Bonus merito, Anief: anche ai precari, agli ATA e al personale educativo

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Comunicato ANIEF – Il bonus merito introdotto nel 2015 con la Buona scuola deve essere allargato a tutto il personale docente, anche precario, perché spesso coinvolto dal Collegio dei Docenti in tutte quelle attività oggetto di valutazione da parte del dirigente scolastico, e dalle attività formative da esso predisposte, unitamente al personale ATA ed educativo, la cui formazione è predisposta nel PTOF. Sono due le proposte emendative illustrate da Anief in I e VIII Commissione del Senato al Decreto Legge Semplificazioni.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Escludere a priori centinaia di migliaia di lavoratori è stato un atto inappropriato, perché si è negata l’assegnazione del bonus merito e dell’aggiornamento del personale coinvolto in alta percentuale in progetti a supporto della didattica e per promuove attività di svariato genere. Ancora di più se pensiamo che il precariato scolastico in Italia copre quasi il 15% del corpo docente e al fatto che tra il personale Ata vi sono oltre 200 mila lavoratori e che gli educatori dei convitti sono nel contratto inquadrati come dei maestri di scuola primaria.

A distanza di tre anni e mezzo dall’approvazione della Legge 107, il personale della scuola ancora si chiede perché al bonus merito e all’aggiornamento professionale possano accedere solo i docenti di ruolo. Per i precari, ad esempio, permane il disco rosso, benché si adoperino per svolgere molte più attività di quelle previste dal contratto e si aggiornino professionalmente, non di rado a proprie spese; dall’Anief, in questi giorni, sono stati chiesti, a tale scopo, due precipui emendamenti, da attuare in fase di conversione in legge del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, il cosiddetto decreto legge Semplificazioni, contenente disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione.

Alla prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, Anief ha presentato 15 richieste di modifica al testo del decreto, tutte sull’istruzione pubblica, tra cui le due riguardanti, appunto, il merito e l’aggiornamento professionale, al fine di rendere il giusto merito del lavoro ulteriore svolto, ma anche per permettere al personale Ata, educativo e precario nella categoria docenti di accedere ai corsi di formazione in itinere e alle attrezzature utili allo stesso scopo, attingendo ad una delle poche risorse utili introdotte dalla riforma del Pd approvata nella passata legislatura.

Secondo Marcello Pacifico, “escludere a priori centinaia di migliaia di lavoratori, tra precari, Ata ed educatori è stato un atto decisamente inappropriato, perché si è negata l’assegnazione del bonus merito e dell’aggiornamento del personale coinvolto in alta percentuale in progetti a supporto della didattica e per promuove attività di svariato genere. Ancora di più se poi pensiamo che il precariato scolastico in Italia rappresenta quasi il 15% di tutto il corpo docente, che tra il personale Ata vi sono oltre 200 mila lavoratori e che gli educatori dei convitti sono inquadrati, da contratto, come maestri di scuola primaria”.

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