Appello al Senato: no alla riapertura delle graduatorie

Di Lalla
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Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) – L’approvazione “per fiducia” alla Camera del decreto milleproroghe, che col parere favorevole del Governo ha accolto nel suo capace grembo l’emendamento che riapre le graduatorie ad esaurimento per circa 23.000 docenti, spalanca la falla che tornerà a far dilagare il precariato e rischia di riportare indietro di un lustro le lancette dell’orologio sulle graduatorie dei docenti.

Diesse (Didattica e Innovazione Scolastica) – L’approvazione “per fiducia” alla Camera del decreto milleproroghe, che col parere favorevole del Governo ha accolto nel suo capace grembo l’emendamento che riapre le graduatorie ad esaurimento per circa 23.000 docenti, spalanca la falla che tornerà a far dilagare il precariato e rischia di riportare indietro di un lustro le lancette dell’orologio sulle graduatorie dei docenti.

Fioroni le aveva congelate, per interrompere l’incremento del precariato, la Gelmini aveva sventato un attacco estivo per ottenerne la riapertura. Torneranno invece, se non ci saranno ripensamenti, a gonfiarsi le liste d’attesa per un posto di insegnante, liste rigorosamente riservate ed esclusive e sempre più a data di scadenza indefinita.

Chi entrerà in graduatoria domani forse vedrà un posto tra vent’anni, ma nel frattempo continuerà a foraggiare il sottobosco dei corsi e corsetti per raggranellare qualche punto e scavalcare gli altri nella lista, in una lotta tra poveri che toglie dignità alle persone e svilisce la professione.

Il provvedimento ora passa al Senato, dove è auspicabile che una qualche resipiscenza della politica consenta di respingere l’emendamento.

Intanto, in questo Paese continua a mancare un sistema di reclutamento che offra nuove opportunità sia ai giovani che alle scuole. Coloro che in questi anni non hanno nemmeno potuto abilitarsi, stanno ancora aspettando quanto è loro dovuto per legge; nessuno finora li ha gratificati nemmeno di una data certa per l’avvio delle prove di selezione per l’anno di tirocinio abilitante (TFA). Sono laureati come gli altri, ma hanno la colpa di essere più giovani.

La politica è brava a giocare rapidamente le sue carte, con miopia e splendido opportunismo, ma così macina la vita delle persone e conferma che l’Italia è sempre più un Paese per vecchi.

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