Gentile redazione, vorrei venisse fatta una riflessione sul numero sempre crescente, specie nella scuola secondaria di I grado, degli alunni a cui viene diagnosticato un Disturbo Specifico di Apprendimento.
Gentile redazione, vorrei venisse fatta una riflessione sul numero sempre crescente, specie nella scuola secondaria di I grado, degli alunni a cui viene diagnosticato un Disturbo Specifico di Apprendimento. Leggendo le stime pubblicate dal MIUR la media di alunni con diagnosi riconosciuta si attestava fino a cinque anni fa attorno allo 0.9%, una cifra forse fin troppo bassa rispetto al totale della popolazione scolastica e non solo. Studi di settore sulla neuropsichiatria affermano che circa il 3,9% della popolazione italiana ha un Disturbo di apprendimento, che ne sia poi cosciente è altra questione.
Giorni fa mi trovavo in segreteria per prendere visione del Piano Didattico Personalizzato di un alunno e facendo una stima approssimata mi sono imbattuta in questi risultati:
a fronte di 220 alunni circa (cifra arrotondata per eccesso) nella mia scuola secondaria di primo grado ci sono la bellezza di 21 alunni con diagnosi DSA. Il 10%.
Un 10% a fronte di una media nazionale che è poco più di 1/3.
La domanda sorge spontanea: sono i medici a essere troppo "generosi" nell'elargire queste diagnosi, spesso fatte in tempi stretti a causa dell'anno scolastico (guarda caso) in chiusura?
O è forse il caso di invitare il Ministro della Salute Lorenzin a fare gli approfondimenti del caso, visto che sembra trattarsi di una vera e propria "epidemia " che colpisce la popolazione scolastica e solo scolastica?
Ciò che più mi preme sottolineare è che a pagare il prezzo maggiore, fatto di pressappochismo, ignoranza, superficialità e negatività di giudizio, sono proprio loro. Gli alunni con un VERO disturbo specifico di apprendimento.
Cordialmente
Elena Procacci