Abolizione classi pollaio, difficile battaglia. Proposta per uscire dall’impasse

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Inviato da Gianfranco Scialpi – L’abolizione delle classi pollaio, sarà un’impresa durissima. L’obiettivo sembra irraggiungibile.

In mezzo si frappone l’ostacolo delle compatibilità economiche. Una possibile soluzione! Diversamente, chiudiamo le scuole!

Abolizione classi pollaio, un’impresa titanica

Abolizione classi pollaio. Si sapeva che l’impresa sarebbe stata durissima. In gioco c’è la compatibilità economica, il mantra dell’economia divenuta pensiero e azione del mondo contemporaneo. La conferma proviene dall’avvio della discussione sulla proposta di legge n. 877 (prima firmataria L. Azzolina).

Da una parte il “respiro pedagogico”, sintetizzato nella dichiarazione di L. Azzolina “Ho insegnato nelle classi pollaio, le conosco benissimo. Con un numero inferiore di alunni per classe si potrebbero evitare anche moltissime bocciature”. Su posizioni diverse FI e il Pd. “Il provvedimento non ha nessuna speranza di essere approvato, considerato che il suo onere finanziario è molto consistente e che la legge di bilancio appena licenziata dal Parlamento ha previsto consistenti tagli al settore dell’istruzione nel prossimo triennio” (V. Aprea, FI); “impossibile da attuare” e soltanto manifestazione di “buone intenzioni destinate a scontrarsi con la realtà dei conti pubblici” (A. Ascani, PD)

La prevedibile conferma dell’Ufficio studi della Camera dei deputati

La proposta di legge ha un’interessante introduzione dove emerge la sofferenza della pedagogia, strangolata dal finanzcapitalismo (L. Gallino).
Gli articoli (2), però sono di altra natura. Entrano nel concreto. Si legge all’art.1 comma 2 e 2a” All’onere derivante dall’attuazione della disposizione di cui al comma 1, pari a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022, si provvede…mediante corrispondente riduzione delle proiezioni per i medesimi anni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto…”
La prevedibile previsione di spesa proviene dagli Uffici studi della Camera dei deputati. L’organismo parlamentare evidenzia la significativa differenza tra quanto contenuto nella Proposta di legge n. 877 e l’accantonamento previsto dalla legge di Bilancio 2019 ” Si segnala che, in base alla tab. A della L. 145/2018 (L. di bilancio 2019), l’accantonamento relativo al MEF è pari a € 58.819.000 per il 2019, € 76.526.000 per il 2020 ed € 76.792.000 per il 2021.”

Una proposta: restituite i 2.400 milioni

Quindi “game over”? Possibile, anzi certo! Le prospettive non incoraggino all’ottimismo! La previsione del Pil che non taglierà il nastro del 2%, fa ipotizzare scenari non favorevoli.

L’unica strada percorribile è il recupero di un credito che vanta la scuola e che ha il vantaggio di coprire parte degli oneri. In uno stato di diritto i debiti si rispettano! Quindi si richiedono risorse spettanti! Mi riferisco ai 2.400 milioni di €, promessi da M.S. Gelmini quando decise il taglio di 87.000 cattedre (2008-11). Bene, questa somma non è mai tornata al comparto-scuola. La sua restituzione, che costituisce un debito, coprirebbe quasi tre anni delle spese previste. A questo punto resta da finanziare una parte del terzo anno e interamente il quarto anno. Totale 3 miliardi ca (800 milioni + 2.200 milioni)! Certo non è una somma di poco conto. Sicuramente, però inferiore al totale delle risorse richieste dalla Proposta di legge.

Alla replica prevedibile rispondo…

Probabilmente la risposta sarà: non ci sono neanche queste risorse! Benissimo, allora chiudiamo le scuole, come ha dichiarato anche L. Azzolina! Diversamente non disturbate gli insegnanti con pratiche inutili (Bes,Dsa…), perché in queste condizioni l’inclusione è una chimera. E una scuola impossibilitata a conseguire il diritto allo studio sostanziale (Art. 3 comma 2) è inutile. Non le resta che ridursi a un ammortizzatore sociale, utile solo ad assistere i minori.

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