Aggressioni fisiche: docente chiama la polizia, che da oggi insegna a scuola l’autodifesa [INTERVISTA]

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Gestire un’aggressione verbale o un attacco fisico grazie a un corso di autodifesa personale gestito in classe dalla polizia.

E’ questo l’obiettivo di un’iniziativa progettata dall’Istituto tecnico costruzione, ambiente, territorio “Guarino Guarini” di Modena, che ha coinvolto gli agenti delle forze dell’ordine per alcune lezioni che coinvolgono, a partire dalla lezione di ieri mattina nella palestra dell’istituto, gli studenti di due classi quinte.

L’iniziativa è stata ideata da Monica Ansaloni, docente di Scienze motorie e sportive, una carriera trascorsa negli istituti professionali, e appena approdata al Guarini, un istituto che prepara diventare geometri. Poco più di cinquecento studenti, gli alunni del Guarini vivono le problematiche e le difficoltà tipiche degli adolescenti di questo periodo storico.

Tanta insicurezza nel gestire le relazioni interpersonali e spesso paura di fare incontri spiacevoli all’uscita di casa o al rientro dopo una serata in discoteca. Le notizie di cronaca, che riferiscono quotidianamente di aggressioni e di altri fatti spiacevoli hanno instillato tra i ragazzi, come negli adulti, un disagio che talvolta si traduce in paura.

Tanto che quando la professoressa Ansaloni, una volta arrivata nella nuova scuola, ha somministrato un questionario agli studenti per comprendere quali potessero essere le esigenze e gli interessi di tipo sportivo, la docente è rimasta colpita dal gran numero di studentesse e studenti che hanno proposto un corso di difesa personale.

E’ cosi, professoressa Monica Ansaloni?

Non mi era mai capitata una cosa del genere. L’iniziativa nata dall’ascolto attivo degli studenti. Ho l’abitudine di chiedere agli studenti quali sono i loro interessi motori e sportivi, abbiamo ampia libertà sui contenuti, pur rimanendo all’interno della programmazione. E quando ho chiesto, attraverso le schede, quali fossero gli interessi per una nuova attività, molti di loro hanno espresso il desiderio di fare attività di difesa personale. Era più facile che chiedessero calcio o pallavolo o pallacanestro”.

Cosa cercano gli studenti?

Ho capito cercavano abilità e competenze da usare in caso di difficoltà o pericolo, legati alle relazioni con coetanei o altre persone. Si sentono in difficoltà nella gestione della relazione di gruppo. Non mi hanno specificato se avessero vissuto in prima persona situazioni di pericolo o se vi avessero assistito. Ma hanno detto che nei loro ambienti possono capitare risse e aggressioni e quindi hanno chiesto di avere competenze per farvi fronte nel migliore dei modi”.

E’ vero che si è rivolta alle forze dell’ordine perché insegnassero proprio loro agli studenti le tecniche di difesa?

Certo. Intanto mi sono confrontata con la dirigente scolastica Francesca Romana Giuliani e con il Consiglio d’Istituto per sapere se la cosa fosse fattibile. Ed è stato subito un sì. Anche perché la nostra scuola è molto attenta all’ampliamento dell’offerta formativa. Quando mi hanno detto di partire mi sono chiesta a chi rivolgermi. Sapevo di qualche altra esperienza con istruttori di arti marziali ma io volevo qualcosa di più ampio. Allora mi sono rivolta alle forze dell’ordine. Prima sono andata alla Polizia municipale, poi mi sono rivolta alla Scuola Interregionale di Polizia Locale. Ho incontrato la dirigente della Scuola Liuba Del Carlo alla quale ho esposto il mio progetto”.

