Stabilizzazione precari. UGL: risultati ottenuti

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Alla vigilia della sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che il 26 novembre prossimo si pronuncerà sulla vertenza instaurata in favore di alcuni precari vittima di reiterazione eccessiva di contratti a termine nella scuola italiana, il professor Rossano Sasso, Segretario Provinciale UGL Scuola Bari, è soddisfatto dell’azione intrapresa negli anni in favore di tanti lavoratori precari, insegnanti e Ata.

Alla vigilia della sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che il 26 novembre prossimo si pronuncerà sulla vertenza instaurata in favore di alcuni precari vittima di reiterazione eccessiva di contratti a termine nella scuola italiana, il professor Rossano Sasso, Segretario Provinciale UGL Scuola Bari, è soddisfatto dell’azione intrapresa negli anni in favore di tanti lavoratori precari, insegnanti e Ata.

Un’azione davvero proficua se si pensa che a fronte di oltre 5000 ricorsi ancora pendenti in tutta Italia, il sindacato annovera moltissime cause vinte in primo grado, molte appellate dal Miur, trenta non appellate e dunque diventate definitive e vertenti sia sulla trasformazione del rapporto a tempo indeterminato, sia sul riconoscimento degli scatti stipendiali e sul risarcimento dei danni per abuso di contratti a termine

Professor Rossano Sasso, si parla poco di Ugl Scuola, ma quasi in silenzio avete portato a casa molte belle vittorie.

“Ammetto di essere venuto a conoscenza soltanto nel 2009 della Direttiva europea 70/1999 e con essa del principio di non discriminazione tra lavoratori dello stesso comparto, e come sindacalista e come studioso del diritto me ne dolgo e parecchio pure. Se queste azioni fossero cominciate prima, forse avremmo avuto oggi molti meno precari. Non voglio trovare giustificazioni nell’assoluta mancanza all’epoca di informazioni nel mondo scolastico, ignorantia iuris non excusat, o nel silenzio colpevole delle organizzazioni sindacali maggioritarie che hanno inizialmente boicottato le azioni legali per la stabilizzazione… ma subito dopo penso di essermi ampiamente rifatto”.

Com’è iniziata la sua esperienza in questo campo?

“Da semplice iscritto ad un sindacato tradizionale – ometto per pena di dire a quale sigla sindacale diedi la mia prima adesione – non fui ascoltato in merito alle potenzialità dirompenti del decreto legislativo 368/01, attuativo della citata Direttiva, anzi quasi sbeffeggiato”.

Fu così che transitò nell’Ugl?

“Esatto. Fu allora che maturai l’idea di rivolgermi a qualcun altro. Entrai in Ugl, sigla all’epoca sconosciuta nel settore scolastico e proposi ad un giovane avvocato, Graziangela Berloco, l’intenzione di adire le vie legali per vendicare anni ed anni di abuso della reiterazione dei contratti a termine: era il 2009, e quello che ne seguì è cronaca giudiziaria ormai nota ai più, soprattutto grazie alla visibilità offertami da Orizzonte Scuola, faro nella notte delle notizie scolastiche”.

Grazie, continui pure

“I primi tempi furono duri: per convincere i colleghi docenti e e il personale Ata a fare ricorso ci vollero mesi e mesi, anche perché gli altri sindacati, ad eccezione di Anief e Gilda, nell’obiettivo di difendere i propri interessi, cioè per mantenere il precariato, misero in atto una campagna denigratoria, ghettizzandoci con frasi come ‘non vinceranno mai, vogliono solo illudervi’”.

