Assistenti alla comunicazione e tiflologi: Riconoscimento necessario

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Inviato da Gianluca Rapisarda – Il nostro Paese può senz’altro vantare una delle legislazioni scolastiche più avanzate ed inclusive del mondo.

Ma a 42 anni di distanza dall’approvazione della legge 517/77, architrave del sostegno in Italia, il processo d’inclusione degli alunni con disabilità appare ancora incompleto e discontinuo e, malgrado il recente Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione, attuativo della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), conserva dei coni d’ombra importanti.

Nel sistema attuale notiamo i seguenti punti deboli: la carente e insufficiente formazione specifica di molti insegnanti specializzati; la diffusa impreparazione dei docenti curricolari, del personale ATA (Ausiliario Tecnico Amministrativo) e del contesto scolastico nei confronti degli allievi con disabilità. A ciò si aggiunga l’ormai consolidata e “perversa” delega al solo docente per il sostegno degli stessi alunni e studenti con disabilità.
In vista dell’imminente riforma del sostegno preannunciata nelle settimane scorse dall’attuale Esecutivo, occorrerebbe dunque insistere sui seguenti focus:
1) un’adeguata formazione dei futuri docenti per il sostegno sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale. Al riguardo, mi sento di sposare in toto il recente accorato appello lanciato dalla Consulta delle Società Pedagogiche Italiane, affinché queste discipline trovino spazio adeguato e dignitosa collocazione in ambito universitario e vengano proposte, curate e insegnate da docenti competenti, al fine di formare insegnanti che possano essere efficacemente preparati e pronti ad accedere a concorsi “specifici” per i posti di sostegno;
2( un’idonea e specifica azione formativa di massa di tutto il personale scolastico e non solo dei docenti specializzati sulle singole disabilità;
3) una reale continuità didattica che passi però dalla previsione di un ruolo “separato” per gli insegnanti specializzati, da un piano serio e strutturale di assunzione dei docenti di sostegno, con un loro definitivo transito nell’organico di diritto e dal loro vincolo all’intero segmento formativo dell’alunno.
Con queste mie riflessioni, tuttavia, voglio ribadire la mia ferma convinzione che alla succitata prossima riforma del sostegno non basterà prevedere concorsi “specifici” per il ruolo magari “separato” di sostegno, un’adeguata formazione universitaria sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale dei docenti specializzati e curricolari ed un’effettiva e “sacrosanta” continuità didattica per gli studenti con disabilità, se queste nostre non più rinviabili istanze avanzate al Governo del cambiamento non saranno accompagnate anche dall’ormai indifferibile passaggio dalla distorta logica della “delega” al solo docente per il sostegno a quella del “sostegno diffuso”. Ed a mio modesto avviso, ciò sarà possibile soltanto garantendo contesti veramente “flessibili”, dotati di ambienti, strumenti e materiali resi accessibili anche grazie alla presenza costante di figure educative di riferimento.
Proprio per tale motivo, una delle Associazioni storiche aderenti alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), vale a dire l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), insieme ai suoi Enti collegati, riuniti nel NIS (Network per l’Inclusione Scolastica), ha ultimamente elaborato una proposta formativa basata su Master Universitari di Primo e Secondo Livello, per fornire un’efficace ed appropriata preparazione rispettivamente agli assistenti alla comunicazione e ai pedagogisti esperti in Scienze Tiflologiche. Tale proposta del NIS dell’UICI è scaturita dall’amara considerazione che, attualmente, gli assistenti alla comunicazione (ex art 13 comma 3 della legge 104/92) ed i tiflologi operano in condizioni di precarietà di ruolo, funzionale e di formazione, a causa del loro mancato riconoscimento giuridico all’interno del nostro Sistema Nazionale di Istruzione.
Ma, mentre per il riconoscimento dell’assistente alla comunicazione, dopo 27 anni di estenuante e spasmodica attesa, pare che il MIUR stia cercando ultimamente di dare risposta con la definizione di una bozza di nuovo profilo da portare presto in Conferenza Stato-Regioni (come tra l’altro previsto dall’art 3 del D. Lgs 66/17), per l’inquadramento del tiflologo, la strada sembra invece ancora lunga, per l’assenza di una norma specifica che ne disciplini il ruolo ed il percorso formativo.
Come se non bastasse, in seguito alla perdurante crisi dell’Istituto Romagnoli (unico centro di formazione tiflologica nel nostro Paese), paghiamo oggi pure lo scotto della mancanza di una vera e propria “generazione” di esperti in tiflologia, cui occorre porre necessariamente rimedio.
La soluzione può e deve consistere solo nell’“istituzionalizzazione” della nuova figura professionale dell’esperto in scienze tiflologiche che, integrandosi con quell’altrettanto preziosa dell’assistente alla comunicazione e salvaguardando e sanando le conoscenze e competenze acquisite in questi anni dagli operatori degli Istituti dei Ciechi e dei Centri di Consulenza Tiflodidattica della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi e della Biblioteca per i Ciechi Regina Margherita di Monza, possa essere maggiormente al passo con i tempi e possedere una formazione più adeguata e idonea a promuovere il processo di inclusione degli alunni/studenti con disabilità visiva.
In tal senso, c’è grande soddisfazione per quell’emendamento alla Legge di Bilancio del 2018 che ha consentito a circa 200.000 educatori e pedagogisti di vedere finalmente riconosciuta la loro professione. A questo punto l’auspicio è che, in sede di Decreti Attuativi, si possano effettuare interventi correttivi al predetto provvedimento, affinché venga riconosciuto pure il profilo del pedagogista esperto in Scienze Tiflologiche, operatore strategico ed essenziale, per una proficua inclusione degli alunni e studenti disabili visivi.
Riconoscere il Pedagogista Esperto in Scienze Tiflologiche, infatti, non significherebbe voler eliminare i docenti per il sostegno o ridimensionare l’insostituibile ruolo “inclusivo” dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, quanto piuttosto ri-proporre e ri-affermare definitivamente la necessità della specificità tiflologica nel processo di educazione e di istruzione dei ciechi e degli ipovedenti, anche e soprattutto nel Terzo Millennio.
Consigliere della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi

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