20 anni di autonomia scolastica: svuotata la dignità lavorativa e sociale dell’insegnante. Una riflessione

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Marco Cerase – Ieri 22/2/2018 si è svolto il seminario dal titolo “20 anni di autonomia scolastica” organizzato dal Comitato Nazionale per la scuola della Repubblica.

E’ stato un seminario di notevole interesse e di altissimo valore scientifico e culturale, nel quale  sono state analizzate le trasformazioni che hanno portato dai decreti delegati del 1978, massima espressione normativa del fermento politico e culturale della scuola degli anni ’70 a favore di una scuola democratica e costituzionale, fino alla legge 107.

In particolare gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da una serie di riforme terribilmente coerenti, dall’introduzione dell’autonomia scolastica ad opera di Bassanini e Berlinguer, passando per le riforme Moratti e Gelmini fino alla cosiddetta “Buona Scuola”.

Il dato comune alle riforme degli ultimi 20 anni è il progressivo slittamento della scuola da un modello pubblicistico, universale, democratico e costituzionale a un modello privatistico e aziendale, funzionale a un nuovo assetto sociale che punta sull’individuo inteso non più come cittadino consapevole e partecipativo, ma come lavoratore e consumatore il più possibile passivo e impegnato in una lotta per la sopravvivenza lavorativa e sociale. Non è un caso che con l’autonomia nasca il mitico concetto di “utenza”, e la scuola da organo costituzionale viene ridotta a semplice erogatrice di servizi che deve intercettare il consenso di coloro che di tali servizi saranno fruitori.

Nel mirino di tutte le riforme c’è sempre stato il sapere critico, la cultura intesa in senso lato, la conoscenza, la paideia; l’obiettivo è quello di ridurre sempre di più le conoscenze, considerate roba vecchia, polverosa e anche un po’ sovversiva, e di sostituirlo con le competenze, in un’ottica liberomercatista che le istituzioni europee non si stancano di imporre ai sistemi educativi delle singole nazioni.

Lo studente a scuola non deve più formarsi come cittadino, ma come lavoratore, preferibilmente nell’accezione di imprenditore di sé stesso; la scuola invece di fornirgli quegli strumenti critici che potrebbero metterlo in grado di comprendere la propria situazione e agire pubblicamente per trasformarla, strumenti che gli vengono negati, è chiamata a formarlo come lavoratore e individuo atomizzato, in un’inversione a 180° del ruolo che, per secoli, ha avuto l’educazione. Questo obiettivo dichiaratamente politico ed ideologico ha generato la fioritura di una vasta letteratura sulle mitiche “competenze”, che nessuno è finora mai riuscito a definire in maniera scientifica e univoca, e, coerentemente, di un’altrettanto vasta letteratura pedagogica di stampo cognitivista e costruttivista; i rivoli di questa accozzaglia di insensatezze ci giungono quotidianamente nelle nostre scuole attraverso le mille circolari e norme ministeriali, attraverso i corsi di formazione dell’Indire, con il loro insopportabile risvolto totalitario e confessionale, attraverso l’obbligatorietà dei famosi 24cfu, che garantiscono sull’esposizione di ogni singolo docente all’ortodossia del verbo cognitivista, attraverso le leggi nazionali come il decreto delegato 62 sulla valutazione , attraverso l’opera instancabile di nostri colleghi che si propongono come zelanti sacerdoti del Credo e che collaborano con i dirigenti nell’imporci l’ultimo ritrovato metodologico, le griglie e le grigliette, le prove comuni, persino il linguaggio vuoto, rituale, carico di gergalismi, di sigle incomprensibili, di ambigue definizioni anglofone.

In tutto ciò, oltre alla dignità dello studente, quella che è stata più compressa è la liberta dell’insegnante, quella libertà così chiaramente esplicitata nell’articolo 33 della costituzione. La libertà, come diceva Gaber, non è fare come si vuole, ma è libertà di partecipare, motivo per il quale nel 1978 furono istituiti gli organi collegiali; i poteri degli organi collegiali sono stati via via defraudati, a vantaggio soprattutto dei dirigenti.

Contemporaneamente è stata svuotata la dignità lavorativa e sociale dell’insegnante, trasformato in un travet subordinato al dirigente, costretto a una mole impressionante di adempimenti burocratici, privato del tempo e degli spazi della libera riflessione e del libero aggiornamento e obbligato invece ad una formazione coatta e ideologicamente orientata nella direzione gradita al ministero; un docente sempre più assoggettato e sempre più decentrato rispetto al suo compito istituzionale, quello dell’insegnamento nelle classi, quella felicità di insegnare bollata dagli ideologi delle controriforme come “spontaneismo soggettivistico” da conculcare.

In tutto ciò quello che davvero sorprende è stata la debolezza della reazione degli insegnanti, ancora forte nei primi anni 2000, tanto da costringere alle dimissioni Berlinguer, che con il concorsone voleva introdurre premi di carriera per i professori “buoni” e allineati, e a rendere di fatto lettera morta la riforma Moratti, inducendo il successivo ministro Fioroni a smontarla pazientemente con il suo famoso cacciavite. La resistenza degli insegnanti si è via via fiaccata nel corso degli anni (con forti complicità dei sindacati, c’è da dire) tanto che nulla ha potuto contro quel colpo di mano istituzionale e culturale che è stata la legge 107 e i suoi decreti delegati.

Oggi più che mai c’è invece bisogno di una rinnovata consapevolezza degli insegnanti riguardo al loro ruolo nella scuola e nella società, di un orgoglio che li aiuti a resistere a tutte le controriforme imposte negli spazi di partecipazione che ancora conservano ma che, se non esercitati, rischiano di rimanere pura formalità, come ben sappiamo dai nostri collegi docenti e consigli d’istituto.

Particolarmente interessanti l’intervento appassionato di Anna Angelucci e quelli di Anna Millan Gasca, Rossella Latempa, Giovanni Carosotti e Corrado Mauceri.

Allego alcuni link di riferimento per chi fosse interessato ad approfondire:

APPELLO PER LA SCUOLA PUBBLICA  https://sites.google. com/site/ appelloperlascuolapubblica/
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA  https://www.comune. bologna.it/…/coscost/assnaz/ index.htm

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