Autonomia differenziata, aumento 200 euro solo a docenti del Nord

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L’aumento dello stipendio di 200 euro ai docenti, conseguenza della regionalizzazione, tecnicamente definita autonomia differenziata, potrebbe riguardare solo il Nord.

A fare qualche calcolo è stato il quotidiano La Repubblica con un articolo molto dettagliato dal titolo: I prof regionali pagati di più (ma solo al Nord).

Alla vigilia del consiglio dei Ministri dove si discuterà la bozza dell’accordo tra Stato e Regione Veneto sull’autonomia, Corrado Zunino ha messo assieme tutte le informazioni già disponibili e quelle finora circolate per cercare di fotografare quale sarebbe la situazione per i docenti e per la scuola in senso lato con l’approvazione della autonomia differenziata.

Partendo dalla busta paga media di un prof, di circa 1.350 euro al mese, è andato a calcolare l’incremento paventato (10, 15%) che porterebbe – appunto – ai famosi 200 euro. L’incremento è stimato – fa notare Zunino – sulla base di quanto avviene nella province autonome di Trento e Bolzano (le più ricche) dove però gli insegnanti lavorano 220 ore annue in più rispetto all’orario stimato.

A questo si somma – fa notare sempre Zunino – il problema del reclutamento che porterebbe alla creazione di quattro binari (per ogni regione). L’autonomia differenziata prevede infatti il trasferimento della gestione del personale scolastico dal livello nazionale a quello regionale. Va poi risolta la situazione fra chi è già in ruolo e chi lo dovrebbe ottenere. E spiega quali sarebbero i quatto binari che si andrebbero a creare.

Nella sua ricostruzione, Zunino, trova una spiegazione all’insistenza da parte del ministro Bussetti nel voler trovare il modo per vincolare i neoassunti per cinque anni alle cattedre assegnate.

Il reclutamento dei docenti, una volta approvata l’autonomia differenziata, dovrà fare i conti anche con la situazione in cui verte la scuola, con un Nord privo di insegnanti e con un “sistema – scrive Zunino – che continua a produrre precariato e buchi nell’orario“.

Per ottenere fondi – si legge ancora sul quotidiano – non si potrà che attingere alle risorse generali, togliendo disponibilità e servizi alle altre diciotto regioni, a partire dalle scuole del Sud“.

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