Insegnanti: malattie professionali, tutela della salute e previdenza. Una interrogazione parlamentare necessaria e urgente

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Alcuni argomenti sembrano essere tabù per coloro che sono chiamati a decidere delle sorti della scuola. Diventa pertanto compito di ciascuno, o per lo meno degli uomini e delle donne di buona volontà, affrontare le macroscopiche storture operate nel sistema scolastico dai decisori di ogni ordine e grado, proponendo altresì immediati ed efficaci correttivi.

A tal fine è stata compilata qui di seguito una bozza d’interrogazione parlamentare per richiamare i problemi della scuola, proporre le relative soluzioni, acquisire il consenso degli interessati, coinvolgere il Parlamento per interrogare il Governo.

Le questioni sollevate nel documento sono tante e importanti: a) le malattie professionali della categoria tuttoggi non riconosciute ufficialmente pur disponendo di dati nazionali; b) l’assenza di fondi ad hoc per attuare la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato prevista dal DL 81/08; c) le riforme previdenziali operate senza tenere in alcun conto lo stato di salute della categoria professionale e molto altro ancora.

Dopo l’apprezzabile proposta di abbattere a 63 anni l’età per la quiescenza degli insegnanti, il Governo deve tuttavia spiegare perché per l’attuazione pretende un ingiusto ed esoso balzello a tutti i docenti (a eccezione della scuola dell’infanzia). Dispone di dati che non sono stati resi noti oppure agisce in base a qualche altra ragione? Chiediamo lumi, rammentando ai decisori che la tutela della salute del lavoratore non può che essere a carico del datore di lavoro.

Si noterà come molti altri punti sollevati nel documento proposto non hanno visto alcuna opposizione sindacale (per esempio la nomina del rappresentante MIUR in seno alla CMV o l’accentramento a Roma per i ricorsi alla CMO di II istanza). L’iniziativa pertanto si propone di riguadagnare il terreno perduto coinvolgendo nuovamente le Parti Sociali che hanno veramente a cuore la categoria professionale più numerosa e bistrattata del pubblico impiego.

A tutti i lettori e agli insegnanti si chiede pertanto di CONDIVIDERE l’articolo sui social network, ADERIRE e FAR ADERIRE i colleghi docenti all’iniziativa con un “Mi piace” sulla pagina www.facebook.com/vittoriolodolo

Interrogazione parlamentare d’iniziativa dei deputati……………

Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al M.I.U.R., al M. della Salute, al M. delle Economia e Finanze, al M. del Lavoro

premesso che

  1. La salute dei lavoratori è un bene prezioso da tutelare per legge (DL 81/08). La sua tutela compete al datore di lavoro e i costi per esercitarla gravano sul medesimo;

  2. La salute di un lavoratore è inversamente proporzionale all’età anagrafica così come all’anzianità di servizio che espone il lavoratore alle malattie professionali della categoria;

  3. Le riforme previdenziali operano direttamente su età anagrafica e anzianità di servizio incidendo inevitabilmente sulla salute del lavoratore;

  4. Nonostante le evidenze di cui sopra, le riforme previdenziali finora attuate non hanno mai preso in considerazione, inspiegabilmente, la variabile “salute”;

  5. Dal 1992 la categoria professionale degli insegnanti ha subito quattro riforme previdenziali “al buio” (cioè senza valutazione della variabile salute) che l’hanno proiettata dalle baby-pensioni ai 66 anni e 7 mesi per la quiescenza;

  6. La medesima categoria non ha mai visto riconosciute le proprie malattie professionali che, secondo gli studi attualmente disponibili in Italia, UK, Francia, Germania, Giappone e altri Paesi, sono prevalentemente di natura psichiatrica, a causa dell’alta usura psicofisica per l’esercizio della professione (helping profession);

  7. L’attività di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) prevista nel DL 81/08 non è stata finanziata con fondi ad hoc e dunque non è stato possibile informare i docenti circa i loro rischi, né formare i Dirigenti Scolastici circa le loro incombenze medico-legali (tutela della salute dei docenti e dell’utenza in primis);

  8. L’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze, pur disponendo da anni dei dati sulla inidoneità degli insegnanti, non li ha mai elaborati, né presentati ufficialmente impedendo di individuare e riconoscere le malattie professionali della categoria e di attuarne la prevenzione. Tale mancanza ha altresì favorito la diffusione dei ben noti stereotipi sugli insegnanti accrescendone il discredito di fronte all’Opinione Pubblica;

  9. L’attuale crescente frequenza di episodi di maltrattamento dei bambini nella scuola dell’infanzia da parte di maestre ultracinquantenni è solo la punta dell’iceberg di un disagio che consegue alle scellerate riforme previdenziali “al buio” di cui sopra;

