive del Made in Italy nel mondo. Il contadino non è più un lavoratore dalle scarpe grosse, ma di certo è un professionista dal cervello fino.

L’agricoltura (e per esteso l’agroalimentare) è infatti uno dei settori trainanti della nostra economia: col favore della tradizione, ma anche con il rinnovato sprone offerto da nuove competenze incentrate sul rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. In questo senso, l’agricoltura è parte integrante dell’ormai fondamentale settore della bio-economia (fondamentale per l’uomo e la sua ricchezza, da una parte, e per la salvaguardia dell’ambiente, dall’altra). Parliamo in particolare di tutto quell’insieme di attività economiche che utilizzano le bio-risorse rinnovabili del suolo e del mare (come colture agricole, foreste, animali e micro-organismi terrestri e marini) per la produzione di cibo, materiali ed energia: un settore capace di produrre un fatturato pari a 251 miliardi di euro e in grado di dare lavoro a oltre 1 milione e 650mila persone, dati che portano l’Italia al secondo posto in Europa per il settore, alle spalle della Spagna e davanti alla Francia e alla Germania.

Per cavalcare quest’onda positiva vi sono tante iniziative promosse a livello governativo e locale con lo scopo di supportare il ritorno dei giovani all’agricoltura. Ad esempio, nelle leggi di bilancio del 2017 e del 2018 rientra il Bonus agricoltori, con importanti agevolazioni fiscali per imprenditori agricoli e coltivatori diretti under 40. Poi c’è la Banca delle terre agricole, che affida in maniera agevolata ai giovani i terreni abbandonati e incolti presenti nelle Regioni del Mezzogiorno, così da supportare l’installazione e la messa a dimora di produzioni agricole di qualità.

D’altronde anche Coldiretti ha sottolineato come l’Italia sia tra i Paesi leader nell’aumento delle imprese individuali agricole condotte dai giovani. Ecco, dunque, perché è importante orientare gli studenti verso il lavoro agricolo sulla scia di questo nuovo corso: per la difesa dell’ambiente, per promuovere la sostenibilità dell’intervento umano, per supportare le eccellenze competitive del Made in Italy, per riscoprire la nostra vocazione agricola nel rispetto tanto della tradizione quanto dell’innovazione. E perché tra le professioni più ricercate per questo 2018 ci sono anche quelle legate all’agricoltura.

Ma si tratta, va ribadito ancora una volta, di professioni che hanno oramai raggiunto un alto profilo, professioni di cui vantarsi insomma: d’altronde, rigoglio (quello della nostra agricoltura) fa rima con orgoglio (quello dei nuovi agricoltori).

La sezione dedicata all’orientamento e alla scuola-lavoro

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