Assegnazioni provvisorie su sostegno, Comitati docenti del mezzogiorno: concederle anche a docenti senza titolo

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comunicato Comitati docenti del mezzogiorno – Non c’è più tempo da perdere: è ora il momento di cambiare rotta, la “buona scuola” va fermata, ma prima di fare ciò, va protetta quella fetta di Sud che chiede ancora giustizia. Ancora troppe le famiglie smembrate per il sogno, divenuto incubo, della stabilizzazione dei propri contratti dopo decine di anni di precariato nelle scuole del Mezzogiorno. Ancora troppe le ingiustizie  che vedono sempre il Sud dell’Italia pagare dazio questa volta con il sacrificio delle donne di 50 anni, professioniste che de facto sono state “scippate” insieme ai loro redditi, dignità e cultura.  Alla luce della prima trattativa tra Miur e sindacati del 3 maggio tutti i comitati di docenti confidano ora, dopo la nuova mobilità che li costringerà ancora al Nord, in una soluzione tampone: le assegnazioni provvisorie, da destinare ai docenti di ruolo richiedenti compresi i colleghi senza titolo del sostegno su tutte le cattedre in deroga destinate agli alunni con disabilità (dopo che i vari provveditorati avranno accantonato cattedre per i precari delle Gae e delle graduatorie di istituto con specializzazione).

Questa soluzione è a costo zero per le casse dello  stato e certamente crea sinergie positive tra il Miur, i sindacati e le istituzioni locali. Non solo, il provvedimento è in grado di ridare serenità a quelle famiglie di docenti deportati al Nord che finalmente potrebbero ricongiungersi. Non concedere questa opportunità, riservata ai lavoratori del pubblico impiego a tempo indeterminato, significherebbe arrecare danno non solo alle famiglie meridionali, ma anche al tessuto sociale perché basta fare due conti con una semplice analisi di microeconomia, ad esempio:  l’affitto dell’abitazione al Nord è di almeno 400 euro al mese. A questo si aggiunge la spesa del vitto considerata per ipotesi di 10 euro al giorno per singolo docente. Ciò vuol dire che mensilmente avremo speso 300 euro circa. Sommiamo inoltre i costi relativi alle varie utenze domestiche: acqua, luce, gas, rifiuti e le spese di condominio, che alla fine ammonteranno al costo aggiuntivo di 100 euro mensili. Ricapitolando: 400 affitto, 300 vitto, 100 utenze. Supponiamo poi che il nostro prof “campione” senta ipoteticamente la necessità di tornare a casa per riabbracciare i propri cari che probabilmente non vede da mesi. Consideriamo che il costo aggiuntivo degli spostamenti potrebbe ammontare intorno ai 120 euro tra andata e ritorno, concedendosi un treno e non certamente un aereo che farebbe crescere esponenzialmente i costi, ma non diminuisce i Km che separano le famiglie. È evidente che l’elenco dei costi supera quello dei compensi.

Orbene facendo le somme, se non sbagliamo le addizioni, il nostro Docente “campione” ha speso mensilmente 920 Euro.

Ovvio sottolineare che i costi lievitino maggiormente qualora il nostro amato Professore abbia avuto la fortuna di essere trasferito a Roma, Milano, Venezia, Firenze, etc.

Ciò che resta dello stipendio servirà alla sopravvivenza dei suoi cari, ovviamente nell’ipotesi in cui egli abbia dei figli e un coniuge naturalmente rimasti al Sud. Qualora le nostre proposte sulle ap non siano sufficienti per tutelare i prof di ruolo sarebbe auspicabile garantire  una indennità di trasferta nelle contrattazioni integrative sindacali a sostegno dei docenti in esilio, come ipotizzare convenzioni di tratte aeree, buoni pasto, buoni affitto e qualunque altra misura che possa agevolare la permanenza al Nord, per chi, purtroppo, costretto a restare fuori Regione. Le ap aperte a tutti i prof di ruolo che ne facciano richiesta: non una richiesta da privilegiati, ma semplicemente legittime aspettative dettate anche dalla Costituzione (art. 36), insieme alla riforma Madia che addirittura ha posto come limite di 50Km la distanza massima tra residenza e luogo di lavoro concetto che mal si coniuga coi docenti deportati.

Bari, 2 maggio 2018

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