ADIDA. TFA sì, PAS no e il triste destino del precariato di III fascia

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ADIDA – Nei giorni scorsi, alcuni segnali hanno lasciato immaginare come imminente l'uscita del decreto di attivazione del III ciclo di TFA, per l'abilitazione all'insegnamento.

ADIDA – Nei giorni scorsi, alcuni segnali hanno lasciato immaginare come imminente l'uscita del decreto di attivazione del III ciclo di TFA, per l'abilitazione all'insegnamento. Le reazioni a questa ipotesi sono state le più svariate, dalla possibilità intravista di conseguire l'ambito titolo all'indignazione di due opposte nature: da un lato quella di chi asserisce l'inutilità di nuovi abilitati, dall'altra quella di quanti, come i precari di III fascia, avrebbero diritto a una soluzione professionalizzante senza sbarramento, in virtù della logica e della normativa europea.

L'associazione, nata proprio per rappresentare e difendere i precari di III fascia, infatti, da quasi tre anni, chiede l'attivazione di nuovi PAS, cosa che già nel 2013 sarebbe stata più che fattibile dal momento che ancora erano attivi i PAS istituiti dal Ministro Profumo di cui si sarebbero dovuti espletare due scaglioni. Ma l'attuale Governo, dichiarando di non voler aumentare la pletora degli aspiranti alla stabilizzazione, ha visto bene di ignorare logica e normativa, farfugliando giustificazioni inverosimili per motivare la propria negazione di un diritto, maturato proprio in qualità di docenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Il MIUR ha quindi deciso di chiudere le proprie porte, sbattendole in faccia ai propri docenti precari, per non ascoltare più le loro richieste, in pieno e coerente stile rispetto al modus operandi ormai consolidato, quello di infischiarsene del destino delle migliaia di persone che finora ha sfruttato. Del resto, vari esponenti del Governo e della maggioranza, hanno più volte dichiarato di voler azzerare i problemi del passato tirando una linea… peccato che questa linea sia uno strale che uccide.

Una delle motivazioni più scioccanti mossa dal MIUR contro la richiesta di attivazione di nuovi PAS è stata quella dell'imminente bando di nuovi TFA, cosa che rendeva inutile l'attivazione di altri percorsi abilitanti.

Ma al MIUR, ci fanno o ci sono?

Sono almeno due anni che si aspetta, anche per questi percorsi abilitanti e a nulla è valso far notare che i TFA sono a numero chiuso, mentre i docenti in condizione di essere riconosciuti abilitati, dopo tre anni di servizio, sono molti di più dei posti che presumibilmente verranno messi al bando. Ma tutto questo, al MIUR, non pare sia percepito come problema, come anche l'aver sfruttato per anni personale che, oltre ad essere disconosciuto pur se utilizzato, è stato persino estromesso dal concorso, l'unico strumento attualmente previsto per accedere stabilmente alla professione per quanti, a parità di esercizio della professione e di titolo, nel caso dei docenti abilitati, non hanno avuto la fortuna di essere nelle GAE.

Quali sono, quindi, le logiche che hanno determinato tutta questa chiusura irragionevole? Semplice: la volontà espressa verbalmente di contenere i numeri, quegli stessi numeri che, anche in passato, sono stati gonfiati o ridimensionati a piacimento dai vari Ministri e Dirigenti, nonché dagli esponenti delle diverse maggioranze che si sono alternate in questi anni, numeri falsi di volta in volta usati strumentalmente per sostenere scelte sempre contrarie alle richieste di chi la scuola la fa davvero, i docenti, indipendentemente dalla graduatoria dalla quale sono stati reclutati.

Già per i primi PAS abbiamo dovuto affrontare una vera e propria guerra, a suon di richieste di accesso agli atti e di ricorsi alla Corte europea, peraltro non ancora arrivati a conclusione, per contrastare la totale chiusura verso il riconoscimento professionale di chi la professione la esercitava da tempo, in assenza di percorsi abilitanti e di concorsi, riconoscimento che in Europa si ottiene in virtù dell'esercizio stesso della professione e misura che l'Italia è costretta ad applicare di fronte alla richiesta di riconoscimento dei docenti non italiani che ne fanno richiesta.

Oggi, dopo la conclamata incapacità del MIUR di stabilire il reale fabbisogno del sistema scolastico, problema emerso in concomitanza della definizione dei numeri per il concorso 2016, di stabilire i numeri della mobilità dei docenti di ruolo, sulla quale ancora aleggiano numerose incertezze, si aspetta l'avvio del III ciclo dei TFA, a numero chiuso, ovviamente. E su cosa sarà stabilito il numero dei posti disponibili? Come potranno sostenere ancora il concetto di “fabbisogno” dopo aver truffato gli abilitati dei cicli precedenti, selezionati con un con concorso e poi costretti a misurarsi con un nuovo concorso per essere assunti? E i docenti di III fascia, che sono stati utilizzati stabilmente da precari, non coprivano forse un fabbisogno reale del sistema ma taciuto? E tutti quelli che rimarranno fuori? Sicuramente, se rivolgessimo queste domande al MIUR farfuglierebbero ancora una volta motivazioni insostenibili ma loro, con la loro monolitica arroganza e presunzione, non si formalizzerebbero e continuerebbero a sostenere l'insostenibile, per sfruttare i docenti da precari e continuare a ignorare, come ormai prassi consolidata, diritti e legittime aspettative. E intanto il Ministro si preoccupa di annunciare nuove regole per la formazione ed il reclutamento, dimenticando di dire che, nelle sue previsioni, chi è già formato e ritenuto idoneo all'insegnamento verrà spazzato via con un colpo di spugna.

 

Valeria Bruccola, Coordinatrice nazionale Adida

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