Ma voi avete proseguito. Peraltro fu lo stesso Stato a spingere i precari a muoversi…

“Iniziammo con i primi ricorsi pilota ma, complici rinvii delle udienze a date incredibili, i risultati tardavano ad arrivare. Nel frattempo mi rincuorava però la rete con notizie provenienti dal Tribunale del lavoro di Roma, dove l’avvocato Claudio Zaza vinceva importanti cause relative agli scatti stipendiali in favore dei precari. Nel novembre 2010 uscì l’ormai celebre Collegato lavoro, la legge 183/2010 che all’art.32 stabiliva di impugnare il licenziamento entro 60 giorni e di presentare ricorso entro 9 mesi: fu il colpo di pistola con cui lo stesso legislatore ci dava lo “start” nella maratona che ancora oggi stiamo percorrendo. Con un manipolo di giovani e valorosi avvocati, tra cui Sergio Adamo e Marilena Plotino, coordinati da Graziangela Berloco, istruimmo centinaia di ricorsi in tutta la Puglia: il muro dell’omertà era ormai scricchiolante. Crollò definitivamente il 18 luglio del 2011, quando un giudice coraggioso del Tribunale del Lavoro di Trani, Maria Antonietta La notte Chirone, sentenziò per la prima volta che un ricorrente Ugl con 36 mesi di servizio andava stabilizzato.

Sentenza epica, quella citata del Tribunale di Trani…

“Il giudice con la sua sentenza, alla quale poi sono seguite centinaia sempre a Trani, a Bari ed in tutta Italia, non si limitò a stabilizzare una nostra collega precaria ma, dopo aver definito ‘raffazzonati gli interventi legislativi nel settore scolastico, disposizioni messe insieme alla meglio in modo frettoloso e casuale, più per correggere errori e sviste del passato che non per dar vita ad un più complessivo ed organico disegno normativo’ ci andò giù pesante anche col portafogli: un mese di stipendio lordo per ogni anno di precariato”.

L’avvocato ci fa vedere la fotocopia di un assegno della Banca d’Italia di euro 17.773, accreditato a un precario.

“Ad oggi abbiamo ottenuto tra risarcimenti del danno, scatti stipendiali ed altro una cifra complessiva che si aggira intorno ai 2 milioni di euro. Ormai frequento più le stanze della ragioneria territoriale dello Stato per eseguire le sentenze che quelle di casa mia. Le sentenze favorevoli iniziavano a riguardare anche quei ricorrenti che, nelle more del giudizio, entravano nei ruoli per le vie ordinarie ma che, grazie all’ostinata avvocata Berloco, proseguivano nel giudizio ottenendo comunque cospicui risarcimenti nonché il riconoscimento degli scatti stipendiali per il periodo svolto da precari. E fu proprio qui che riuscimmo a trasmettere a centinaia di colleghi la voglia di rivincita nei confronti di un’Amministrazione che per anni, a volte per decenni, aveva sistematicamente operato un abuso nella reiterazione dei contratti a termine”.

Sappiamo che l’Amministrazione non prese bene le sentenze e arrivò a pretendere il licenziamento dei colleghi nominati in ruolo anni prima per far posto ai vincitori dei ricorsi (vedi nota USR Puglia e articolo di OS.it Bari, circa 100 docenti e Ata coinvolti nell'"operazione licenziamento" )

“L’atteggiamento dello Stato, a tal uopo efficacemente rappresentato in udienza dalla propria Avvocatura, e negli uffici dai propri dirigenti, continuava ad essere arrogante e superiore: nel 2013 in Puglia si arrivò ad un passo dal licenziare gli ultimi immessi in ruolo dalle GaE per far posto ai nostri ricorrenti vincitori. Alcuni esposti alla locale Procura e alla Corte dei Conti scongiurarono tale scellerata ipotesi, che però sortì l’effetto di scatenare nell’immaginario collettivo dei docenti una vera e propria guerra tra poveri. Ci si chiedeva: Perché entra nei ruoli il collega che viene dopo di me in graduatoria e io no?”

Quale fu la sua risposta?