  10. Gli studi scientifici disponibili (La Medicina del Lavoro N° 5/2004 e N° 3/2009) dimostrano che il disagio professionale dei docenti è parimenti diffuso in tutti i livelli d’insegnamento;

  11. Nonostante il punto di cui sopra, vengono attualmente proposti da più parti interventi “alla cieca” (ancora una volta senza una valutazione della variabile “salute”), “ingiustificati” (poiché non suffragati da dati ufficiali) e “discriminatori” (disuguali tra i diversi livelli d’insegnamento). Il Governo, ammettendo così implicitamente gli evidenti limiti dell’ultima riforma Fornero, propone infatti correttivi quali “Opzione donna” e “Ape”, mentre le Parti Sociali dal canto loro si muovono in ordine sparso proponendo prepensionamenti agevolati solo per alcune categorie professionali (ad es. per insegnanti scuola infanzia e primaria);

  12. Il prepensionamento di cui sopra, a eccezione delle categorie empiricamente selezionate (scuola dell’infanzia), verrebbe proposto dal Governo a fronte di una riduzione del 20% della pensione. L’esoso contributo ingiustamente preteso dal docente che volesse ritirarsi anzitempo non può essere posto a carico dello stesso per due ragioni: a) frutto di errore altrui; b) costo spettante al datore di lavoro in quanto volto a tutelare la salute del lavoratore;

  13. L’art. 28 del richiamato DL 81/08, totalmente disapplicato in quanto non finanziato con fondi ad hoc, prevede specificamente la tutela del lavoratore secondo genere ed età. Poiché le donne rappresentano l’82% del corpo docente, risulta particolarmente penalizzato e dunque discriminato il genere femminile che presenta peraltro un’età media di 50,2 anni: periodo in cui il rischio depressivo risulta quintuplicato rispetto all’età fertile.

  14. Lo spostamento degli Accertamenti Medici nei capoluoghi di Regione, così come l’accentramento nella sola Roma della Commissione di II Istanza per i ricorsi ai provvedimenti medici, rendono assolutamente impervio ed economicamente oneroso, per il lavoratore ammalato, l’esercizio dei propri diritti in materia di tutela della propria salute in virtù delle lunghe trasferte;

  15. Con apposita legge (art. 15 L 128/2013) è stata inopinatamente disposta l’integrazione della Commissione Medica di Verifica con un rappresentante del MIUR designato dall’USR, nonostante lo stesso: a) non possieda competenze mediche; b) non possa venire a conoscenza della diagnosi in quanto datore di lavoro; c) non abbia uno specifico mandato in seno al Collegio Medico;

chiedono di

  • Non operare più in futuro alcuna riforma previdenziale “al buio”, cioè senza prima aver valutato la salute della categoria professionale in esame nonché l’incidenza delle malattie professionali alla luce dell’età anagrafica e dell’anzianità di servizio del lavoratore;

  • Individuare e riconoscere ufficialmente le malattie professionali degli insegnanti processando ed elaborando i dati nazionali dei Collegi Medici di Verifica in possesso dell’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze. I suddetti dati (dati anagrafici, anzianità di servizio, diagnosi, provvedimenti…) dovranno essere comunicati alle Istituzioni interessate e presentati all’Opinione Pubblica con cadenza annuale anche ai sensi della normativa sulla trasparenza degli atti;

  • Apportare i debiti correttivi alle riforme previdenziali effettuate “al buio”, in base a reali indicatori di salute dei lavoratori, anziché cercare di tamponare la situazione con interventi parziali, divisivi e discriminatori (cioè non supportati da dati oggettivi e inequivocabili);

  • Non gravare i lavoratori con iniqui balzelli, a seguito di errori altrui, per restituire loro i diritti spettanti in materia di tutela della salute e previdenza;

  • Allocare fondi ad hoc per finanziare l’attività di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato prevista dall’art. 28 del DL 81/08 e per formare i dirigenti scolastici in materia di tutela della salute dei lavoratori (come peraltro vanamente previsto dall’inapplicato DM 382/98);

  • Riconoscere subito come “discriminazione di genere” la mancata attuazione della prevenzione dello Stress Lavoro Correlato in ambiente scolastico, ove l’82% dei docenti sono donne, per poter così accedere ai fondi allocati per il comma 16 della L 107/2015;

  • Ripristinare gli accertamenti medici presso i Collegi Medici di Verifica provinciali anziché nei capoluoghi regionali e le Commissioni di II Istanza nelle quattro sedi precedenti (Milano, Roma, Napoli, Bari);

  • Revocare l’integrazione della CMV con un rappresentante del MIUR designato dall’USR, ovvero provvedere a nominare un medico in rappresentanza del MIUR che possieda le competenze sanitarie specifiche.

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