Alternanza scuola-lavoro, Chimienti: no ad accordo tra MIUR e Mc Donald’s

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Ha suscitato clamore nelle ultime settimane l’accordo tra Miur e Mc Donald’s sull’alternanza scuola-lavoro e sono in corso proprio in queste ore manifestazioni e flash mob anche da parte dei diretti interessati, cioè gli studenti. Il M5S insinua ora il dubbio che dietro alla partnership ci sia in realtà la volontà del Governo di favorire il colosso del fast-food dal punto di vista fiscale. Ne abbiamo parlato con la deputata Silvia Chimienti.

Onorevole, perché ritenete uno scandalo questa intesa tra Miur e Mc Donald’s?

“Riteniamo che questa intesa sia innanzitutto poco proficua dal punto di vista formativo. E questa considerazione va al di là della nostra contrarietà al tipo di alimentazione proposta dalla catena Mc Donald’s o al concetto stesso di multinazionale del cibo che danneggia l’ambiente attraverso scelte poco attente alla salute del pianeta.

Ma al di là delle scelte alimentari e dei danni ambientali prodotti dal junk food, nutriamo forti dubbi nei confronti di un’esperienza di alternanza scuola-lavoro che, come detto, a nostro parere è poco formativa. Non vedo infatti, pur sforzandomi, possibili affinità tra il percorso comunque didattico di un tirocinio inserito nel sistema di alternanza scuola-lavoro di un liceo o di un istituto tecnico e il colosso della ristorazione Mc Donald’s”.

Quali interessi ritiene ci siano dietro? 

“Proprio nei giorni scorsi abbiamo constatato come una norma della legge di stabilità preveda una serie di incentivi alle imprese che assumano nei sei mesi successivi al conseguimento del titolo di studio soggetti che abbiano svolto percorsi di alternanza scuola-lavoro presso di loro.
Non vorremmo che questa norma andasse, dunque, ad avvantaggiare ulteriormente una multinazionale che, occorre dirlo, non ha certo bisogno di sgravi contributivi per riuscire ad assumere nuovi lavoratori a basso costo.

La norma, in via generale, è condivisibile. Se tuttavia, nella pratica va a offrire su un piatto d’argento vantaggi fiscali a una catena come Mc Donald’s, il nostro punto di vista cambia radicalmente. Stiamo emendando il testo in questo senso: deve esistere un valore formativo reale nell’attività svolta presso le aziende che saranno agevolate dagli sgravi fiscali per le assunzioni di giovani. Friggere patatine non ha alcun valore formativo”.

Come pensa che al Miur abbiano immaginato la collaborazione col colosso mondiale del fast food? Di certo non si pensa a stage nella comunicazione…

“Il fatto che mi venga posta questa domanda è già indicativo delle contraddizioni evidenti di questa partnership. Sinceramente non saprei individuare possibili forme di collaborazione utili ai fini della formazione, né alcun valore educativo.

I ritmi all’interno della Mc Donald’s sono forsennati per i lavoratori e si inseriscono all’interno di un modello di produzione e fruizione del cibo che non è né salutare né etico. Proprio per questo motivo, non vorremmo che l’accordo fosse l’ennesimo escamotage per avere nuova manodopera a basso costo, anzi a costo zero”.

Crede che sotto il profilo educativo non ci sia nessun aspetto interessante?

“No, non credo. Profili educativi si potrebbero eventualmente rintracciare in un’esperienza all’interno di strutture di ristorazione innovative, che abbraccino valori come la produzione di cibo biologico e a chilometro zero e che in questo senso educhino i ragazzi alla riscoperta di cibi salutari e poco impattanti dal punto di vista ambientale. Non certo in una catena come Mc Donald’s”.

Quali forze politiche stanno osteggiando questo disegno? Il vostro ostruzionismo porterà a qualcosa di concreto? Abbiamo visto che anche alcuni sindacati studenteschi hanno protestato duramente.

“Non mi pare che altre forze politiche abbiano denunciato questo accordo. Ho visto molta più sensibilità sul tema da parte dei diretti interessati, vale a dire di chi vivrà sulla sua pelle le conseguenze di queste scelte del MIUR. Gli studenti si sono fatti sentire e, come avvenuto con la Buona Scuola, si sono mostrati ben più lungimiranti di chi dovrebbe rappresentarli in Parlamento”.

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