ATA e ITP ex Enti locali, Pantaleo invia lettera a forze politiche

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red – Con una lettera inviata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Istruzione, ai Presidenti di Camera e Senato, nonchè a tutte le forze politiche, il Segretario della FLCGIL, Domenico Pantaleo, chiede il rispetto delle sentenze per il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata alle dipendenze degli Enti locali.

red – Con una lettera inviata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Istruzione, ai Presidenti di Camera e Senato, nonchè a tutte le forze politiche, il Segretario della FLCGIL, Domenico Pantaleo, chiede il rispetto delle sentenze per il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata alle dipendenze degli Enti locali.

Il testo della lettera

Sottoponiamo alla Vostra attenzione la vicenda del personale ausiliario, tecnico e amministrativo e insegnante tecnico-pratico delle scuole statali che fino al 31.12.1999 lavorava alle dipendenze degli Enti locali e dal 1 gennaio 2000 passò alle dipendenze dello Stato per effetto della legge 124/99 con diritto al riconoscimento dell’anzianità di servizio pregressa. È una storia antica ritornata prepotentemente all’attualità per l’intervento della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia. Tutto nasce perché, inspiegabilmente, il Miur, ignorando le disposizioni di legge, si assunse allora la responsabilità di non riconoscere l’anzianità di servizio maturata alle dipendenze degli Enti locali. Com’era prevedibile si sviluppò un intenso contenzioso, promosso in gran parte dal sindacato che affiancò e sostenne i lavoratori affinché fosse ripristinato il loro diritto alla giusta retribuzione.

Molti giudici del lavoro, quindi i tribunali dell’appello e da ultimo la Corte di Cassazione, con diverse sentenze, diedero ragione ai lavoratori ricorrenti fino a quando il quadro normativo (art. 8 legge 124/99) non è stato, strumentalmente, modificato con un’interpretazione autentica contenuto nel comma 218 della legge finanziaria 2006 (266/05), che, con effetto retroattivo, nega il riconoscimento delle anzianità maturate, annullando di fatto gli effetti delle sentenze.
Su questa materia è intervenuta il 7 giugno scorso la Corte europea dei diritti umani giudicando l’intervento legislativo del 2006 una violazione dell’articolo 6, comma 1 della Convenzione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dal momento che la giurisprudenza favorevole ai lavoratori fino a quel momento aveva fatto maturare in essi “un legittimo affidamento”, l’aspettativa di avere soddisfazione.

In seguito a questo pronunciamento anche la Corte di Cassazione, che dopo la legge del 2006 aveva smentito i precedenti pronunciamenti a favore dei lavoratori allineandosi alla posizione del governo, ha ricambiato orientamento accogliendo le richieste degli interessati, con un ritorno alla posizione che aveva dato ragione a molti lavoratori nel lontano 2006.

Questi fatti sono un’ulteriore prova del ruolo sempre più determinante della giurisdizione europea nei contenziosi dei singoli stati.
Pensiamo che a questo punto non sia più rinviabile una soluzione politica per sanare questa macroscopica ingiustizia che ha colpito migliaia di lavoratori ed evitare una ripresa del contenzioso, peraltro già avviato, che non fa bene a nessuno: molto faticosa per i lavoratori, ma molto costosa per lo Stato che sarebbe sicuramente soccombente e aggravato di costi in più.

Le soluzioni si possono trovare. Serve la volontà di trovarle. Già la legge finanziaria 2008 (L. 244/2007) suggeriva un percorso contrattuale che oggi si potrebbe riprendere tramite lo stanziamento di fondi specifici al fine di trovare una soluzione al riconoscimento delle anzianità pregresse.

Riteniamo urgente che il Parlamento intervenga sul piano legislativo al fine di ripristinare una situazione di legalità e legittimità così come la Corte europea chiede al Governo
italiano.

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