Arrivato il parere del Cus: vietare la sigaretta elettronica nelle scuole

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Red – E’ arrivato il parere del Consiglio superiore di sanità (Css) sulle sigarette elettroniche, appena trasmesso al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Il parere, articolato in 5 pagine di valutazioni sulla base delle conoscenze e degli studi scientifici disponibili, dettaglia la necessità di intervenire a difesa di alcune categorie più a rischio.

Red – E’ arrivato il parere del Consiglio superiore di sanità (Css) sulle sigarette elettroniche, appena trasmesso al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Il parere, articolato in 5 pagine di valutazioni sulla base delle conoscenze e degli studi scientifici disponibili, dettaglia la necessità di intervenire a difesa di alcune categorie più a rischio.

Il divieto, o la limitazione, delle e-cig negli istituti scolastici nascerebbe poi dall’esigenza di non escludere i rischi da fumo passivo per quei dispositivi che contengono nicotina.  

Il Css si sarebbe, così, allineato con le decisioni appena prese in Francia dove il ministero della Sanità ha vietato l’uso delle e-cig nei luoghi pubblici.  

Per il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Neri, «non ci sono dati controllati con test scientifici adeguati che permettano di stabilire se la sigaretta elettronica sia in grado, in quale misura e per quanto tempo, di disintossicare dall’abuso del tabacco». Per questo, «ci vuole una regolamentazione più rigida anche in Italia – insiste il professore – perché non si sa con certezza quanta nicotina viene aspirata con la sigaretta elettronica. E poi ci sono modelli che rilasciano nicotina e altri che impiegano sostanze chimiche che producono la sensazione di aspirare vaniglia, fragola o cioccolata e non ci sono studi che attestino la sicurezza di questi composti, e gli eventuali danni a lungo termine». Non solo. «È allarmante che molti giovani inizino a fumare proprio con le sigarette elettroniche, come se fosse un accessorio di tendenza, rischiando di diventare dipendenti dal tabacco senza aver di fatto mai fumato una sigaretta “vera”», ha osservato ancora il farmacologo.

 

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