Concorso a cattedra, bandi a febbraio. Anief: poca qualità, ancora supplentite e tanta confusione

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“Dietro all’euforia per il concorso a cattedra, annunciato oggi per portare in cattedra 63.712 nuovi docenti nel prossimo triennio, ci sono dei punti oscuri che condurranno senza ombra di dubbio verso una riduzione della qualità dell’insegnamento, il mantenimento delle supplentite e ancora maggiore confusione al sistema scolastico”: è questo il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, all’annuncio da parte delle istituzioni dell’imminente pubblicazione del bando della selezione pubblica.

“Dietro all’euforia per il concorso a cattedra, annunciato oggi per portare in cattedra 63.712 nuovi docenti nel prossimo triennio, ci sono dei punti oscuri che condurranno senza ombra di dubbio verso una riduzione della qualità dell’insegnamento, il mantenimento delle supplentite e ancora maggiore confusione al sistema scolastico”: è questo il commento di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, all’annuncio da parte delle istituzioni dell’imminente pubblicazione del bando della selezione pubblica.

“Quelli che verranno pubblicati nella prima decade di febbraio – continua il sindacalista Anief – sono dei bandi che oltre alla stabilizzazione di nuovo personale, non promettono nulla di buono. Perché lasciano immutato e irrisolto il problema dei 100mila docenti precari, iscritti nelle graduatorie d’Istituto, senza prospettive di assunzione a tempo indeterminato. Perché non c’è traccia di provvedimenti risolutivi al problema dell’alta precarizzazione dei docenti di sostegno: quest’anno ne sono stati assunti circa 35mila in deroga all’organico di diritto, costringendo decine di migliaia di alunni disabili di cambiare insegnante o di vederselo assegnato in corso d’opera”.

“Allo stesso modo – dice Pacifico – non viene data una soluzione al problema delle supplenze croniche. Perché oltre la metà dei 55mila docenti rimasti nelle graduatorie ad esaurimento appartengono a quella scuola dell’infanzia che continua ad essere bistrattata: per i maestri degli alunni da 3 a 6 anni, infatti, non sono state realizzate assunzioni con il potenziamento scolastico, la fase C del piano straordinario della Buona scuola. E ne sono state prevista appena 5mila con il prossimo concorso a cattedra. Mentre rimane in alto mare quella riforma, prevista dalla Legge 107/2015, che permetterebbe di far appropriare allo Stato un ‘pezzo’ di scuola oggi delegato in gran parte alle istituzioni locali e private. Con tutti questi docenti della scuola dell’infanzia rimasti bloccati, anzi ‘congelati’, come si fa a dire che nei prossimi tre anni sparirà il precariato nella scuola?”.

Il giovane sindacato, inoltre, prevede l’avvio di un alto numero di ricorsi per l’immotivata esclusione di troppi candidati dal concorso per nuovi docenti: rimangono fuori i giovani laureati, contravvenendo alle sentenze definitive di Tar e Consiglio di Stato Consiglio di Stato, che come ha detto sempre l’Anief sostenevano esattamente il contrario; come non trovano spazio i precari con 36 mesi di servizio svolto, a dispetto delle posizioni della Corte di Giustizia europea sull’abuso di precariato; come vengono ancora illegittimamente lasciati fuori migliaia di docenti di ruolo che hanno invece pieno diritto a concorrere per un posto diverso da quello che ricoprono oggi.

Anief ritiene poi che per superare questa piaga tutta italiana, del ricorso reiterato alle supplenze, amministrazione scolastica e governo hanno perso l’ennesima occasione: perché non sono stati trasformate in cattedre annuali sino al 30 agosto dell’anno successivo tutte quelle oggi assegnate limitatamente al 30 giugno, seppure si trattasse di posti vacanti? Sarebbe bastato, per quantificarne il numero, che il Miur avesse chiesto ai dirigenti quali supplenze avessero conferito per normali sostituzioni. E quali invece, per il sindacato sono almeno 50mila, risultano posti effettivamente liberi su cui poter immettere in ruolo.

Le questioni irrisolte, e che rimarranno tali anche dopo il concorso a cattedra in arrivo, riguardano poi anche le cervellotiche procedure di mobilità introdotte con la Legge 107/15: dopo aver girovagato per due mesi nelle scuole alla ricerca di improbabili progetti, ancora da approvare attraverso il Pof triennale varato solo in questi giorni, i 48mila neo-assunti con la Buona Scuola dovranno anche passare, nella prossima estate, nella chiamata diretta da parte dei presidi: preludio, quindi, di un cambiamento di sede.

“Riteniamo poi davvero deficitario il rinnovo delle classi di concorso – riprende Pacifico – perché il loro accorpamento non porterà benefici alla qualità didattica. Anzi, la peggiorerà. Basti pensare che in poco più di un mese, tantissimi candidati alla selezione, saranno costretti a confrontarsi e a studiare programmi che non hanno mai affrontato, se non marginalmente, in cinque anni di università. E poi, a cosa è servito aver avviato dei corsi abilitanti per quasi 100mila docenti negli ultimi tre anni – tra Tfa, Pas, Scienze della formazione primaria e all’estero – secondo le vecchie regole, se ora si costringono questi stessi docenti a confrontarsi con altri contenuti disciplinari finalizzati ad insegnare altre discipline rispetto alle quali si sono formati?”.

Viene infine da chiedersi per quale motivo si continua a dire che i dirigenti scolastici necessitano di formazione professionale adeguata, per poi sistematicamente lasciarli soli a gestire gli istituti. Con problematiche e complessità ancora più lievitate con la scuola dell’autonomia. Lo sa bene il sindacato, che proprio per i dirigenti scolastici ha organizzato e continuerà ad organizzare corsi formativi di primo livello, in collaborazione con Eurosofia.

 

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