Abolizione chiamata diretta, Pittoni (Lega): bene, presentava diversi problemi giuridici

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Pubblichiamo la dichiarazione di voto del Senatore Pittoni relativa all’abolizione della Chiamata diretta. 

Grazie Presidente, intervengo in qualità di artefice del primo disegno di legge a suo tempo depositato contro la cosiddetta “chiamata diretta” degli insegnanti, richiesta – peraltro – che rispondeva a un nostro preciso impegno elettorale.

L’attribuzione dell’incarico triennale da parte della scuola ai docenti titolari su ambito territoriale a seguito dell’esame del curriculum del docente neo assegnato da parte dei dirigenti scolastici(detta comunemente “chiamata diretta“), ha evidenziato fin dalla prima applicazione problemi di natura giuridica:

  • Coesistenza nell’ambito della stessa scuola di docenti con stato giuridico diverso: titolari di scuola, quindi inamovibili fino alla data del pensionamento,e titolari di ambito incaricati nella scuola con un contratto a termine, quindi destinati a non entrare mai concretamente nel corpo del personale appartenente alla istituzione scolastica; per non parlare del fatto che il restante personale scolastico (educativo ed ATA, non toccato dalla legge 107) rimane a tutti gli effetti titolare presso le istituzioni scolastiche, indipendentemente dalla data di assunzione;
  • Creazione di una fittizia “titolarità d’ambito” senza che l’istituzione “ambito” abbia una sua razionale connotazione territoriale e un organico sistema di gestione del personale;
  • La chiamata diretta si concretizza in un istituto giuridico non applicabile in misura uguale alla totalità dei soggetti interessati: ne sono esclusi coloro che godono della tutela della legge 104 e coloro che non vengono prescelti da nessuna scuola e sono invece assegnati in surroga dagli uffici territoriali del MIUR. Conseguenza paradossale: il docente col miglior curriculum, ma tutelato dalla legge 104, non può essere scelto. Evidente che viene meno il principio ispiratore della procedura stessa: docenti con curriculum più o meno identici possono essere scelti da alcune scuole in base a una procedura di valutazione molto discrezionale o non essere scelti e quindi venire assegnati d’ufficio su quel che resta.
  • Per motivi legati tanto al ciclo dell’anno scolastico (come è noto, sfasato di quattro mesi rispetto all’anno solare ) che all’applicazione delle disposizioni normative scaturenti direttamente o indirettamente dalle leggi di stabilità, il periodo di tempo compreso tra la fine di giugno e il 1° settembre è densissimo di adempimenti amministrativi a tutti i livelli dell’organizzazione scolastica e il dover dedicare alla procedura connessa alla chiamata diretta, una larga fetta del tempo a disposizione produce inevitabilmente un effetto di compressione sulle altre procedure collegate all’apertura dell’anno scolastico che, di conseguenza, finiscono con l’essere gestite in modo sommario o peggio posposte nel tempo, invadendo pesantemente il mese di settembre (esempio eclatante: i calendari per l’attribuzione delle supplenze sui posti disponibili a livello provinciale e di istituto);
  • Le percentuali di chiamata diretta nei due anni in cui si è utilizzata tale procedura (2016 e 2017) sono talmente basse da esplicitare chiaramente quanto fosse poco gradita al mondo della scuola;
  • Non a caso, già in relazione all’anno scolastico 2018/2019, si è raggiunto l’accordo con i sindacati del comparto per non applicarla, al fine di rendere più razionali e spedite le operazioni relative all’apertura dell’anno scolastico e in previsione di una profonda revisione normativa in materia.

Per tutti questi motivi dichiaro il voto favorevole della Lega al provvedimento di soppressione definitiva della chiamata diretta dei docenti.

Grazie per l’attenzione.

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