Bambini con DSA, in Veneto il 3%: 14.200

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Marghera-Venezia, 4 novembre 2016 – In Veneto la percentuale di diagnosi di Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) – ossia dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia –, nella popolazione di studenti tra gli 8 e i 19 anni (circa 506.600) si attesta a quasi il 3%, ovvero oltre 14.200 bambini e ragazzi (dati Ufficio Scolastico regionale, gennaio 2015). Ed è appunto a partire dai primi anni di età scolare che si riscontrano e si rendono evidenti i primi disturbi, che possono presentarsi singolarmente o coesistere. 

Troppo spesso, però, l’individuazione e il riconoscimento dei sintomi tardano: nella scuola secondaria di primo grado infatti, secondo i dati nazionali 2014/2015 del Miur, ben il 4,2% dei ragazzi è affetto da Dsa, a fronte dell’1,6% nella primaria, del 2,5% nella secondaria di secondo grado e del 2,1% totale nazionale. Ma a seguito del tardivo riconoscimento si complica nel frattempo il rendimento scolastico del bambino o del ragazzo affetto da Dsa, caricandolo così di ulteriori disturbi emozionali e comportamentali ma anche facendo crescere il disagio delle famiglie.

A riconoscere ufficialmente il disturbo è una certificazione rilasciata gratuitamente da un’équipe di professionisti dei servizi pubblici (delle Ulss) o di servizi privati accreditati dalla Regione, che permette dopo un iter diagnostico, che dovrebbe durare al massimo sei mesi, di mettere in campo il prima possibile azioni didattiche e terapeutiche di intervento. Con l’obiettivo di accelerare l’iter, evitando i lunghi tempi di attesa delle Ulss rilevati da più parti, e di trovare un interlocutore che possa conoscere davvero il bambino o il ragazzo tramite un percorso strutturato, anche alcune realtà del settore privato e del privato sociale, compresa dunque la cooperazione, si candidano a prendere in carico il percorso diagnostico. Sono infatti, ad oggi, solo dieci gli enti privati accreditati in Veneto (riconfermati rispetto allo scorso anno), distribuiti nelle sole quattro province di Vicenza, Treviso, Verona e Padova. E sullo sfondo, gli utenti lamentano anche la persistenza di procedure non ancora pienamente standardizzate, aspetto che – come è facile immaginare – aumenta nelle famiglie l’incertezza e la confusione rispetto alla scelta dei passi da compiere.

Questi i temi affrontati da esperti e professionisti del settore nel corso del seminario “Ben-essere DSA”, tenutosi nel pomeriggio di oggi a Marghera presso la sede di Legacoop Veneto. A organizzarlo e promuoverlo la cooperativa sociale Squero di Venezia, in collaborazione con Legacoop Veneto e Studio Logopedico di Mestre. Un’iniziativa fortemente voluta dalla cooperativa sociale veneziana – nata nel 2011 e impegnata nella promozione di centri di formazione ricreativi e doposcuola a favore dell’integrazione scolastica – per informare e formare sul tema in particolare gli insegnanti e le famiglie, allo scopo di aiutarli a conoscere e riconoscere i “campanelli di allarme” dei Dsa, e dunque a intervenire il prima possibile: troppo di frequente, infatti, i segnali sono ancora oggi confusi con semplice disattenzione, mancanza di concentrazione e di interesse, svogliatezza da parte del bambino o del ragazzo. E non solo, il seminario ha inteso anche sensibilizzare i cittadini verso i problemi correlati ai disturbi, perché spesso sulle persone affette da Dsa pesano pregiudizi e rischio di isolamento o difficoltà relazionali che coinvolgono inevitabilmente la famiglia.

«La numerosa partecipazione al seminario ci dice come il tema sia molto sentito non solo dalle famiglie che vivono sulla propria pelle i problemi correlati ai Dsa ma anche dagli insegnanti e dal privato sociale, e in senso più ampio dai cittadini» ha commentato Gabriella Trevisan, presidente cooperativa Squero, che ha continuato: «È per noi un primo traguardo raggiunto rispetto alla necessità di far dialogare le famiglie con il mondo della scuola e della sanità nell’interesse, primo e unico, di favorire il migliore sviluppo dei nostri figli. Dall’osservatorio quotidiano della nostra cooperativa sociale sappiamo infatti quanto spesso le famiglie si sentano sole e quanto pesante possa essere il senso di colpa nei genitori di un figlio con Dsa». 

«Stiamo immaginando con la cooperativa un percorso di iniziative per mettere in rete i diversi soggetti e settori coinvolti in modo da contribuire, per quanto a noi possibile, a garantire pari opportunità sia di diagnosi tempestiva che di supporti adeguati a tutti i ragazzi e alle loro famiglie» ha sottolineato Loris Cervato, responsabile Settore Sociale di Legacoop Veneto. «La cooperazione sociale da parte sua può contribuire ad affrontare e risolvere meglio questo problema fortemente presente pure nel nostro territorio, a sostegno delle scuole, e pertanto degli insegnanti, e a fianco delle famiglie e dei loro bambini».

 Dopo una breve illustrazione sulla legislazione in vigore, in primis la legge nazionale 170/2010 “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” e la normativa regionale veneta che regolamenta la diagnosi nel proprio territorio, si è affrontato il tema delle implicazioni emotive correlate alle prestazioni scolastiche dei ragazzi, e si sono approfonditi da un lato il ruolo e l’utilizzo degli strumenti e delle misure tesi a ridurre nello studente gli effetti del disturbo grazie a modalità di apprendimento a lui più adatte (e previste per legge nella didattica scolastica), dall’altro la loro utilità nel suo percorso di crescita. 

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