Docenti saranno dipendenti regionali, mobilità solo all’interno della Regione

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Nelle settimane scorse, abbiamo riferito sull’iter avviato da alcune regioni – Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – per ottenere ulteriori forme e condizioni di autonomia amministrativa e legislativa su temi quali lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e di governo del territorio.

Organici, autonomia alle Regioni. Primo punto nell’agenda del Ministro per gli Affari Regionali

Disegno di legge autonomia del Veneto

Il 22 ottobre prossimo, probabilmente, il Governo varerà il disegno di legge sull’autonomia del Veneto, come apprendiamo dall’assessore al Bilancio, al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli, Enrico Panini, che lo ha annunciato su FB:

Tra pochi giorni, probabilmente il 22 ottobre, il Consiglio dei ministri varerà il disegno di legge sull’autonomia del Veneto, cui seguirà a breve quello della Lombardia, dell’Emilia Romagna e di altri territori del centro e del Nord. Quel testo di legge non potrà essere corretto in Parlamento perché deputati e senatori saranno chiamati a dire sì o no in blocco.

Tra le materie, relativamente alle quali il Veneto beneficerà di maggiore autonomia, vi è l’Istruzione.

Cosa accadrà

Enrico Panini evidenzia che l’Istruzione verrà regionalizzata, per cui Programmi scolastici, organizzazione, assunzioni e trasferimenti saranno solo locali. 

Mobilità

L’Assessore evidenzia poi che sarà sì possibile concorrere per una cattedra in Veneto, tuttavia, quell’insegnante dovrà sapere che è stato assunto dalla Regione Veneto e potrà chiedere di trasferirsi da Padova a Treviso, ma non potrà lasciare il Veneto se non dimettendosi e partecipando a un nuovo concorso regionale.

Finanziamenti

Enrico Panini evidenzia poi che: Una volta spezzettata l’istruzione, sarà spezzettato anche il suo finanziamento. Non, si badi bene, in base al numero di bambini e di ragazzi da istruire. No, troppo facile. Il principio sarà in base alla ricchezza dei territori. Quindi una scuola di mille studenti a Padova riceverà fondi in base al Pil del Veneto e una di mille studenti in Calabria in base al Pil della Calabria. Ovvero la metà. Senza alcuna tutela sul livello essenziale di servizio da garantire ovunque sul territorio nazionale. 

La scelta di collegare le risorse non ai fabbisogni dei territori ma alla loro ricchezza fa della proposta del Veneto – scritta da un governatore leghista veneto e da una ministra leghista veneta – una richiesta di di secessione di fatto.
Questo è quanto sta per accadere. Tra breve. A giorni.

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