Bologna, dopo il no al finanziamento alle non statali. Sindaco: “manterrò convenzioni”, Carrozza: “aprire riflessione”, referendari: “derogare il patto di stabilità si può”

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red – E noi apriamo con la Senatrice Puglisi (PD), che commenta il risultato del referendum a Bologna come scontato. Mentre Romano Prodi chiede che si rispetti il risultato del referendum<

red – E noi apriamo con la Senatrice Puglisi (PD), che commenta il risultato del referendum a Bologna come scontato. Mentre Romano Prodi chiede che si rispetti il risultato del referendum<

"Il quesito – afferma la Puglisi – era costruito come un sondaggio d’opinione". Non si devono mettere in forse i finanziamenti, perché il Comune, con il milione di euro dati alle private garantisce basse le rette per 1.764 bambini. Questa la posizione della Senatrice.

Stessa idea anche per  il sindaco di Bologna, Merola, che afferma che in questo referendum nessuna ha vinto o perso, che si trattava di un referendum consultivo e non decisionale e non mette in forse i finanziamenti alle scuole non statali.

Ma, d’altro canto, l’alleanza con Sel suggerisce anche di tener conto del risultato. Lo stesso Romano Prodi suggerisce che "i referendum si accolgono. E questo ha raccolto i voti di coloro che più erano interessati ai temi della scuola".

Quindi, il sindaco promette: "lavorerà perché nessuno venga messo da parte e per tenere conto di chi ha votato A".

Priorità, afferma la Puglisi, è "dare una risposta ai 103 bambini che sono ancora in lista d’attesa per la scuola materna".

Ma al comitato promotore del referendum ciò non basta e con un comunicato inviato ala nostra redazione, cita una sentenza della Corte dei Conti che ha acconsentito all’assunzione di 300 maestre da parte del Comune di Napoli nonostante il patto di stabilità.

Ciò dimostra, dicono dal Comitato Articolo 33, che "il comune non può esimersi dall’obbligo, previsto dalla Costituzione di istituire scuoel pubbliche, a partire dai tre anni"

Viene così a cadere, continua il comunicato "una delle princiupali motivazioni dei difensori dello status quo, per i quali, anche se si fosse risparmiato i milione e decentomila euro che ogni anno il comune di Bologna destina alle scuole dell’infanzia private paritarie, non si sarebbe poi potuto investire nelal scuola pubblica, statale e comunale.

Secondo i referendari, la vicenda di Napoli dimostra che si può invertire la "rotta di 180 gradi" e "ridare priorità alla scuola di tutti e reinvestire in essa".

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