Anief: saltano 62 emendamenti al Decreto Semplificazioni

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Comunicato Anief – Tra questi, quelli denunciati da Anief come dannosi e illegittimi, quali l’ulteriore proroga di un anno dell’aggiornamento delle GaE e il blocco di 5 anni dei trasferimenti per tutti i docenti, proprio nel giorno in cui il giovane sindacato ha aperto le pre-adesioni al ricorso a più di 12 mila docenti assunti il 1° settembre al terzo del FIT per partecipare alle procedure di trasferimento.

Disco rosso dell’Aula di Palazzo Madama per tre richieste di modifica su quattro, tra cui quelli che riguardavano il settore scolastico. Anief plaude al Presidente della Repubblica: le norme sulle graduatorie provinciali, che dovevano essere aggiornate già nel 2018, e la mobilità bloccata per un quinquennio erano irricevibili. Marcello Pacifico (Anief): Chiederemo alla Camera di approvare leggi che risolvano la precarietà e garantiscano il diritto al lavoro e alla famiglia senza fughe in avanti irragionevoli e fuori dalla realtà. La politica risolva i problemi piuttosto che complicare la vita di famiglie e lavoratori, a partire dalla prossima sentenza della Consulta sul corso-concorso relativo a 500 presidi assunti da due anni, dando finalmente il via libera all’ammissione dei ricorrenti del bando 2011.

Ci sono anche lo slittamento al 2020 del rinnovo delle GaE e il blocco ai trasferimenti dei docenti per 5 anni tra i 62 emendamenti al decreto Semplificazioni stralciati dal Colle e che il Senato non ha potuto fare altro che cancellare dal testo: il Quirinale ha posto il suo veto per inammissibilità “su molti emendamenti perché ritenuti non coerenti con il provvedimento in discussione a Palazzo Madama”.

Il problema è che nel corso del passaggio in I e VIII commissione, il testo del decreto “si era allargato a dismisura rispetto alla versione varata dal Consiglio dei ministri il 12 dicembre, diventando di fatto un decreto «omnibus» con norme troppo eterogenee”. A quel punto, al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, non è rimasto altro da fare che reputare le modifiche dichiarate inammissibili, perché “non si traducevano in misure di semplificazione o di sostegno”.

L’emblema di questa contraddizione è rappresentato dalla volontà di tenere ancora ferme le GaE: dopo essersi opposto alla loro riapertura a favore degli abilitati, sebbene si tratti dell’operazione più logica per vincere la supplentite, l’esecutivo giallo-verde si è adoperato per posticipare di altri dodici mesi la proroga prevista dalla Legge 25 febbraio 2016 n. 21. Il rinvio al 2020, ha spiegato la stampa specializzata, avrebbe permesso un “risparmio di spesa per le segreterie scolastiche e gli uffici scolastici, ma non è difficile scorgere dietro questa scelta anche il tentativo di “cristallizzare” una situazione molto delicata”. Il riferimento è “in particolare alle graduatorie ad esaurimento di infanzia e primaria, nelle quali i docenti inseriti con riserva attendono l’esito dell’Adunanza Plenaria del 20 febbraio e dell’udienza della Corte di Cassazione del 12 marzo”.

Eppure, i vantaggi che sarebbero derivati dall’immediato aggiornamento delle Graduatorie ad esaurimento sono sotto gli occhi di tutti: il cambio di provincia dei candidati, sulla base dei posti vacanti e disponibili, la maggiore copertura dei posti liberi destinati alle immissioni in ruolo, quest’anno andate deserte in due casi su tre, oltre che l’assunzione di quelli già inseriti.

Sull’altro emendamento ritenuto illegittimo, quello sulla proroga dei trasferimenti del personale docente per 5 anni, aveva espresso il suo disappunto addirittura il primo partito di governo: nei giorni scorsi, i deputati della VII Commissione della Camera appartenenti al M5S avevano chiesto “il rispetto delle regole per la data di aggiornamento delle Graduatorie ad esaurimento degli insegnanti”, spiegando di opporsi a qualsiasi tentativo di proroga, perché “in questo momento se non venisse fatto l’aggiornamento, verrebbe attuato uno scorrimento delle graduatorie su una fotografia scattata negli ultimi tre anni, quindi non veritiera”. In caso contrario, hanno concluso i pentastellati, si sarebbero create “nuove discriminazioni”.

Il sindacato autonomo Anief non può che manifestare tutto il suo apprezzamento per l’operato del Capo dello Stato, Sergio Mattarella: il mancato posticipo dell’aggiornamento delle graduatorie provinciali e il diniego al blocco della mobilità dei docenti per un quinquennio erano infatti proposte irricevibili, oltre che prive di effetti benefici per l’organizzazione scolastica, i suoi otto milioni di studenti e il personale.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, si impegna sin d’ora a chiedere “alla Camera di approvare delle leggi specifiche per risolvere una volta per tutte la precarietà, garantendo, nel contempo, il diritto al lavoro e alla famiglia. Ma senza più fughe in avanti, irragionevoli e fuori dalla realtà. La politica – continua il sindacalista autonomo – pensi a risolvere i problemi, piuttosto che complicarsi la vita, a partire dalla sentenza della Consulta, prevista il prossimo 2 aprile, sul corso-concorso relativo a 500 presidi assunti da due anni ed ora in bilico, dando finalmente il via libera anche all’ammissione dei ricorrenti del bando del 2011”.

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