Non è la prima volta che gli agenti di polizia entrano nelle classi

Stavolta è stato diverso. Mi piaceva l’idea che se da un lato loro entrano in genere a scuola per condurre incontri che in genere si basano su ingiunzioni – non si fa, non si può – in questo caso gli agenti non giudicano ma danno gli strumenti. E’ un po’ come insegnare a guidare invece che sanzionare. La dirigente della Poliza non solo ha approvato il progetto ma, visto che ha un costo e di soldi come si sa le scuole non hanno, ha trovato il modo, visto l’entusiasmo, per farlo condurre a titolo gratuito coinvolgendo due delle nostre quattro classi quinte”.

Come si svilupperà il corso? Quali gli obiettivi e i contenuti?

Prima di tutto saranno trattati gli aspetti giuridici e legali della legittima difesa…”.

Un tema sempre più attuale.

E’ così. Spesso i ragazzi chiedono come mai se uno si difende da un’aggressione violenta poi viene indagato per eccesso di legittima difesa. Nella parte pratica invece si cercherà di comunicare le strategie per gestire le emozioni – e devo dire che questo aspetto mi è piaciuto moltissimo – e poi per gestire il corpo e le reazioni in caso di pericolo che intanto vanno riconosciute. Questo aiuta ad acquisire sicurezza e a gestire al meglio le situazione di pericolo. L’istruttore è un agente della polizia municipale, Fabrizio Losi”.

Veniamo alla parte pratica. E’ vero che si punterà anche sulla difesa verbale?

Si insegnerà a divincolarsi da una presa, si spiegheranno le tecniche di allontanamento, di liberazione da terra e come evitare i colpi. Ma c’è di più. Un altro aspetto del corso è l’insegnamento della difesa verbale. Non avrei mai pensato a come difendersi verbalmente, a quanto sia importante l’aspetto verbale, che cosa dire alla persona che ti aggredisce o che sta tentando di aggredirti. La robustezza del corso sta nel fatto di essersi rivolti proprio alle forze dell’ordine ed è anche per questo che nutro aspettative molto alte per quest’iniziativa. E poiché verrà a trovarci l’assessore comunale allo sport, la professoressa Grazia Baracchi (che è insegnante nelle scuole modenesi, ndr.), mi auguro che si possa allargare questa esperienza si possa allargare e possa continuare, magari con dei finanziamenti…”.

Professoressa Ansaloni, anche alla luce dei risultati del questionario, ha notato negli alunni un senso di insicurezza crescente?

C’è alla base un’insicurezza diffusa, specie rispetto alle proprie capacità. C’è un’insicurezza legata alle relazioni, che spesso non sono solo amicali ma sono di contrasto”.

Si spieghi meglio.

Io vengo dagli istituti professionali. Una delle problematiche maggiori in queste scuole è data ad esempio dalle difficili relazioni tra etnie diverse.

C’è cattiveria in questi rapporti?

No, è piuttosto un diverso modo di vivere le relazioni. C’è una diversità nelle abitudini. Ciò che per noi può essere normale, altri possono viverlo come un’offesa, un contrasto. Una parola, un apprezzamento, uno sguardo fanno scattare una scintilla che poi si trasforma in rissa o attacco fisico. Niente di eclatante ma la gestione dei rapporti è più difficile rispetto al passato. Inoltre questi ragazzi sono molto meno sicuri nel muoversi nel territorio. Non è facile passare per determinati ambiti della città e in certi orari, e loro lo percepiscono e per fortuna lo dicono e chiedono di potere essere più tranquilli. E’ una mia lettura, non voglio fare della sociologia che non mi compete, però è quello che emerge parlando e vivendo con loro ogni giorno. La cosa riguarda entrambi i sessi. Le ragazze sono in numero maggiore a chiedere ma non sono le uniche”.

Com’è stato accolto il progetto dai genitori?

I rappresentanti sono stati i primi promotori e si sono dimostrati assolutamente entusiasti, come gli altri colleghi dell’istituto, tanto che ora stiamo valutando l’opportunità di avviare un corso per noi docenti, come un discorso fisico motorio ma anche come esigenza personale ma soprattutto di un controllo delle emozioni.

