Autorità, studio, memoria e disciplina: azioni indispensabili all’attività educativa. Lettera

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A pochi giorni dall’inizio di un nuovo anno scolastico e in un periodo in cui la scuola sta subendo tutta una serie di riforme imposte dall’alto, attacchi, accuse, critiche, spesso ingiustificate, che stanno creando divisioni e delusioni all’interno del corpo docente, forse, può risultare opportuno accendere i riflettori sul valore dell’autorità nel processo di insegnamento-apprendimento, sull’importanza dello studio serio e sulle potenzialità di una pratica, quella della memoria, oggi, completamente in disuso, banalizzata, considerata un inutile esercizio mentale, ma che può dare ordine, valore, coordinazione, funzionalità e spinta, al processo educativo.

Autorità, studio e memoria sono modi e forme diverse, ma strettamente collegate, per esprimere la vita intellettuale e culturale della realtà scolastica, rappresentano l’ interiorizzazione di una sapienza ed una saggezza che l’alunno ancora non possiede, consentono di acquisire sicurezza e mettere in azione le forze più intime per orientare l’esperienza e avviare il processo di estensione, coordinazione, direzione e valorizzazione delle potenzialità personalie individuali. Non solo. Nella loro dinamicità, sono essenziali al processo educativo, in quanto, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non vanno intese come un obbligo, come una volontà che costringe e opprime un’altra volontà perché più forte (autoritarismo), ma come una volontà pienamente autonoma, dinamica e libera che collabora con un’altra volontà, si lascia sollecitare, stimolare e guidare perché anch’essa diventi forte, autonoma, preparata e libera (autorevolezza).

L’autorità sia nell’ordine morale, sociale e psicologico, costituisce, pertanto, un prezioso strumento che consente di instaurare un’atmosfera di sicurezza, di liberare dall’ansia e dal timore, di favorire e stimolare il processo educativo e didattico e consentire all’alunno di percepire l’insegnante come una guida sicura per raggiungere la sua autonomia, conquistare le sue libertà e superare problemi, difficoltà, dissensi e contrasti.

L’insegnante, in pratica, nell’ esercitare efficacemente la sua professionalità e la sua autorità, ovvero, la sua capacità di iniziativa, di coordinazione, di direzione, rende più agevole lo studio, favorisce e stimola la memoria, lavora per realizzare e concretizzare i necessari avanzamenti sul piano culturale, far fare gli auspicati salti di qualità e rompere quel mediocre e tacito patto, bassi stipendi, bassa produttività, ma, soprattutto, dà voce all’ imperativo della coscienza che reclama una formazione migliore per una società migliore.

In tal modo, la scuola diventa il luogo dove insegnanti e alunni, lavorando insieme, costituiscono una comunità interessata non ad imporre modelli esterni di comportamento, ma a realizzare un compito comune per garantire a tutti l’ uguaglianza delle possibilità, dove ciascun membro si impegna e sperimenta nuove forme di vita culturale e sociale, costruisce nuovi modi di pensare, agisce e si impegna per elaborare una nuova immagine della scuola e della società, dove alunni e docenti rivivono insieme l’esperienza educativa del sapere, del saper fare e del saper essere.

Autorità, studio, memoria e disciplina sono azioni indispensabili all’attività educativa, sono un servizio al processo formativo dell’alunno, in quanto, interessano, guidano, appassionano, orientano, coinvolgono e, soprattutto, generano un sentimento di fiducia, basilare per la scelta di uno studio libero e deciso che educhi ai valori alti e nobili della vita: rispetto, amore,dolcezza, delicatezza, pazienza ecc..

Purtroppo, la costellazione di valori che orienta, oggi, la navigazione dei docenti è impallidita: i docenti appaiono come portatori di un’immagine negativa a causa di una società che confonde l’accessorio con l’essenziale, che apprezza la furbizia e la disonestà, a scapito della serietà, dell’onestà, dello studio, dell’impegno.

Autonomi, liberi, rispettosi, studiosi e bravi non si nasce; si diventa per effetto dell’ obbedienza all’autorità interiore e all’autorità liberatrice dell’educatore. Purtroppo, il tema dell’obbedienza nella cultura pedagogica suscita poco interesse e mal si adatta ad una civiltà legata, per la maggior parte, a categorie mentali che escludono ogni presunta forma di debolezza e non riescono a fare a meno del potere, del comando, dell’orgoglio, del prestigio.

Consapevoli delle difficoltà di una inversione di tendenza è, tuttavia, doveroso impegnarsi per ricondurre tutte queste virtù, che si concretizzano in un servizio che l’uomo rende all’uomo, nel loro nucleo essenziale. Imparare, memorizzare, obbedire, studiare, rispettare,significa, innanzitutto, accettare ed accogliere le fatiche del viaggio, operare una descrizione sintetica delle vie da percorrere per superare ogni pigrizia e ristrettezza di cuore. Le virtù hanno una grande portata pedagogica e devono essere valorizzate.

Su questi temi, sia nelle sedi istituzionali, sia nelle associazioni
professionali dei docenti, bisognerà lavorare intensamente per
predisporre nella scuola, nella famiglia e nella società, adeguati
interventi per reclamizzare adeguatamente l’abito autentico delle
buone abitudini e dei buoni sentimenti.

Rispettare l’autorità del docente, accogliere positivamente e con
gioia la fatica dello studio, imparare a memoria per comprendere che
il ricordo e la parola sono elementi determinanti nel processo di
apprendimento, sono principi educativi che non vanno sprezzamente
liquidati come residui arcaici di una tradizione educativa ormai
screditata, ma apprezzati come patrimonio collettivo, patto educativo
di cultura, arte, scienza storia, che solo può aiutare e guidare i
giovani a difendersi da tanti falsi miraggi e pseudo valori.
L’auspicio è che i nostri alunni, in questo nuovo anno scolastico,
possano far propria questa preoccupazione educativa e imparino a
vincere, con la serietà, l’impegno e lo studio, che in molti casi
hanno già ben dimostrato, la piaga paralizzante della superficialità
e compiere il tanto atteso salto di qualità.

Fernando Mazzeo

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