Autonomia differenziata, docenti dipendenti regionali: addio 18 ore settimanali. Fino a 120 di attività funzionali. Modello Trentino

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Divulgate ieri da Roars le bozze dell’autonomia differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L’istruzione è nodo centrale della regionalizzazione in particolare delle prime due.

Cosa vogliono le Regioni?

Lombardia e Veneto, a differenza dell’Emilia Romagna, chiedono il totale controllo dell’istruzione regionale. Ciò significa docenti, dirigenti e personale ATA alle dipendenze delle due regioni, gestione delle attività formative del personale, gestione dell’apprendistato, programmazione dell’offerta formativa, disciplina degli organi collegiali.

Ma soprattutto gestione della disciplina contrattuale, relativamente al rapporto di lavoro del personale dirigente, docente, amministrativo, tecnico e ausiliario.

Una contrattazione che punterà, soprattutto, alla modifica degli orari di lavoro e alla disponibilità in servizio dei docenti con miglioramenti retributivi, così al meno annunciato, ma con uno stravolgimento contrattuale.

Modello Trentino

E’ al Trentino che le due regioni guardano, si è detto da più parti, ad esempio con la possibilità di gestire i concorsi in modo autonomo.

Cosa accade in Trentino per quanto riguarda la contrattazione sugli orari di lavoro?

Già da qualche anno il contratto della regione austriaca ha, ad esempio, eliminato la distinzione di 40 ore + 40 per le attività funzionali, portando il monte ore complessivo ad 80 annue. A queste ore se ne aggiungo anche 40 provinciali che portano il monte ore complessivo a 120. Ore nelle mani delle dirigenze che possono programmare a proprio piacimento le attività dei docenti.

Queste ultime ore dovrebbero essere utilizzate per il potenziamento formativo dei ragazzi, ma, ci ha riferito il responsabile UIL del Trentino in una intervista rilasciata alla nostra redazione nel febbraio del 2018, “vengono quasi esclusivamente saturate per fare supplenze, sorveglianze ad inizio fine scuola, viaggi istruzione senza indennità.”

Inoltre, la disponibilità dei docenti delle superiori viene gravata di ulteriori 70 ore per il recupero delle lezioni a 50 minuti, scelta non dipendente dagli organi collegiali delle scuole, ma imposte dalla provincia.  I docenti devono recuperare i 10 minuti persi a lezione, ovviamente senza alcun compenso.

Insomma, un aumento del carico di lavoro che non sempre coincide con un reale aumento delle retribuzioni.

Altra questione che si è aperta in Trentino ha riguardato qualche anno fa il cosiddetto diritto alla disconnessione. Infatti, c’è stata la pretesa da parte della Provincia di consentire ai dirigenti di poter raggiungere con SMS o email a qualsiasi ora i docenti ed emettere un ordine di servizio relativo alle ore a disposizione. una sorta di servizio h24.

Ed è sulla parola servizio che ruota l’attuale richiesta di autonomia da parte di Lombardia e Veneto in particolare. Con l’obiettivo di trasformare la scuola in un ente di servizio al cittadino, una sorta di azienda locale che risponde alle esigenze del cittadino snaturandola dal suo ruolo istituzionale. Ma questo è un altro capitolo.

Le bozze

bozza-Lombardia

bozza-Veneto

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