Il parere dei genitori: “I nostri giovani non sono più in grado di gestire i pericoli”

“L’istruttore è bravissimo”, è il commento durante la prima lezione. “Coinvolgente, concreto, capace di contestualizzare le diverse azioni per calare i ragazzi nella realtà – spiega la professoressa Monica Ansaloni – Nel modulo di oggi è stato affrontato l’aspetto  della legittima difesa e quando questa può eccedere, come riconoscere un potenziale pericolo e le prime azioni da mettete in atto, la difesa verbale e cioè come usare la voce in un momento di pericolo non solo per chiamare aiuto ma come deterrente a una possibile aggressione, la suddivisione del corpo in tre zone d’attacco,  alcuni colpi di difesa in un’aggressione a mani nude ed alcunetecniche di divincolo. E i genitori? Che cosa ne pensano? Il geometra Enrico Scala è il rappresentante dei genitori nel Consiglio d’Istituto dell’Istituto “Guarini” di Modena e trascorre buona parte del proprio tempo libero con i giovani nei gruppi sportivi e nella scuola. Dice che nella sua lunga carriera ne ha viste di tutti i colori, quanto ad aggressioni di cui è stato vittima, nei cantieri, ma non solo. E si dice preoccupato dello stato di insicurezza e di profonda immaturità degli attuali adolescenti, che non sarebbero in grado, secondo lui, di gestire situazioni di pericolo, almeno non come ci riuscivano invece i loro coetanei di qualche decennio fa, colpa l’iperprotettività delle famiglie, “che tengono nella bambagia i loro figli e che risolvono tutti i loro problemi, tanto che se chiedono un cellulare da 200 euro tu corri a comprar loro un Iphone da 1400”. E così, prosegue, “quando la professoressa Ansaloni ci ha proposto questa iniziativa, io l’ho sposata subito. Ho una figlia che frequenta questo istituto e mi son fatta l’idea i ragazzi devono sapere molto di più rispetto a quello che sapevamo noi quando conoscevamo bene la strada”. I ragazzi avvertono sempre più lo stato di insicurezza che pervade la vita cittadina. “Le notizie di cronaca – prosegue Scala – fanno sì che spesso noi ci sentiamo aggrediti. Del resto, nei miei trent’anni di carriera sono stato assalito da cani, sono stato minacciato con un fucile perché ero entrato in una proprietà privata per fare un rilievo, sono stato aggredito in un’assemblea di condominio. E questi ragazzini quando escono dalla discoteca devono sapersi difendere, dunque questo progetto può servire. Oggi sono cambiate le esigenze. Qui a scuola si insegnano pure le tecniche di Bls”. Quanto al senso di insicurezza crescente, “è un trend – insiste Scala – che sta diventando sempre più gravoso. Io sono dirigente di un gruppo sportivo di ragazzini e lo vedo. Un tempo si stava sulle strade, ora invece, vivono nell’ovatta, i genitori fanno trovare loro tutto e poi quando si trovano di fronte alla minima difficoltà vanno in pappa, non sono capaci di gestirle. L’insicurezza è lampante: non sono capaci di affrontare il problema. Il corso di autodifesa gli fa provare uno stimolo diverso, che non andare su internet a vedere come si fa. Questi corsi servono. Il branco si sa difendere, il singolo invece, posto davanti al problema, oggi fa fatica. I diciottenni di adesso sono come i quattordicenni di un tempo, c’è un grande gap tra queste generazioni. Quindi più sai, meglio è, poi magari non ti servirà mai”. Intanto, a grande richiesta, e a dimostrazione del bisogno di sicurezza avvertito dai cittadini, la Scuola Interregionale di Polizia Locale, protagonista dell’iniziativa scolastica, avvierà a Modena questo mese un nuovo corso  avanzato di difesa personale, della durata di 10 ore, con lo scopo di aiutare il pubblico a potenziare il proprio livello percettivo, a conoscere e prevenire le situazioni di pericolo e ad acquisire maggiore sicurezza per vivere in modo più consapevole lo spazio urbano. (vi. bra.)

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