APEI a Bussetti: qualifica di Educatore professionale socio-pedagogico al termine della laurea L19

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L’APEI, Associazione  Pedagogisti Educatori Italiani, ha scritto una lettera indirizzata, tra gli altri al Ministro Bussetti e al CUN.

La lettera ha come oggetto la “Promozione della qualifica di Educatore professionale socio-pedagogico e dell’integrità formativa della figura professionale dell’educatore di ambito pedagogico“.

La lettera

Illustrissimi Docenti,

La scrivente associazione, nella persona del Presidente Nazionale, Ped. A. Prisciandaro, in rappresentanza degli interessi dei professionisti dell’educazione dei servizi pubblici e privati ai sensi della Legge 4/2013, e in qualità di associazione maggiormente rappresentativa dei Pedagogisti e degli Educatori professionali socio-pedagogici, viste le prossime scadenze per la compilazione della Scheda SUA-CdS, esprime la necessità che tutti i documenti riguardanti i Cdl L19 facciano preciso, esplicito, e primario riferimento al rilascio della qualifica di Educatore professionale socio-pedagogico come esito del completamento del percorso di studi.

Si fa presente che la Legge n.205/2017, all’art. 1, commi 594 -601, disciplina le professioni di Educatore Professionale socio-pedagogico e di Pedagogista, affermando che queste figure “operano nell’ambito educativo, formativo e pedagogico, in rapporto a qualsiasi attività svolta in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, in una prospettiva di crescita personale e sociale” espletando il proprio intervento “nei servizi e nei presidi socio-educativi e socio-assistenziali, nei confronti di persone di ogni età”. La stessa legge stabilisce che la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico è attribuita con laurea L19 e ai sensi delle disposizioni del decreto legislativo 13 aprile 2017, n.65.

In un’ottica di promozione di un educatore unico in ambito pedagogico, si ritiene che la formazione specifica dell’educatore dei servizi per l’infanzia – come istituita dal D. M. n. 378 del 9 maggio 2018 , in attuazione del suddetto D.Lgs – possa e debba essere ricompresa e prevista nel piano accademico normale del CdL L19 – Scienze dell’educazione e della formazione – senza ulteriori specificazioni e senza creare corsi a indirizzo specifico: che porterebbero a un inutile e improduttivo sdoppiamento del corso di laurea e a una sua svalutazione: causando un gravissimo danno di immagine agli Educatori professionali socio-pedagogici dovuto alla diminuzione delle possibilità occupazionali (con sicuri ricorsi dei danneggiati) .

A sostegno della richiesta in questione, lo stesso D.M. 378 nell’Allegato B afferma che i requisiti minimi del percorso formativo – affinché la laurea triennale nella classe L-19 Scienze dell’educazione e della formazione sia valida ai fini dell’accesso ai posti di educatore dei servizi educativi per l’infanzia – possono essere acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra-curricolare. Riferiamo che nell’università “Aldo Moro” di Bari e nell’università “La Sapienza” di Roma, come esempi rappresentativi, si è già realizzata questa formazione unica e integrata che apre a tutti gli sbocchi possibili del lavoro educativo, compreso quello dei servizi educativi per l’infanzia e avendo come figura professionale di riferimento l’Educatore professionale socio-pedagogico. D’altronde, gli unici corsi a indirizzo specifico infanzia sono stati realizzati solo in due università in tutta Italia, mentre l’orientamento generale è restato quello di non declinare il percorso formativo in una esclusiva specializzazione: sostenendo, al contrario, una formazione unitaria per l’educatore di ambito pedagogico.

Si fa presente, che un corso di laurea non completo, per gli interessi di qualche Dipartimento, e che, di fatto, sottrae alcuni sbocchi lavorativi, risulterebbe meno attrattivo per i potenziali studenti: causando, in ultimo, un danno, economico e d’immagine, ai centocinquantamila Educatori in servizio e a tutte le altre università. Da non sottovalutare la platea maschile che può certamente essere più interessata a iscriversi a un corso che tratti l’educazione dell’uomo in tutte le età della vita, compresa l’infanzia, piuttosto che a un corso a indirizzo specifico 0-3 (che paradossalmente risulterebbe invece l’unico tra i due – L19 generico e L19 a indirizzo infanzia – che permetterebbe di lavorare in tutti gli ambiti, compresa la prima infanzia). Le statistiche sulla presenza di figure maschili nei servizi di educazione e di cura da 0 a 8 anni sono già impietose e la criticità della questione maschile non deve essere aggravata da una scelta radicale imposta a monte allo studente.

D’altra parte, una preparazione specifica sull’età prescolare, non limitata allo zero-tre, dovrebbe costituire la base formativa di qualsiasi educatore, indipendentemente dall’ambito o dall’utenza con cui egli si troverà ad operare. Evidenziamo il grave errore (oltreché al danno materiale procurato) che si commetterebbe nel frammentare la figura, in relazione alla fascia di età, piuttosto che sul bisogno rilevato: significherebbe perdere la visione globale sull’Uomo e si procederebbe a grandi passi, nuovamente, verso un’infantilizzazione del lavoro educativo.

Infine, è importante considerare l’investimento economico di centinaia di migliaia di famiglie italiane per l’occupazione dei loro figli: che si troverebbero improvvisamente derubati di uno sbocco occupazionale rilevante o, in alternativa, a dover sborsare ulteriori ingenti somme per integrare CFU specialistici.

Si ritiene, perciò, di fondamentale importanza giungere alla realizzazione di un’unica e articolata formazione teorico-pratica del Cdl L19: con l’inserimento organico di saperi e pratiche anche sull’infanzia: per soddisfare le necessità formative di un professionista che può lavorare in molteplici ambiti – educativo e formativo, socio-assistenziale e socio-sanitario – dalla prospettiva pedagogica, per tutto il corso della vita.

In merito a quanto sin qui esposto,

SI INVITA

a promuovere la qualifica di Educatore professionale socio-pedagogico come esito diretto del completamento del percorso di studi in L19 in un’ottica di identità e di integrità formativa della figura professionale dell’educatore di ambito pedagogico: con un’inclusione organica dei CFU per l’accesso ai posti di educatore dei servizi per l’infanzia nel percorso normale di studi, evitando la creazione di corsi a indirizzo specifico.

Si resta a disposizione per approfondimenti e per un confronto in qualsiasi momento sul percorso formativo.

Certa dell’accoglimento della presente,

porge distinti saluti.

F.to

Presidente Nazionale

Associazione Pedagogisti Educatori Italiano

Alessandro Prisciandaro

(Presidente nazionale APEI)

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