Ai Nastrini Rossi: colleghi hanno aspettato decenni per rientrare, i sacrifici non li fate solo voi. Lettera

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I docenti nastrini rossi sbandierano da più parti che noi docenti gae abbiamo come priorità la difesa dei nostri diritti non curandoci degli alunni e che loro sono sempre disposti al dialogo costruttivo con noi….alla luce degli ultimi eventi a me non sembra proprio…infatti noi, pur essendo stati defraudati lo scorso anno delle immissioni in ruolo previste dalla 107 e per molte classi di concorso svanite per garantire la mobilità straordinaria ai neoimmessi, e pur apprendendo con amarezza l’eliminazione del vincolo triennale, abbiamo accolto positivamente l’accordo che prevede la distribuzione dei posti che ci sono in maniera equa per tutti.

A questo punto il mio pensiero va a tutti quei docenti che, immessi in ruolo in altre province prima della 107, hanno pazientemente lavorato in silenzio lontano dagli affetti più cari e che anno dopo anno hanno atteso che la loro domanda fosse finalmente accolta. Io stessa, docente pugliese, ne ho  conosciute tante di madri pugliesi, campane, calabresi e siciliane che lavoravano con me a Reggio Emilia e scendevano a casa lo stretto necessario seppure a malincuore….e mai le ho sentite lamentarsi come queste docenti che ogni volta che aprono bocca lo fanno per dire che SOLO LORO  CONOSCONO IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA SACRIFICIO e molte di loro, pur definendosi deportate, non hanno mai prestato un giorno di servizio nelle sedi a loro assegnate.

Infine ora nei confronti di queste persone ingorde provo un profondo disgusto che mi proviene non solo dall’essere una docente precaria da 16 che ha lavorato al nord, ma dall’essere la figlia di una docente che nel lontano 1989 da Andria è entrata nei ruoli a Peschici….mia madre ha vissuto in una Peschici semideserta d’inverno completamente sola in un mini appartamento che per il primo mese non era nemmeno dotato di tv, per chiamarci andava alla cabina perché i cellulari non c’erano, e che tornava a casa ogni 15gg se andava bene o se mio padre poteva andare a prenderla perché tornare con i mezzi pubblici da Peschici ad Andria equivaleva affrontare un viaggio della speranza. E mia madre (che allora aveva 40 anni, io 15 e mia sorella 8) non si è mai lamentata..

Annalisa Gallo

Docente Gae Bari

Scuola primaria comune e sostegno

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