Espresso: alternanza scuola-lavoro un flop”. Io ho fatto una bella esperienza. Lettera al direttore

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Carissimo direttore, il suo settimanale L’ESPRESSO titola un articolo “L’alternanza scuola lavoro è un mezzo flop: tra studenti parcheggiati e prof lasciati soli” e attraverso delle interviste svolge questa tesi.
Sarà pur così in tutta Italia, ma io quest’anno ho fatto un’esperienza positiva impegnandomi nelle attività di alternanza scuola e lavoro e le vorrei dire il perchè.

Innanzitutto ho trovato qualcosa di nuovo che mi ha incuriosito da subito e che mi ha portato ad impegnarmi per quanto ne sono stato capace. Ciò che mi ha incuriosito è la sfida che vi è in questa innovazione e che forse è stata capita poco, per questo il mezzo flop che lei denuncia. Alternanza scuola e lavoro non significa aggiungere a quello che si insegna e si studia qualcosa da fare, così che accanto al conoscere vi siano anche delle attività pratiche. Aver ridotto ad un banale fare l’alternanza significa di fatto affossarla, perchè non è questa l’alternanza, la sua sfida va al cuore del compito educativo della scuola. Non giustapporre il fare al sapere, ma viverle in unità, scoprirne il legame e fare esperienza dell’armonia che li comprende insieme, qui sta la bellezza e il fascino dell’avventura che la scuola chiama alternanza. Questo è ciò che ho trovato dentro le attività di alternanza a cui ho partecipato dentro la mia scuola, attività come una mostra su Chernobyl o la coltivazione delle angurie o il progetto del FAI che mi hanno colpito perchè mi hanno fatto scoprire che l’educazione implica nello stesso tempo il sapere e il fare, sviluppa delle capacità come fa crescere delle competenze, tutto questo per una semplice ragione che il sapere e il fare non sono fini a se stessi, ma contribuiscono a maturare l’unità della persona. L’alternanza scuola e lavoro smuove una scuola intellettualistica e dualistica, portando tutti verso una nuova direzione, quella verso cui cammina la scuola reale, la direzione dell’integralità della persona. Per questo sapere e fare, conoscenze e competenze sono in funzione della formazione della persona che è unitaria e cresce per l’armonia delle diverse dimensioni. E’ finita la scuola dualistica, la scuola nuova ha una prospettiva unitaria, tutto contribuisce a formare la persona, che è armonia di sapere e fare, di conoscenze e competenze. Così diventa questa dell’alternanza una avventura affascinante!

In secondo luogo vorrei tranquillizzarla, perchè io non mi sono sentito lasciato solo, o meglio la situazione che si è creata è molto interessante, in quanto non vi sono soluzioni preconfezionate o regole da applicare, ma vi è un lavoro da fare per trovare le risposte più intelligenti ed efficaci a questa urgenza dell’alternanza. Mi sembra interessante che siamo noi che viviamo dentro la scuola, dal dirigente a tutti noi insegnanti, a trovare le strade più percorribili e più efficaci per fare dell’alternanza un’esperienza valida. Finalmente la scuola la si può costruire dal basso, finalmente uno spazio di tentativi e di sperimentazione vera! Lasciamo le cose così, non torniamo alla vecchia scuola che viene fatta dal ministero, ma facciamo in modo che continui questa avventura sperimentale, perchè la scuola vive dei tentativi dei suoi soggetti e di questi si arricchisce. E’ un momento molto interessante, significativo che vi siano tante modalità di fare l’alternanza di quante sono le scuole, è segno di una scuola viva che deve essere difesa a tutti i costi, perchè è scuola quella che risponde alle domande dei suoi studenti e non quella che esegue le direttive del ministero.
Per questo non condivido il suo giudizio sul supposto flop dell’alternanza scuola e lavoro, anzi le dico che questa avventura mi entusiasma, è più completa della vecchia scuola intellettualistica.
Gianni Mereghetti

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