Alcool o Stress Lavoro Correlato: quale il maggiore rischio per gli insegnanti?

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In questi giorni è tornata alla ribalta l’annosa questione dei controlli con etilometro a carico degli insegnanti.

Tutto ebbe origine nel 2006 a seguito del provvedimento adottato dalla Conferenza Stato-Regioni (allegato 1; punto 6) che riconosceva gli insegnanti tra coloro che dovevano essere sottoposti ai suddetti controlli. Da allora sono trascorsi più di due lustri ma solo Piemonte e Toscana si sono dimostrate zelanti prevedendo l’accertamento di consumo di alcool da parte del lavoratore con modalità diverse e ambedue discutibili. E’ pertanto d’uopo domandarci se stiamo disquisendo di cose realmente utili per la scuola, o stiamo sciupando tempo e denaro. Vogliamo veramente tutelare l’utenza o stiamo cercando un modo originale per promuovere Barolo e Chianti? La risposta, ancora una volta, ci viene dai casi pratici e dalle testimonianze di cui disponiamo copiosamente.

Caso etilico

(Lettera di un dirigente scolastico)

Gentile dottore, nella mia scuola ho un’insegnante etilista (lo sanno sia i colleghi, sia i genitori dei ragazzi).

Agli atti ho trovato un resoconto del dirigente precedente risalente al maggio scorso dove sono indicati episodi riferiti a generici stati di “alterazione” e una ammissione, da parte della maestra, di “problemi con l’alcool”, ma negli anni precedenti. Tali episodi mi sono stati raccontati da alcuni insegnanti del circolo che, su mia richiesta, li hanno verbalizzati in un breve resoconto scritto che ho protocollato.

All’inizio del corrente anno scolastico, ai primi segnali “sospetti” (risate immotivate, interventi fuori luogo e “sopra le righe “con i bambini) ho contattato il medico competente il quale su mia richiesta l’ha “visitata” e l’ha convinta ad assentarsi per motivi di salute, per tutto l’anno scolastico.

La signora è consapevole del problema che, però, non definisce con un termine preciso, bensì come “il suo disturbo”, dovuto a situazioni famigliari pesanti (è sposata – il marito si vergogna di lei – ed ha un figlio ventenne causa, sembra, di preoccupazioni).

In un incontro che ho avuto con lei lo scorso mese di giugno, le ho proposto l’invio alla Commissione Medica di Verifica: proposta che ha accolto con molto favore e con sollievo (teme il confronto con i genitori degli alunni e quindi desidererebbe un “distacco” dall’insegnamento).

Ha consigli da darmi?

Riflessioni

E’ fondamentale innanzitutto dare una dimensione al problema e, seppure il dato non abbia valore statistico, vale la pena ricordare che in 26 anni di attività a favore della salute dei docenti mi sono imbattuto in tre soli casi di docenti affetti da etilismo cronico: tutte donne (verosimilmente in virtù della loro preponderanza – 83% – nel corpo docente). Ben altri sono i numeri (più di qualche migliaio) che rappresentano i casi di burnout e psicopatologie da Stress Lavoro Correlato (SLC).

In questo, come negli altri due casi, l’alcooldipendenza era lapalissianamente evidente per manifestazione e segni e non necessitava di controlli con l’etilometro. L’invio ad accertamento medico non andava inoltre “proposto” da parte del dirigente scolastico, ma doveva essere effettuato “d’ufficio”, anche se il preside – come molti dei suoi colleghi – non lo sapeva. Diventa perciò imprescindibile spiegare ai dirigenti scolastici che l’accertamento medico d’ufficio è lo strumento di cui i presidi dispongono per tutelare la salute dei lavoratori e per garantire l’incolumità dell’utenza. La formazione dei capi d’istituto sulle loro incombenze medico-legali era prevista (e mai attuata) dal DM 382/98, ma ancora oggi non è attuata alcuna forma d’istruzione in tal senso, nemmeno in vista del concorso per aspiranti dirigenti.

Caso burnout

Lettera di una docente

Gentile dottore, resisto da molti anni al burnout stringendo i denti. Ho 57 anni. Ho una classe di adolescenti numerosa e ingestibile (risulta da note e provvedimenti disciplinari) in cui sono presenti 10 BES. Sto arrivando alla fine dell’anno dopo 3 mesi di aspettativa per motivi familiari (genitore invalido), alcuni giorni di malattia, e un part-time di 12 ore. Ma, devo ammetterlo, mi sento finita. Le mie giornate sono un supplizio. Ho chiesto trasferimento a mille chilometri da qui per poter chiedere l’accertamento dell’inidoneità senza dovermi vergognare. Ho 28 anni di servizio. Ho una storia di sindrome ansiosa, due episodi depressivi. Soffro di aritmia cardiaca. Per ora tampono la situazione con antidepressivi. Che cosa mi posso aspettare? A questo punto sono pronta a qualsiasi “suicidio”. Assurdo fare lo stesso mestiere 30/40 anni: un ergastolo. Mi aiuti lei.

Riflessioni

Ho scelto questo caso semplicemente perché è l’ultimo arrivatomi questa mattina sul computer. Ora che l’articolo verrà pubblicato se ne saranno aggiunti molti altri e assai probabilmente più disperati. Maggio è infatti il mese in cui i docenti sono esausti e soffrono maggiormente nonostante sia in vista il loro prossimo periodo di “convalescenza”. Non ce la fanno più nemmeno se hanno fruito di aspettative, part-time e periodi di malattia. A stento si reggono in piedi seppure imbottiti di psicofarmaci che non possono e non devono rappresentare la soluzione ai loro problemi di logoramento psicofisico. Nonostante ciò nessuno, a cominciare dalle istituzioni, riconosce il loro logoramento psicofisico di cui la prevenzione resta lettera morta nel DL 81/08.

Questo è il vero problema, di cui l’alcooldipendenza può semmai rappresentare un’espressione decisamente residuale e facilmente controllabile, poiché i dirigenti possiedono lo strumento idoneo ad affrontarla, quale l’accertamento medico d’ufficio.

Conclusione

La tutela della salute della scuola deve ripartire dal riconoscimento delle malattie professionali (psichiatriche all’80%) e dalla conseguente formazione dei docenti e dei dirigenti scolastici in merito alle stesse. Solo a questo punto sarà possibile fare vera prevenzione – come è altrimenti possibile fare prevenzione di malattie che non si conoscono e soprattutto riconoscono? – grazie allo stanziamento di risorse adeguate ma fino ad oggi scientemente negate. I dirigenti vanno poi formati (come previsto dal DM 382/98) affinché applichino alla lettera il DL 81/08 e sappiano evadere le incombenze medico-legali di loro spettanza. Infine il MIUR deve uscire dal letargo e controllare a tappeto le scuole per vedere se e come attuano il DL 81/08. Ancora oggi nulla di tutto questo viene fatto, anche perché c’è chi preferisce trastullarsi col bicchiere.

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