Elemosine per scuole povere: l’atelier del Gattopardo. Lettera

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Antonio Deiara – Ci risiamo! Continua la saga che ho intitolato “Elemosine per scuole povere”, cioè il finanziamento tramite bandi di concorso di iniziative didattiche, cattiva pratica che sta spingendo non pochi dirigenti e docenti delle diverse istituzioni scolastiche a “scannarsi” tra loro, novelli Lazzaro “affamati”, per le briciole che cadono dalla tavola imbandita del ricco Epulone.

Antonio Deiara – Ci risiamo! Continua la saga che ho intitolato “Elemosine per scuole povere”, cioè il finanziamento tramite bandi di concorso di iniziative didattiche, cattiva pratica che sta spingendo non pochi dirigenti e docenti delle diverse istituzioni scolastiche a “scannarsi” tra loro, novelli Lazzaro “affamati”, per le briciole che cadono dalla tavola imbandita del ricco Epulone.

Avviso ai “questuanti”: il Governo deve ancora restituire alla Scuola Pubblica della Repubblica Italiana oltre 6 miliardi di Euro, il 30% dei tagli pluriennali deliberati dall’ultimo Governo Berlusconi! La Legge n. 133/2008, art. 64, c. 9, lo prescrive senza “se” e senza “ma”; eppure due Ministeri latitano, i Sindacati appaiono smemorati, la Casalinga di Voghera sembra più attenta all’ultima edizione dell’ennesimo reality, piuttosto che al futuro dei propri figli.

L’ultima puntata della saga “Elemosine per scuole povere” si intitola “Atelier creativi”, e gode di un finanziamento di “ben” 28 milioni di euro per le oltre 5.500 Scuole d’Italia del primo ciclo. “Una su tre ce la farà”, si potrebbe cantare parafrasando il Gianni nazionale. Avete capito bene: ogni tre scuole, due saranno scartate e una si aggiudicherà un finanziamento massimo di 15.000 euro. Mi permetto di far notare, “si parva cum magnis…”, che la giunta presieduta da Renato Soru, meno di un decennio fa, stanziò 50 milioni di euro per le circa 300 autonomie scolastiche della Regione Sardegna… Non intendo certo buttare il bambino con l’acqua sporca, ma chiamare “Atelier creativi” i vecchi “Laboratori didattici” lascia in bocca il retrogusto di gattopardo. La sedicente scoperta della creatività, invece, fa sorridere i docenti anziani della mia generazione. Suggerisco umilmente ai paladini degli “Atelier creativi”, di rileggere con attenzione il D.M. del 9 febbraio 1979: già trentasette anni or sono, per esempio, la creatività era uno dei quattro pilastri dell’Educazione Musicale, con pari dignità rispetto all’ascolto e analisi, all’uso del codice musicale e alla pratica vocale-strumentale.

In conclusione, contesto sia il metodo di assegnazione che il contenuto dei taumaturgici “Atelier creativi”. Il metodo, in quanto se un’innovazione didattica è valida non può essere riservata alle… prime cento telefonate! Il contenuto, dato che i Laboratori scolastici di musica, arte, giornalismo, teatro, etc. hanno illuminato la didattica degli anni più fecondi della Scuola Pubblica d’Italia. Tra un mese, gattopardescamente, saranno in pochi a vincere, ovviamente con apposito bando, un minuscolo frammento di quel “tesoro” che la Costituzione sancisce come un diritto non negoziabile: l’istruzione di qualità per tutti i cittadini della Repubblica Italiana.

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