Mobilità, ordinanze contro algoritmo valide solo per anno in corso. Uil: far partire operazioni da provincia assegnata dal giudice

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comunicato Uil Scuola – Fare ritornare i docenti che hanno vinto le cause dopo gli errori dell’algoritmo alla sede di partenza: è una sorta di gioco dell’oca.

In questo modo si genera altro contenzioso e il balletto già visto dei docenti nelle classi, in barba ai principi della continuità didattica.

La proposta Uil: far partire la mobilità dalla sede assegnata dal giudice, anche in soprannumero, per evitare danni ai contro interessati.

«… La soluzione intrapresa infatti, pur nella consapevolezza del rischio di non sanare situazioni di palese incongruenza… » è con una frase sibillina che il Miur pensa di chiudere la questione legata ai tanti docenti rimasti intrappolati dagli errori dell’algoritmo che hanno fatto ricorso ai giudici.

Così il ministero  ha deciso che i beneficiari di sentenze non definitive (tutte, diverse migliaia) vanno riportate, nella procedura di mobilità di quest’anno, nella sede contestata, quella definita erroneamente dall’algoritmo dello scorso anno. In questa maniera si dà  esecuzione alle sentenze ma solo parzialmente. Inspiegabilmente, solo per l’anno in corso.

Come a dire, a questo punto, non si può fare altro, attendiamo che le sentenze diventino definitive. E invece no – mettono in chiaro alla Uil Scuola – le ripercussioni negative sul regolare funzionamento delle Istituzioni scolastiche sono dietro l’angolo. Operare con miopia vuol dire non avere una visone politica del problema e  far finta di non vederlo.

Si profila all’orizzonte – denuncia il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – il rifacimento di migliaia di ricorsi che andranno ad intasare le aule dei tribunali, alleggerire le tasche dei docenti e creare problemi in termini e con l’ennesimo balletto dei docenti nelle classi.

Abbiamo chiesto al Miur di rivedere le scelte effettuate,nel merito delle conseguenze e non solo nella forma – aggiunge Turi –  fare chiarezza sulla corretta attuazione dei vari provvedimenti giudiziari, peraltro esecutivi.

Ma il Miur invece di risolvere i problemi semplicemente li rimanda. Nel non voler dare seguito sostanziale alle sentenze, se ne assume la responsabilità. Perché questo modo di procedere – continua Turi – non ha nulla a che vedere con l’accordo sulla mobilità.

A questo punto i docenti beneficiari di sentenze favorevoli dovranno ripartire dalla sede che ha assegnato loro l’algoritmo sbagliato e richiedere nuovamente al giudice di pronunciarsi.

Una sorta di gioco dell’oca per cui, dopo aver affrontato nei mesi scorsi dure battaglie legali anche molto costose, subiranno un altro danno e i giudici dovranno pronunciarsi di nuovo sullo stesso argomento.

La soluzione ci sarebbe – spiegano alla Uil Scuola: far partire la mobilità dalla sede assegnata dal giudice, anche in soprannumero, per evitare danni ai contro interessati.

Questo nella consapevolezza di operare a tutela delle migliaia di persone coinvolte e per garantire agli alunni il loro docente dal primo giorno di scuola.

Confidiamo in un ripensamento da parte dell’amministrazione – sottolinea Turi-  c’è ancora tempo per rimediare e disinnescare gli effetti negativi di tale scelta, senza affidarsi al ruolo di supplenza della magistratura.

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