Addio al corsivo come in Finlandia? 90% lettori OS dice no. Partecipa al sondaggio

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Abbiamo proposto ai nostri lettori una provocazione: che cosa fareste se il ministero dell’Istruzione vi obbligasse a non insegnare più ai vostri alunni a scrivere in corsivo?  Le loro risposte non danno adito a dubbi.

Abbiamo proposto ai nostri lettori una provocazione: che cosa fareste se il ministero dell’Istruzione vi obbligasse a non insegnare più ai vostri alunni a scrivere in corsivo?  Le loro risposte non danno adito a dubbi.

Sfiora, infatti, il 90% la quota dei lettori di Orizzontescuola che, rispondendo alla nostra indagine sulle TIC nella didattica, ha detto un no deciso a una ipotetica riforma che, sulla scia di quella finlandese, abbandonasse l’uso della scrittura corsiva nella scuola primaria.

La notizia è di qualche mese fa: nonostante diversi studi dimostrino come il mancato apprendimento della scrittura manuale possa anche avere delle conseguenze sullo sviluppo cognitivo dei bambini, quelli delle scuole primarie finlandesi dal prossimo anno si eserciteranno nel fluent typing e saranno così iniziati a una digitalizzazione molto precoce.

Sebbene ciò che arrivi dal Nord Europa rappresenti, almeno in materia di istruzione e di welfare, quasi sempre antonomasticamente l’eccellenza e sebbene il Consiglio dell'educazione finlandese abbia, naturalmente, già predisposto un piano di  attività e di programmi integrativi volti a rafforzare la capacità di memoria e di concentrazione, i dubbi sull’opportunità di una simile svolta questa volta restano.

Ma dove cercare le radici di una così forte spinta pionieristica?

Una risposta forse può venire anche dal diverso modo di concepire la formazione non solo degli studenti, ma dei docenti stessi. In un sondaggio di qualche anno fa si chiedeva agli studenti delle scuole superiori della Finlandia quale fosse la professione più ambita. Il risultato fu sorprendente: il 26% degli intervistati riteneva che quella del docente fosse sicuramente la professione più interessante e più popolare, anche rispetto a quella dello psicologo o dell’ingegnere. La stessa indagine aveva riguardato anche contenuti e modalità della formazione dei docenti: gli studenti intervistati convenivano tutti sull’importanza dell’apprendimento delle scienze per tutte le tipologie di insegnamento. Un simile dato certo ci fa percepire in maniera molto profonda le differenze con la cultura italiana, convinta caso mai che le materie umanistiche debbano essere patrimonio comune ai docenti delle altre discipline e, come sappiamo, più restia all’introduzione di una didattica integralmente digitale. La nostra convinzione è, probabilmente, ancora quella che il sapere scientifico e tecnologico vadano orientati a un nuovo umanesimo. Partecipa al sondaggio

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