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Bambini fino a tre anni, l’arte educa all’osservazione e al problem solving

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Non c’è nulla di più delicato, impegnativo e appassionante che la crescita intellettuale e fisica di un bambino, in particolare nei primissimi anni di vita. Un proverbio giapponese dice che la mente dei tre anni dura per cento anni.

Compito e responsabilità degli adulti educanti è di ricercare e attivare le metodologie educative più efficaci allo scopo. Il valore delle arti e lo sviluppo della creatività sono le vie privilegiate. Tuttavia, nelle scuole, tranne rari casi, esse vengono trascurate e considerate attività di secondo piano rispetto ad altre discipline.

Eppure gli studi, le ricerche, il pensiero di eminenti pedagogisti, filosofi e psicologi hanno dimostrato che la pratica sistematica delle arti rappresenta un eccellente metodo per lo sviluppo fisico, cognitivo, emotivo-affettivo durante la prima e la seconda infanzia in particolare.

John Dewey, filosofo e pedagogista americano, già a suo tempo aveva affermato convintamente che l’arte fosse “il mezzo più indicato per utilizzare, in maniera costruttiva, l’energia creativa racchiusa nel bambino”, aggiungendo che attraverso lo sviluppo della creatività il bambino viene educato all’osservazione e al problem solving, al potenziamento dell’immaginazione e delle abilità comunicative.

Anche la nostra Maria Montessori affermava che “il lavoro creativo, nel suo svolgimento, coinvolge numerose capacità cognitive e un bambino assorto a dipingere, scrivere, danzare, comporre, altro non fa che pensare con i propri sensi”.

In questi come in molti altri studi ci sono le basi per avvalorare una pedagogia dell’arte per non deprimere l’intelligenza e la motivazione dei bambini che non chiedono altro se non di crescere, come recita uno slogan “sani e belli”.

Molte sono state le sperimentazioni in questa direzione e tutte hanno confermato e confermano che l’esperienza pedagogica dell’arte è assolutamente preziosa nell’evoluzione del bambino. Gli studiosi Fabbri e Munari scrivono che “la creatività sarebbe una questione di stile, di atteggiamento, di carattere, un modo di porsi di fronte alle cose e ai problemi”, come a dire che “creatività e intelligenza sono la stessa cosa”.

Ma la scuola, così com’è concepita oggi, per molteplici ragioni, riduce drammaticamente le potenzialità del bambino che non trova i modi appropriati per esprimersi.

Arte e creatività sono concetti che non significano far divenire il bambino un “artista”, bensì devono agevolare l’individuo nella “creazione”, nella capacità di risolvere problemi in maniera sempre diversa e innovativa, contribuendo così a plasmare una società e un genere umano sempre migliori. Per questo è fondamentale lasciare che i bambini esplorino il proprio talento artistico e creativo .

Un esempio di apprendimento creativo è quello avviato da Pensare oltre, che ha scelto un setting non convenzionale: il teatro. Il bambino è protagonista indiscusso della scoperta; per questo ha coinvolto artisti che credono fermamente in una pedagogia dell’arte, per questo ha scelto e formato “maestri” ad hoc. Tutti fortemente convinti che corpo-mente-sensi-cuore sono un tutt’uno ed è così che s’impara.

 

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