È appena il caso di ricordare che, soprattutto all’estero, vi sono consolidate e pregevoli esperienze di scuola senza compiti (si pensi soltanto alla Finlandia) gli esiti delle quali, in termini di capacità e competenze acquisite, sono tanto più significativi considerato lo scarso profitto dimostrato, anche in ricerche autorevoli (OCSE), dagli studenti italiani.
Ma sono presenti, e documentate, anche in Italia esperienze di eccellenza pedagogica compiute dagli oltre 700 insegnanti, di ogni ordine e grado, iscritti al gruppo Facebook: “Docenti e Dirigenti a compiti Zero”, recentemente costituitisi in “Rete nazionale”, a dimostrazione che una scuola senza compiti è possibile anche nelle condizioni di normale esercizio degli istituti scolastici; non necessitano, cioè, incrementi di organico o prolungamento dell’orario delle lezioni. Sono gli artefici di una “riforma a costo zero” purtroppo ignorata, ancroché innvoativa e sperimentata – le loro testimoninaze sono riportate nell’ebook: “I compiti fanno male”.
Per quanto riguarda il diritto al riposo, al gioco e al tempo libero, negato a causa di impegni domestici sempre più soverchianti, fin dai primi anni di scuola (persino nelle classi a tempo pieno), si rimanda all’art 31 della Carta internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, chiedendo che ne siano recepite le disposizioni: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”
Chi scrive si rende disponibile a qualsiasi chiarimento e confronto, ovunque sia richiesto.
Ringraziando per l’attenzione, e in attesa di cortese riscontro, porge distinti saluti
Maurizio Parodi
Gruppi Facebook: «Basta compiti!» e «Docenti e Dirigenti a Compiti Zero» – Sito: www.bastacompiti.it
MANIFESTO
Chiediamo che i compiti a casa siano aboliti, nella “scuola dell’obbligo”, perché:
sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima; non “insegnano”, non lasciano il “segno”, attivano solo la memoria a breve termine (un sapere “usa e getta): dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;
sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta; e costituiscono una delle ragioni, più gravi, dell’abbandono scolastico;