“A questa domanda, a questa ferita ancora aperta io ho sempre risposto così: perché i diritti vanno rivendicati con coraggio e non mendicati o supplicati sottobanco, e se il collega vince il ricorso il diritto vale solo per lui. Non nascondo che tale sincerità mi ha fatto perdere moltissimi tesserati, ma non era possibile rinnegare principi che da sempre connotano l’azione sindacale dell’Ugl Scuola. Ad oggi su tutto il territorio nazionale abbiamo migliaia di ricorsi pendenti da parte di docenti di prima, seconda e terza fascia, di collaboratori scolastici e assistenti tecnici e amministrativi: l’ultimo contratto a tempo indeterminato lo abbiamo fatto firmare ad un assistente tecnico che non faceva una supplenza di un giorno da 3 anni!”

ndr. Il Ministero intervenne con specifica nota in cui riconosceva che le sentenze “non possono incidere negativamente su diritti quesiti e intangibili di personale assunto a tempo indeterminato”

Cosa pensa del piano massivo di immissioni in ruolo programmato dal Governo Renzi?

“Grazie alla nostra azione, unitamente a quella di pochi altri legali e sindacalisti, possiamo dire di aver spinto il governo Renzi ad ipotizzare la maxi immissione in ruolo – sanatoria di 149.000 lavoratori del comparto scuola, ma deve essere chiara una cosa: pretendiamo la riserva in quei 149.000 posti per tutti i ricorsi pendenti in primo e secondo grado, altrimenti alle stabilizzazioni seguiranno richieste risarcitorie salatissime, forti anche di una sentenza della Corte di Lussemburgo che è vincolante per il giudice nazionale”.

C’è tanta gente che teme di restare indietro in questa corsa alla stabilizzazione ope legis.

“In queste ore ricevo tantissime telefonate da colleghi che si trovano in seconda o terza fascia, e che vengono disorientati da chi gli impone l’abilitazione come requisito per poter fare ricorso: a nostro modesto parere non è così”.

Spieghi meglio. Per entrare nei ruoli dello Stato è necessario superare un concorso pubblico.

“La stessa Amministrazione operando il ricorso sistematico alla supplenza annuale in favore dei colleghi di 2° o 3° fascia, non si è mai posta come elemento giuridicamente ostativo la mancanza di abilitazione, considerando esclusivamente se la ricorrente avesse titolo o meno ad essere inserita in 2° o 3º fascia e la sua relativa posizione nella graduatoria della stessa, utile o meno al conferimento della supplenza. In altre parole: l’Amministrazione nomina per alcune classi di concorso direttamente dalla 3º fascia i supplenti annuali, per il semplice motivo che in quelle classi di concorso la 1º e la 2º fascia non esistono più in quanto esaurite. Trattasi dunque di questione, quella dell' abilitazione e della presenza o meno in 1º o 3º fascia che la stessa Amministrazione di fatto supera ogni qualvolta ritiene i docenti precari della 3º fascia idonei ad insegnare per anni e anni. Vanno pertanto considerati alla stregua dell’Amministrazione scolastica: giuridicamente ed economicamente uguali ai colleghi abilitati, molti dei quali seppur presenti da anni nelle GaE, non lavorano da anni. Nessuna differenza dunque tra docenti, collaboratori scolastici e assistenti. D'altra parte, lo stesso art.97 della Costituzione che l'Avvocatura dello Stato ci eccepisce puntualmente, stabilisce che ‘agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso’ ma aggiunge anche ‘salvo i casi stabiliti dalla legge’. E nei casi stabiliti dalla legge per noi rientrano la D.E. 1999/70 e il 368/01”.

Quali sono allora secondo voi i requisiti per far causa?

“L’unico requisito che i giudici ci chiedono durante le udienze è sempre lo stesso: 36 mesi anche non continuativi a tempo determinato su posto vacante o fino all’avente diritto”.

In attesa della sentenza Ue del 26 novembre, cosa consiglia ai suoi iscritti che ancopra non si sono mossi? E’meglio attendere o è preferibile agire?

“Si può fare sempre ricorso, ma se si hanno le idee chiare in proposito, qualcosa mi dice che sarebbe meglio depositare i ricorsi nelle cancellerie dei tribunali prima del 26 novembre”.

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